Politici con la toga e giudici che si buttano in politica: orrore

Al direttore – Cari ragazzi del ’99, non è che stavolta arrivate PRIMA di Caporetto?

Giuseppe De Filippi

 


 

Al direttore - Ha ragione (per una volta...) Davigo a dire che i magistrati non sanno fare i politici, vedi Emiliano. Aggiungo che i politici non sanno fare i magistrati: vedi sempre Emiliano. Saluti.

Alberto Savoini

 

La questione è molto più semplice: i magistrati non dovrebbero fare politica non perché non sono capaci ma perché ogni magistrato che si butta in politica contribuisce a rendere l’immagine della magistratura sempre meno terza e sempre meno indipendente. E non parliamo poi dei casi in cui i magistrati che scendono in politica scelgono di non abbandonare la toga, come Emiliano. Orrore.

 


 

Al direttore - Decreto sule intercettazioni: il solito dico e non dico, se c’ero dormivo, eccetera. Resta inevaso e volutamente viscido il punto, il confine tra informazione e sciacalleria. L’informazione in teoria dovrebbe essere come una linea retta, nella realtà giornalistica-divulgativa è un zig-zag. Ed è giusto, così si divertono tutti, giornalisti, scrittori e sciacalli. E i politici no? E sì, ma fanno solo il loro mestiere.

Luigi Desa

 


 

Al direttore - Alcuni personaggi politici sollecitano, in occasione della nuova legislatura, la formazione di una Assemblea costituente organismo storicamente dirompente del tessuto sociale come il passaggio dalla dittatura alla democrazia o viceversa , che non è il caso dell’Italia odierna. E chi dovrebbero essere i nuovi padri costituenti ? Di Maio , Salvini , Berlusconi e gli altri capi partito? Se ci fosse ancora Totò direbbe: “Ma mi faccia il piacere!”. Perché i tecnici, i costituzionalisti, possono essere di ausilio ma una Assemblea costituente è l’atto più squisitamente politico che possa esserci e sono i politici, qualora avessero una comune visione del progetto costituzionale, che dovrebbero dare indicazioni ai tecnici e non viceversa. La priorità dell’Italia non è modificare la Costituzione, della quale restano ancora inapplicati diversi principi, ma modificare la Politica: dal modo di scegliere chi deve rappresentare i cittadini, alla vita all’ interno dei partiti, al rapporto di competizione ma di correttezza tra i partiti, per il recupero di una dialettica costruttiva volta a individuare le priorità del Paese e le modalità per conseguirle. Senza dimenticare che le leggi di revisione costituzionale sono disciplinate dall’Art. 138 della Costituzione e che una Assemblea costituente è al di fuori dell’attuale ordinamento. Un saluto.

Ascanio De Sanctis

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