La scrittrice americana Patricia Highsmith (foto Hulton Archive/Getty Images) 

lettere rubate

Il Natale di Patricia Highsmith e la sua ricetta per la felicità. Donne e brandy

Annalena Benini

25 dicembre 1942
Bella giornata: un Natale in cui mi sono sentita molto adulta, avendo fatto tanti regali quanti ne ho ricevuti, forse anche di più. Ho ricevuto colori a olio da Stanley, una tazza e un piattino. Un grande posacenere. Alcool (brandy) da Marjorie. Una bottiglia di gin. Abbiamo bevuto zabaione e mangiato torta alla frutta. (…) Ora è così tardi e mi sento come se stessi cominciando a vivere da umana. C’è tanto da fare e un percorso preciso da seguire: come un potente treno su un binario. Sono felicissima. 

Patricia Highsmith, “Diari e taccuini 1941-1995” (La nave di Teseo)

  
A tre anni Patricia Highsmith, regina del noir americano, sapeva già leggere e a nove i suoi scrittori preferiti erano Dickens, Dostoevskij e Conan Doyle. Leggeva il manuale di anatomia di sua madre e un grosso compendio di studi scientifici sui comportamenti umani anormali. “Non mi viene in mente niente di più adatto a mettere in moto l’immaginazione e i suoi poteri creativi del fatto che chiunque ti passi accanto sul marciapiede possa essere un sadico, un ladro compulsivo o perfino un assassino”. Patricia Highsmith non ha mai autorizzato la sua biografia perché nel 1941, a vent’anni, ha iniziato a scriversela da sé nei diari e nei taccuini (i diari per le esperienze personali, l’amore soprattutto se infelice, i taccuini per le riflessioni sulla scrittura). Cinquantasei quaderni nascosti nel retro del suo armadio per la biancheria: diciotto diari e trentotto taccuini. Tutta la sua vita già quasi pronta per essere pubblicata. “I profumi delle donne finiranno per portarmi alla follia. Il mio cuore batte selvaggiamente quando sento l’odore della stenografa con la tazza di caffè che mi siede di fronte in caffetteria. La mia testa gira per le strade e una terribile forza mi trascina verso la pupa baldanzosa, la sgraziata vedova borghese, le nere levigate e flessuose. Qualunque cosa! Chiunque!”.  Il suo primo romanzo, Sconosciuti in treno, uscì nel 1950, Il talento di Mr Ripley è di pochi anni dopo, scritto in sei mesi con le parole che cadono sulla carta come chiodi e non c’è un solo giorno passato senza scrivere, senza bere, senza pensare a una donna. Ed ecco la ricetta per la felicità di Patricia Highsmith, a 35 anni: “Ti senti uno schifo? Depressa? Un fallimento? Come se quello che stai facendo in questo momento fosse inutile? Decidi di essere felice. Divertiti a sentirti sudata e lurida in un paio di jeans che dovresti spedire in lavanderia. Dimentica il tuo conto in banca e la tua mancanza di reddito. Possibilmente fatti un Martini. Ma solo uno. Goditi quella sigaretta. E quel rimasuglio freddo di caffè. Trai un vero sollievo dal correggere meticolosamente un errore di ortografia in un manoscritto che non venderà nulla”.  Ma poi, soprattutto: “Finché esistono belle donne,  chi può essere veramente depresso?”.
 

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  • Annalena Benini
  • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.