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lettere rubate

Nessuno sa a che cosa servano i sogni, ma nessuno resiste alla tentazione di raccontarli

Annalena Benini

In "L'ombelico del sogno", lo psicoanalista Vittorio Lingiardi spiega il fenomeno onirico con una profondità e una semplicità che davvero illudono di essere più vicini a capire noi stessi, anche tutto quello che non sappiamo e non sapremo mai

Il poeta inglese Coleridge diceva che quando siamo svegli sono le immagini a ispirare sentimenti, ma quando dormiamo sono i sentimenti a ispirare leimmagini. Se una tigre entra in una stanza e siamo svegli, abbiamo paura; ma se abbiamo paura e stiamo dormendo, la tigre entra nel sogno.
Vittorio Lingiardi, “L’ombelico del sogno - un viaggio onirico” (Einaudi)


Sono sempre stata lontana dai sogni, forse per paura travestita da noia, sicuramente perché mi spaventa il fatto che non ci sia niente di dimostrabile. Chi è quel cavallo alato? Sono io, è mia madre, sono i miei desideri? Perché ho sognato un cavallo alato e non uno scolapasta? Ci sono così tante domande, e poi passano i minuti e il sogno si sfarina, si dissolve, oppure chissà che succede alla memoria che invece aggiunge dettagli che non c’erano. Per la prima volta, con questo libro dello psicoanalista Vittorio Lingiardi, mi è sembrato di capire qualcosa di bello, di misterioso e di benefico, come l’opportunità di prenderci cura di qualcosa che ci riguarda davvero intimamente, anche se è inafferrabile, anche se è soggettivo, anche se c’è tutta quell’acqua che mi fa tanta paura perché non voglio annegare.  E’ un libro diviso in tre sezioni, e ogni sezione esplora un mondo segreto (incrociando scrittori, registi, poeti, psicoanalisti): divinità, inconscio e cervello. E’ un viaggio molto emozionante, perché pieno di riferimenti che illuminano la strada ma è soprattutto pieno di umanità.

“Ho avuto pazienti che, seduta dopo seduta, hanno scoperto nei sogni il trauma sepolto nella loro infanzia; e pazienti che, dopo aver sognato per anni scheletri e città vuote, hanno iniziato a sognare alberi, gatti e bambini. Ho avuto pazienti che in sogno hanno perdonato o hanno divorziato, una donna che ha fatto l’amore come mai le era capitato prima, un adolescente che ha guidato un aeroplano, lui che nemmeno sapeva andare in bicicletta. Ho conosciuto un bambino che non voleva dormire perché aveva paura dei sogni”. E’ lo studio di una persona che ha a cuore i sogni degli altri, e dunque le vite. La libertà del sogno non è mai priva di conseguenze, anche se la grande Patrizia Cavalli ci entrava dentro a testa alta, come in tutte le cose: “Basta, | scivolo nel sonno, qui comincia | il mio libero arbitrio”. E Marina Cvetaeva: “Vado a letto come a teatro: | per vedere sogni”. Ma sono i nostri sentimenti, i nostri ricordi, incontri, paura, a ispirare i nostri sogni. Lingiardi lo spiega con una profondità e una semplicità che davvero illudono di essere più vicini a capire noi stessi, anche tutto quello che non sappiamo e non sapremo mai. E poi la grande verità in cui tutti inciampiamo prima o poi: nessuno sa davvero a che cosa servano i sogni, ma nessuno resiste alla tentazione di raccontarli. Soprattutto a lui, dopo questo libro affascinante.

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  • Annalena Benini
  • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.