Ragioni per non costruire, contro gli sfascisti, un'opposizione sfascista

Al direttore - Comodo che due firmano il contratto e poi lavora il terzo.

Giuseppe De Filippi

 


 

Al direttore - Ogni punto in più di spread sarà un giorno in meno di (s)governo giallo-verde.

Giuliano Cazzola

 

Gli anti sfascisti però non dovrebbero augurarsi che l’Italia finisca alla sfascio, no?

 


 

Al direttore - “Appartengo alla minoranza silenziosa. Sono di quei pochi che non hanno più nulla da dire e aspettano. Che cosa? Che tutto si chiarisca? E’ improbabile. L’età mi ha ha portato la certezza che niente si può chiarire: in questo paese che amo non esiste semplicemente la verità. Paesi molto più piccoli e importanti del nostro hanno una loro unica verità, noi ne abbiamo infinite versioni. Le cause? Lascio agli storici, ai sociologi, agli psicanalisti, alle tavole rotonde il compito di indicarci le cause, io ne subisco gli effetti. E con me pochi altri, perché quasi tutti hanno una soluzione da proporci: la loro verità, cioè qualcosa che non contrasti i loro interessi. Alla tavola rotonda bisognerebbe invitare anche uno storico dell’arte per fargli dire quale influenza può avere avuto il barocco nella nostra psicologia. In Italia infatti la linea più breve tra due punti è l’arabesco. Viviamo in una rete di arabeschi”. Così scriveva Ennio Flaiano quarantasei anni fa (Corriere della Sera, settembre 1972). Allora c’era la Prima Repubblica che celebrava i suoi effimeri trionfi. Oggi che la Seconda Repubblica è di fatto già alle nostre spalle, le parole del grande pescarese non sono forse, come si suol dire, di bruciante attualità? Basta dare un’occhiata alla cronaca di questi giorni sul “contratto di governo” tra Lega e Cinque stelle per constatare che l’antico vizio nazionale (oggi veicolato anzitutto dal web) di raggirare l’opinione pubblica non è stato affatto scalfito. Al di là della becera volgarità che contraddistingue il dibattito politico, lo scopo è quello di ottenere il massimo successo scoraggiando ogni forma di pensiero critico. Lo affermo con una punta di tristezza, ma ciò vale anche per il Pd. Chi è atteso da una lunga traversata nel deserto dovrebbe riempire le bisacce di acqua fresca, invece di stappare bottiglie di champagne per lo scampato pericolo di elezioni anticipate. In un’intervista al Monde di alcuni anni fa, Jacques Delors disse: “Da Mendès-France ho imparato una grande lezione: è meglio perdere un’elezione che perdere l’anima. Un’elezione si può rivincere dopo cinque anni, che vuole che sia? Ma se si perde la bussola, o si perde l’anima, per ritrovarle ci vogliono generazioni”. Ecco, ove a Largo del Nazareno si continuasse a parlare di tutto fuorché di come ricostruire il proprio profilo riformista facendo tesoro degli errori del passato, il rischio di perdere non solo l’anima, ma anche il corpo, sarebbe elevatissimo.

Michele Magno

 


 

Al direttore - A proposito della flessibilità della Bce e del prevedibile comportamento del successore di Mario Draghi, occorre sempre avere presente che l’unico mandato che ha l’Istituto, fissato dal Trattato Ue, è il mantenimento della stabilità dei prezzi, intesa, secondo la proposta della stessa Banca, come il conseguimento di un’inflazione “intorno, ma sotto il 2 per cento”. Il “prius” non è il sostegno alla crescita dell’Eurozona, bensì il raggiungimento del suddetto target. Solo una volta conseguito tale obiettivo, allora, secondo il Trattato, scatta il sostegno alle politiche economiche dell’area, a differenza di quanto prescritto per la Fed per la quale l’obiettivo di inflazione e quello della crescita e dell’occupazione vanno perseguiti congiuntamente. L’obiettivo potrebbe anche essere cambiato; potrebbe probabilmente salire oltre il 2 per cento, ma poi dovrebbe essere comunque osservato. Le previsioni ci dicono che il target potrebbe essere conseguito solo verso la fine del prossimo anno, dunque allorché scadrà l’incarico di Draghi. Si vedrà, allora, come il successore imposterà le proprie strategie che però sono sempre il frutto del Consiglio direttivo, il quale farà bene anche a rivedere, se non lo avrà fatto nel frattempo esercitando un potere-dovere fissato dalla vigente normativa, le linee in materia di Vigilanza bancaria unica tenute dal Supervisory Board che stanno suscitando da tempo diffuse critiche. Con i più cordiali saluti.

Angelo De Mattia

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