Luigi Di Maio (foto LaPresse)

La compatibilità naturale tra 5 stelle e Pd è un falso quotidiano

Chi ha scritto al direttore, Claudio Cerasa

Al direttore - La notizia è passata sottotraccia ma avrebbe meritato ben altra attenzione, soprattutto alla luce di certe proposte elettorali che ci è toccato sentire. La notizia è questa: secondo i dati Eurostat 2017, con il 26,5 per cento contro una media di quasi il 40 per cento l’Italia è penultima in Europa (dopo di noi solo la Turchia) per numero di laureati. A voler vedere il bicchiere mezzo pieno, dieci anni fa eravamo messi peggio, con un misero 18,6 per cento. Ma c’è poco da consolarsi. E molto, invece, su cui riflettere. A partire dalle fallimentari politiche di sostegno allo studio che, di nuovo, parlano di 7 miliardi l’anno investiti dall’Italia contro i 24 della Francia e i 30 della Germania. Col risultato che in mancanza di fondi aumentano le tasse universitarie. Il che, a sua volta, di certo non appare un elemento, come dire, particolarmente sexy agli occhi di chi abbia voglia di proseguire gli studi. E forse non è un caso se più della metà di chi esce dalle superiori continua a non iscriversi all’università. Sarà anche per questo che c’è stato chi, durante la recente campagna elettorale, ha pensato bene di affrontare il problema proponendo di abolirle proprio, le tasse universitarie. O meglio di caricarle sulla fiscalità generale. Così da garantire anche a chi non se lo può permettere il sacrosanto diritto allo studio. Ora, a parte il non banale dettaglio che la Costituzione più bella del mondo dice, all’art. 34, che “I capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi” – leggasi: “I capaci e i meritevoli”, ergo non tutti – ciò che stupisce di questa come di altre proposte è la miopia di chi mette sullo stesso piano problemi diversi che nulla hanno a che vedere l’uno con l’altro. E le cui soluzioni, se per disgrazia trovassero una qualche attuazione, sarebbero la classica toppa che peggiora il buco. Come ampiamente hanno dimostrato e dimostrano le storie di quei paesi dove il verbo dell’uomo di Treviri, in tutte le salse e declinazioni possibili, ha attecchito. L’università si migliora con più investimenti, non con misure di tardo-collettivismo pauperistico che inevitabilmente finirebbero solo per fare i ricchi un po’ meno ricchi, i poveri tali e quali, e le università più scandenti di prima. Se poi gli investimenti debbano essere per forza statali, o non piuttosto (o non anche) privati, questa è un’altra questione su cui varrebbe la pena discutere.

Luca Del Pozzo

 

Al direttore - I temi che hanno permesso ai due partiti più votati – il M5s e la Lega – di conquistare grandi consensi, dall’abolizione della legge Fornero al superamento del Jobs Act, sono gli stessi per i quali la Cgil si batte da anni. E’ quanto continuano a ribadire (e un po’ a rivendicare) i dirigenti della Confederazione di Corso d’Italia. Non si rendono conto che potrebbero essere accusati di “concorso esterno in associazione populista’’.

Giuliano Cazzola

 

Vedo in giro molti osservatori impegnati a dimostrare che sui valori fondamentali, sui princìpi non negoziabili, la distanza che esiste tra il Movimento 5 stelle e il Pd è irrilevante e che in fondo tra i grillini e i democratici c’è una compatibilità oggettiva, chiara, trasparente, lineare. Nessuno lo ricorda con la forza che sarebbe necessaria. Ma verrebbe la pena ricordare a questi simpatici burloni che quando hai idee opposte sulla giustizia, sull’Europa, sull’euro, sulla globalizzazione, sulle pensioni, sul lavoro, sulla flessibilità, sui trattati europei, sul ruolo dello stato nel mercato, persino sulla democrazia o rinneghi le tue idee o accetti che le tue idee siano compatibili soltanto con coloro con cui hai sempre negato di essere compatibile. Per un grillino, dire che Di Maio e Salvini non siano compatibili è solo un modo per tapparsi gli occhi di fronte allo specchio. E’ solo un modo per negare l’evidenza. E’ solo un modo per affermare, con la faccia tosta, un grande e spassoso falso quotidiano. Di Maio e Salvini devono provare a fare un governo non solo perché sono i vincitori (parziali) del 4 marzo ma anche perché sui valori e i princìpi non negoziabili hanno le stesse idee. Goebbels diceva che ripetendo una bugia cento, mille, un milione di volte quella bugia diventerà verità. E sul rapporto tra Movimento 5 stelle e Pd i dottor Gribbels è da un po’ che iniziano a spopolare.

 

Al direttore - Caro Cerasa, leggo il bel pezzo di Salvatore Merlo questa mattina. Più che ad assomigliare a Elton John (paragone infelice), l’ex Cavaliere di Arcore dovrebbe essere avvicinato, per capirlo veramente, all’indimenticabile personaggio di Henry James “Ritratto di Signora”, Gilbert Osmond. Con stima.

Sandro Bondi

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