Zanda ci critica sulle parole quirinalizie. Risposta con appunti sul domani

Al direttore - Ho molto rispetto e amicizia per Giuliano Ferrara, ma questa volta sono proprio in totale disaccordo con lui. Nemmeno a me piacciono i risultati del 4 marzo e anch’io considero un grave danno che nessuna forza politica e nessuno schieramento votato dai cittadini abbia raggiunto il 51 per cento. Anche a me il nascituro governo Conte non piace per nulla e penso che potrebbe diventare rischioso per l’Italia. Ma trovo molto ingiusto che, invece di dare atto al presidente della Repubblica della correttezza costituzionale con cui ha gestito la crisi più difficile del Dopoguerra, lo si contesti con un impeto la cui violenza sa più di umore che di ragione. Qualcuno avrebbe potuto preferire tornare a votare piuttosto che vedere nascere il governo Conte. Ma, davanti al formarsi di una maggioranza parlamentare e in assenza di alternative, il presidente della Repubblica ha il dovere di rispettarla. Se non lo facesse la sua sarebbe una violazione del dettato costituzionale.Cordiali saluti.

Luigi Zanda

 

Caro Zanda, abbiamo anche noi massimo rispetto per il presidente della Repubblica, e più in generale per il ruolo delicato che in un paese ingovernabile come il nostro dovrebbe avere l’unica istituzione deputata per contratto a tutelare sia la Costituzione sia l’interesse nazionale. E proprio perché siamo rispettosi, oserei devoti, dinnanzi alla funzione cruciale che ha il Quirinale ci permettiamo di ricordare con amore che dal 4 marzo a oggi la presidenza della Repubblica è semplicemente scomparsa. E’ la ragione e non l’umore che parla perché solo chi sceglie di non vedere quello che è successo negli ultimi tre mesi in Italia può negare quello che raccontiamo da giorni sul Foglio. La presidenza della Repubblica ha scelto in buona misura di abdicare al suo ruolo in tutti quei passaggi in cui ha consentito ai due vincitori del 4 marzo di passare come una ruspa sulla nostra democrazia rappresentativa. Le sembra normale che la presidenza della Repubblica abbia accettato di far annunciare il prossimo presidente del Consiglio non al capo dello stato ma ai due segretari di partito? Le sembra normale che la presidenza della Repubblica abbia accettato di assecondare la doppia carnevalata di Lega e M5s di far votare ai propri simpatizzanti un contratto di governo non approvato dalla presidenza della Repubblica senza far notare neppure un istante che l’Italia è una democrazia rappresentativa in cui il presidente del Consiglio è nominato dal capo dello stato e in cui ad avere la delega per approvare un programma di governo sono gli eletti e non gli elettori? E le sembra normale che il capo dello stato – come è successo tra lunedì e mercoledì – possa essere nella condizione di non avere margini per rimettere in discussione il nome di un candidato premier che per Costituzione dovrebbe essere lui a nominare? Ci sarebbero tanti altri elementi di riflessione che le vorremmo sottoporre ma lo spazio è poco e ci limitiamo solo a segnalarle altri due problemi che si delineano all’orizzonte. Problema numero uno: che si fa se per paura di non provocare gli elettori dei due partiti antisistema si accetta di mettere al ministero dell’Economia un nemico dell’Europa? Problema numero due: che si fa se per paura di non provocare gli elettori dei partiti antisistema si accetta di non dire nulla di fronte a un qualche ministro della Repubblica che dopo aver giurato “di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell’interesse esclusivo della nazione” potrebbe non stralciare il contratto anticostituzionale firmato con il capo di una srl privata che lo vincola ad agire in Parlamento con vincolo di mandato e in violazione dell’articolo 67 della Costituzione? Il Quirinale è il luogo più importante del nostro paese e noi lo amiamo alla follia. Ma quando un amore è vero se qualcuno sbaglia è da incoscienti far finta di nulla e difendere un’istituzione cruciale come se fossimo tutti degli avvocati d’ufficio. I diktat al Quirinale, come ha detto giustamente ieri Mattarella, sono inammissibili. Ma se si è arrivati al punto di considerarli ammissibili forse qualche domanda sarebbe giusto farsela. Un caro saluto e grazie.

 


 

Al direttore - Il governo Conte si impegnerà molto nella semplificazione amministrativa. La prima misura consisterà nell’abolizione dell’obbligo di presentare un curriculum vitae per poter accedere a uffici e incarichi pubblici.

Giuliano Cazzola

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