La prossima bufera si chiama Emma

Al direttore - I meteorologi hanno chiamato Emma la prossima bufera atlantica. Si può essere +stronzi?

Giuseppe De Filippi

  

Effettivamente, il clima da larghe intese in campagna elettorale non si sente granché.

 


 

Al direttore - Siamo Gaia, Camilla, Agnese, Arianna e Tobia e lavoriamo nel reparto editoriale della LuxVide. Abbiamo tra i 20 e i 25 anni: non siamo nel mondo del lavoro da molto tempo, ci siamo appena lasciati alle spalle l’università (insieme ai risparmi dei nostri genitori) e ci stiamo approcciando a questo universo fatto di tappeti rossi e Oscar. Tutti noi abbiamo fin da piccoli coltivato il sogno hollywoodiano, siamo stati educati a una serialità internazionale, con la speranza che, un giorno, il nostro nome compaia sul grande schermo (precisamente tra Steven Spielberg e Shonda Rhymes). Stiamo percorrendo i primi passi in direzione del nostro sogno, accompagnati da professionisti che ogni giorno condividono con noi idee ed esperienze, permettendoci di toccare con mano cosa significhi essere dei “creativi”. L’articolo di Andrea Minuz nel numero di sabato 24 febbraio ci ha colpito molto. Siamo d’accordo sull’“immobilismo narrativo” presente nel nostro paese, però pensiamo che l’analisi tralasci una parte importante del nostro lavoro. Rinnovare non è un compito facile: come detto da voi, non capita raramente che un cambiamento anche minimo – come quello della sigla della nuova stagione di Don Matteo – generi così tanta polemica sui social. Ci stiamo impegnando per combattere questo immobilismo e creare qualcosa che parli veramente al pubblico. Sia quello affezionato ad una serialità familiare, a cui piace essere rassicurato da ciò che conosce, sia quello più esigente, cresciuto a pane e binge watching. E proprio qui entriamo in gioco noi, le nuove leve. Noi, che ci riconosciamo in questo nuovo pubblico, noi che rimaniamo alzati la notte per divorarci serie tv e che ora abbiamo la possibilità di scriverle. Il nostro obiettivo? Creare serie che anche noi guarderemmo. Togliere quella patina di stanchezza a una serialità superata, svecchiando le nuove serie con occhi allenati ad un prodotto più curato, a tutti i livelli, per creare uno stile più dinamico e ritmato. Un prodotto che possa tranquillamente competere nel mercato europeo e globale (in cui le serie americane prese spesso a riferimento sono solo una ristretta percentuale di una vastissima produzione che offre una qualità mediamente più bassa di quanto si possa pensare). Vogliamo raccontare storie che parlano alle persone di oggi di problemi di oggi. E per farlo sappiamo che è importante conoscere il pubblico cui si parla, cercando di comprendere le sue esigenze e di fornire possibili chiavi d’interpretazione rispetto alla situazione generale del paese e del mondo. E il mondo in cui viviamo si muove a una velocità tale da far quasi paura. Noi lo sappiamo bene. E per questo motivo abbiamo bisogno di essere rassicurati da personaggi che sanno muoversi con destrezza in questa realtà caotica. In un paese senza punti fermi riteniamo sia normale che nasca il bisogno di trovare nuove figure di riferimento, nuovi eroi: è comprensibile che i prodotti in circolazione puntino a presentare personaggi senza macchia, i cosiddetti “santini”. Ma noi vogliamo fare un passo in più: non creare né santini (rassicuranti ma poco credibili) né gli eroi maledetti che adesso vanno tanto di moda ma che alla fine lasciano il tempo che trovano. Quello di cui noi crediamo ci sia bisogno (e a cui aspiriamo), è far vivere personaggi che non siano o bianchi o neri, ma complessi e sfaccettati, caratterizzati da forti conflitti interiori e messi continuamente davanti a scelte che li costringano a mettersi in gioco. In Lux uno dei primi progetti su cui ci siamo trovati a lavorare è la seconda stagione de “I Medici-Masters of Florence”. Abbiamo contribuito a creare la figura di Lorenzo il Magnifico, il protagonista: un ragazzo che ha la nostra età, che impara ad assumersi le sue responsabilità all’interno della società in cui vive ed arriva persino a guidarla. Un eroe sì ma, vedrete, di certo non un “santino”. Secondo noi, personaggi di questo tipo potrebbero portare una ventata di cambiamento nella fiction italiana. E magari ci permetteranno anche di mettere un primo mattoncino verso la costruzione del mondo a cui vogliamo appartenere. E chi lo sa… un giorno forse saranno loro, i nostri personaggi, i responsabili delle notti in bianco passate davanti alle serie tv. Caro Direttore, ci permetta la libertà di invitare lei e il dottor Minuz a passare a trovarci in Lux: potremmo mostrarvi il modo in cui lavoriamo, e la passione che mettiamo per cambiare le cose. Grazie per l’attenzione e a presto.

Agnese, Arianna, Camilla, Gaia, Tobia

Risponde Andrea Minuz: “Cari Agnese, Arianna, Camilla, Gaia, Tobia. Confidiamo tutti in un salutare ricambio generazionale degli autori e dei produttori di fiction. C’è bisogno di persone con il vostro entusiasmo e con nuove idee ma, appunto, c’è bisogno anche di un pubblico che sappia seguirle – e qui il ricambio anagrafico, che appare più complicato per i vari motivi che sappiamo, non aiuta. Si ricorda spesso che la televisione è stata ed è ‘un grande antidoto contro la solitudine, specie per le fasce di pubblico più anziane’. Missione nobile e che va difesa. Ma non può essere solo questo, specie in un campo come quello della serialità che ormai si offre come il racconto ideale della complessità dei nostri tempi. Un grande in bocca al lupo a voi, alle vostre idee e alla Lux Vide”.

P.S.: Io e Minuz passiamo a trovarvi presto per buttare giù tutti insieme lo script della fiction su Gladio – Spielberg ha già detto che una puntata la gira lui.

 


 

Al direttore - Berlusconi insiste: aboliremo il vincolo di mandato. “Tu quoque, Silvie, fili mi!”.

Michele Magno

 


 

Al direttore - Nel divertente pezzo di Marianna Rizzini ieri – accanto ad alcune inesattezze trascurabili – c’è un passaggio che non si può far passare sotto silenzio. Laddove Rizzini scrive che il presidente della Repubblica avrebbe espresso sostegno ai giovani che nei giorni scorsi hanno manifestato in piazza il loro antifascismo. Come è noto, il presidente Mattarella ha evitato ogni commento sulle manifestazioni di piazza. Forse la Rizzini si riferiva all’intervento del presidente della Repubblica nel Giorno della Memoria – il 25 gennaio – nel corso del quale ha affidato idealmente ai giovani il testimone del ricordo della Shoah e della lotta all’antisemitismo nazifascista. Questa è una preoccupazione costante del presidente della Repubblica ma non si riferiva, ovviamente, alle successive manifestazioni di piazza durante la campagna elettorale, talvolta sfociate in gesti di violenza.

Cordiali saluti.

Giovanni Grasso, consigliere per la Stampa e la Comunicazione

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