Il trionfo delle icone dell'antimafia

Al direttore - Sembra che il Tonino del Terzo millennio abbia il vizio dei piccioli. Proprio come quello del Secondo millennio. Sembra.

Frank Cimini

 

Le famose icone dell’antimafia, no?

  


 

Al direttore - E’ molto ben rappresentata, nell’articolo dal titolo “Corte papale”, la condizione dei “cortigiani” che dimostrano, nell’emblematica vicenda della lettura della nota lettera del Papa emerito a Francesco, come lo zelo eccessivo possa trasformarsi in un danno per colui che si vorrebbe giustamente difendere, ma anche generalizzato, per le discussioni e le polemiche che sono seguite a questo episodio e che coinvolgono molti altri. Soprattutto quando di una difesa non vi è proprio il bisogno. Credo, però, che ormai, come dimostra anche l’effetto postelettorale “band wagon”, stia crescendo significativamente il numero di coloro che non seguono il monito di Talleyrand “surtout pas trop de zèle”, non solo in Vaticano. Non è esente anche la professione giornalistica. In un libro pubblicato in questi giorni, opera di un noto giornalista, si scrive, tra l’altro, integrando una sorta di agiografia, che non appena Mario Draghi assunse, nel 2006, la carica di governatore della Banca d’Italia, respinse l’Opa Unipol sulla Bnl, rigettando la richiesta della necessaria autorizzazione. In effetti, se Draghi avesse preso quella decisione sarebbe stato a ragione criticabile per conflitto di interesse. L’allora governatore, poiché proveniva dalla Goldman Sachs dove aveva seguito personalmente la banca spagnola Bbva che si era, anche essa, impegnata nella contesa per l’acquisizione della Bnl, non appena insediato, correttamente stilò un atto formale di astensione su tutti gli aspetti riguardanti l’intera vicenda. Le decisioni, che comunque riguardavano nel caso specifico una richiesta già oggetto di una sorta di sospensiva di fatto, furono allora assunte dal direttore generale, senza alcun coinvolgimento del governatore. Anche lodare, insomma, richiede spesso conoscenza e oggettività perché non si traduca paradossalmente in un danno. Con i più cordiali saluti.

Angelo De Mattia

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