Una scena di "The Reader"

Il manifesto del libero lettore

Annalena Benini

Appello al piacere, al gusto e al capriccio nel leggere romanzi 

Ti prego, lettore: per quanto possa esasperarti il protagonista di questo libro, col suo cuore tenero, la sua sensibilità morbosa, la sua infinita circospezione, non saltare queste pagine essenziali!Prova a immaginarmi; se tu non mi immagini, io non esisterò.

      

Humbert in “Lolita” di Nabokov


  

Non c’è immaginazione senza immedesimazione, e allora chi ha amato “Lolita” di Nabokov ha sentito almeno un po’ della depravazione di Humbert, si è infilato nei suoi pensieri e nello sguardo lubrico che incollava addosso a quella ragazzina. Noi lettori godiamo di questa eccitante libertà: possiamo provare emozioni perverse e indicibili, possiamo piangere, ridere, tradire, buttarci sulle rotaie mentre sta arrivando un treno, godere della rovina estetica della donna che abbiamo amato, essere vigliacchi come Don Abbondio, vivere quello che non vivremo mai o che non avremo mai il coraggio di raccontare. È un potere immenso, che dà le vertigini e accompagna la vita di un lettore appassionato come un “meraviglioso giocattolo”: la definizione di Nabokov dei capolavori letterari. Giocattoli che non ci rendono migliori, più saggi, più giusti, ma di certo più vivi.

 

Alessandro Piperno, scrittore e professore di Letteratura, ha scritto una dichiarazione d’amore libero, scanzonato e vizioso ai romanzi, anche a quelli che da ragazzi non abbiamo capito e invece adesso ci parlano così chiaramente. Il manifesto del libero lettore. Otto scrittori di cui non so fare a meno ci libera dal senso di colpa di avere abbandonato un libro importante a pagina trenta. Siamo lettori, abbiamo solo diritti e solo piaceri, vogliamo perderci ed essere trascinati altrove, senza perbenismo e senza obblighi morali. Certo è utile comprendere la qualità di un libro, scrive Piperno nella prefazione al Manifesto, e probabilmente l’unico vero criterio è il tempo, la capacità che un romanzo ha di sopravvivere, di lasciare tracce. Piperno racconta otto punti di vista su otto scrittori indispensabili, ma senza la pretesa di esaurire il conto o di stabilire un canone. Tolstoj, Flaubert, Stendahl, Jane Austen, Dickens, Svevo, Nabokov, Proust.

 

Ecco l’entrata in scena trionfale di Anna Karenina, con il piglio leggero di un film di Nora Ephron ma con quell’aura profetica che la rende drammatica: quanto ammiriamo, anzi amiamo la sfolgorante Anna, quanto vorremmo dirle di non alzare i suoi meravigliosi occhi grigi su Vronskij, e invece da molte pagine aspettiamo proprio quell’incontro, quell’esplosione di vitalità e di tragedia, e trepidiamo anche per lui che scende dal treno evitando di guardarla a lungo, come si fa con il sole. Tutti amano Anna Karenina, il mondo invece si divide fra chi disprezza e chi adora Emma Bovary. Io, ad esempio, la adoro. Per quanto è ambigua, frivola, volubile, forte e incredibilmente libera, così poco lineare. Ma George Steiner ha stabilito la superiorità di Anna e Piperno la conferma: “La superiorità di Tolstoj si esprime in una visione che trascende l’arte fin quasi a negarla”, mentre per Flaubert non c’è niente oltre l’arte, è la sua sola risposta.

 

È per questo che Tolstoj è un artista migliore. Però Flaubert non si innalza mai al di sopra dei suoi personaggi, offre a Emma le parti peggiori di sé, e per questo ha cambiato per sempre la narrativa, spostando il punto di vista. Ecco un altro criterio fondamentale: un romanzo è davvero un classico se ha compiuto una rivoluzione tecnica. Piperno offre non soltanto il piacere del lettore, ma anche quello dello svelamento di segreti, trucchi e risentimenti. Racconta di Dickens, che fa di tutto per sdegnarci e farci tremare di orrore e paura, ma tutto in lui esprime gioia e gusto per la vita. E di Svevo, il cui malumore assomiglia proprio a quello di Zeno Cosini, il personaggio attraverso il quale lo scrittore si prende la sua vendetta sulla vita.

  

Ci sono cose che comprendiamo, da lettori dilettanti, senza conoscerle davvero: Piperno ci offre tutta la commozione della prosa di Proust, dei suoi tempi verbali, e la crudeltà con cui usa il presente indicativo, per rivelarci lo strazio della fine di un mondo. Ma poiché questa è una dichiarazione d’amore e di divertimento, scritta con amore e con divertimento, alla fine di questo libro troverete anche tutte le biografie dei personaggi citati, compreso David Copperfield, Charles Bovary, Daisy del Grande Gatsby, la ragazza irresistibile che di sé dice: “Sono stata ovunque, ho visto tutto e ho fatto di tutto – Dio mio, come sono sofisticata!”.

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  • Annalena Benini
  • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.