Il partito della nazione risposta al populismo. Lettera sulla Lombardia

Al direttore - Specie dopo il memorabile confronto Guerritore, Gruber, Zucconi e Meloni a “Otto e mezzo” di lunedì mi sono persuaso di una cosa: se Renzi perderà, come prevedo, non sarà per i risultati dei governi di centrosinistra e neanche per la sua propria supponenza ma per l’ormai insopportabile politically correct: un diaframma micidiale tra pensiero comune e mondo della comunicazione e della politica, un repellente invincibile a ogni forte e diffuso consenso popolare. Tra populismo e politically correct ci vorrebbe la terza via di una politica popolare. Ma si è vista poco. E allora, credo che in Italia sarà come un anno fa negli Usa.

Massimo De Angelis

 

Ci vorrebbe un popolare partito della nazione. Comunque sia, il 5 marzo si dovrà ripartire da qui.

 


 

Al direttore - Caro Claudio, un’imperdonabile svista mi ha indotto a scrivere Mondadori anziché Garzanti, nel mio articolo apparso ieri sul meraviglioso libro di Alberto Mattioli, “Meno grigi più Verdi”. Chiedo venia all’editore Garzanti rinnovandogli, da lettrice, il mio grazie.

Marina Valensise

Grazie Marina. Ne approfitto per aggiungere un dettaglio al mio articolo di ieri. Tra centrodestra e Movimento 5 stelle, come aveva scritto Marcello Sorgi due giorni fa, si gioca tutto su trenta collegi al sud d’Italia, non tre. Ma i tre collegi alla Camera dove si gioca tutto, ma proprio tutto, sono questi: Campania 1, Campania 2, Calabria. Il prossimo governo passa da qui.

 


 

Al direttore - Caro Cerasa. Le scrivo una lettera indirizzata agli amici di centrodestra e in particolare agli imprenditori che andranno a votare il prossimo 4 marzo. Gli vorrei dire che conosco i loro valori: libertà, spirito imprenditoriale, coraggio, abnegazione, sacrificio. Li conosco perché sono i miei e voglio portarli avanti difendendoli da quelli che in questi anni li hanno usati soltanto come slogan elettorali. Ho iniziato la mia carriera politica nel centrodestra, con Forza Italia. Ma oggi, pur riconoscendo il ruolo importante che Forza Italia potrebbe avere nel post elezioni, mi sento più vicino agli ultimi governi, perché molto hanno fatto per il paese, a partire dalla riforma del lavoro che ha contribuito a ridare competitività alle imprese e all’intera nazione. Le scrivo perché alle elezioni regionali del 4 marzo, spero in grande compagnia, appoggerò Giorgio Gori, candidato del centrosinistra alla presidenza della regione Lombardia. Ho deciso di farlo perché, da imprenditore prima ancora che da politico, sono convinto della necessità di rilanciare la nostra regione, motore economico del paese, scivolata fra il 2010 e il 2016 dal 95esimo al 143esimo nell’Indice di competitività regionale pubblicato dalla Commissione europea. E perché sono convinto che per guidare il rilancio occorra una persona che abbia le idee e le energie per sostenere un compito tanto importante quanto gravoso. Attilio Fontana è una persona seria, che merita rispetto anche per il suo passato di amministratore locale; ma a me sembra che il suo continuo sottrarsi ai confronti con gli altri candidati e in particolare con Gori, che ha programmi e idee concrete, è indice chiaro di stanchezza: votare Fontana significa dare alla Lombardia la prospettiva di cinque anni di immobilismo, con un governatore privo di una strategia vincente di internazionalizzazione della regione. In Gori, al contrario, trovo l’energia, le idee, la capacità e la voglia di fare necessarie per affrontare i problemi: dalla sanità ai trasporti, dall’ambiente all’economia, sostenendo il lavoro, l’innovazione e l’apertura della Lombardia verso il mondo. Per questo sono convinto che gli elettori del centrodestra, come me , possano oggi trovare in Giorgio Gori il vero rappresentante dei valori in cui si riconoscono l’elettorato moderato e gli imprenditori lombardi: quelli della concretezza, del lavoro, dell’impegno, della competenza, del dialogo, necessari per coniugare sviluppo ed equità. Per tutti questi motivi, da imprenditore, da cattolico, da moderato, da alpino figlio di partigiano, da amante della libertà, rivolgo oggi un appello agli elettori di centrodestra affinché sostengano la candidatura a presidente della regione Lombardia di Giorgio Gori. Energia ed entusiasmo uniti a competenze ed esperienza. Perché in Lombardia dobbiamo e possiamo fare meglio, fare di più.Un cordiale saluto.

Gianfranco Librandi

Con Maroni in campo non ci sarebbe stata partita, su chi votare. Senza Maroni in campo, forse, la partita si può riaprire.

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