Il paradosso del Cav. favorito da incandidabile. La verità su Katainen

Al direttore - Renzi sul pullman svedese: però non personalizziamo.

Giuseppe De Filippi

 


 

Al direttore - Berlusconi ha ragione ma dubito sull’arrivo di buone notizie per lui dall’Europa. La vicenda è però l’ennesima in cui la politica si fa male da sola. Ricordo che a favore della legge Severino votò la stragrande maggioranza dei parlamentari del centrodestra. Aderirono all’isteria collettiva “perché alla Regione Lazio c’era Batman che rubava”. Insomma, chi è causa del suo male pianga se stesso.

Frank Cimini

Il dato paradossale di questa campagna elettorale è che candidato o no a oggi il Cav. è l’unico ad avere la quasi certezza che in un modo o in un altro vincerà le elezioni. Sublime, no?

 


 

Al direttore - La recente richiesta del commissario europeo al Lavoro, il finlandese Jyrki Katainen, ai politici italiani di “dire la verità” sulle reali condizioni del paese è stata accolta con sdegno e irritazione. Per il governo di Roma, tale affermazione, oltre che irrituale e irrispettosa, è priva di fondamento, e pertanto non merita repliche. Non a caso, dal ministero dell’Economia è arrivato un laconico “no comment”. I recenti dati – elaborati proprio dalla Commissione di cui Katainen è uno dei vicepresidenti – sono la migliore risposta a simili esternazioni: l’economia italiana è in ripresa, (con una crescita nel terzo trimestre dello 0,5 per cento, il paese segna la tredicesima variazione congiunturale positiva), l’occupazione aumenta e il disavanzo nominale scende (sebbene solo per la riduzione della spesa per interessi). Peraltro, dal punto di vista dell’esecutivo, questi risultati sono destinati a consolidarsi per effetto delle riforme messe in campo fino a ora. Insomma, considerata la gravità della crisi e l’avvicinarsi dell’appuntamento elettorale – con il rischio concreto di una vittoria delle forze populiste – non si poteva fare di meglio. Eppure, margini di miglioramento ci sarebbero, altrimenti non saremmo ultimi in termini di crescita, dietro anche a tutti quei paesi (i cosiddetti Pigs) che hanno dovuto affrontare sacrifici ben maggiori dei nostri (la Spagna, ad esempio, cresce sopra al 3 per cento, l’Irlanda sopra il 4 per cento). Forse, il monito di Katainen non andrebbe interpretato come un “attacco” a cui rispondere snocciolando dati sulla “debolezza” dell’economia finlandese, bensì come un semplice “suggerimento”. Katainen sembrerebbe, infatti, proporre alla politica italiana un cambio di “metodo”: abbandonare l’approccio di breve periodo che ha prevalso in questi anni (a cominciare dalla politica dei bonus) per far spazio a un’azione di governo di più ampio respiro. Dal suo punto di vista, ciò che viene omesso ai cittadini italiani non è tanto lo stato di salute attuale del paese, quanto quello futuro. Con il “metodo” del “tirare avanti la lattina” (kick the can down the road), infatti, si sta un po’ meglio oggi ma si rischia di stare molto peggio domani. In particolare, rimandando l’attuazione di soluzioni strutturali a problemi come quello dei conti pubblici, l’effetto sarà sempre quello di far pagare a pochi un conto che attualmente potrebbe essere distribuito su molti. Questa è la linea che è stata seguita nell’ultimo triennio: i dati della Commissione dimostrano, infatti, che la politica fiscale è sempre stata espansiva. Peraltro, l’Italia è il paese che ha ottenuto più “flessibilità di bilancio” (visto che “bisogna dire la verità”, allora, è bene precisare che la flessibilità non è il risultato di una vittoria italiana ma di un’eventualità già presente nei Trattati), eppure il maggiore disavanzo è stato usato in gran parte per disinnescare le cosiddette clausole di salvaguardia, ossia per finanziare spese correnti passate a cui il governo non ha voluto trovare coperture attraverso tagli di sprechi o incrementi di tasse meno regressive dell’Iva. E, così, anche per il 2018, il disavanzo cresce, ma anche il debito. Del resto, nonostante Matteo Renzi abbia dichiarato che l’obiettivo è quello di “concentrarsi sul debito e non sul disavanzo”, inevitabilmente se aumenti il secondo aumenta anche il primo. Ancora una volta, il costo è stato spalmato sulle generazioni future. Eppure è proprio in una fase di ripresa come quella attuale che andrebbe attuato lo sforzo maggiore in termini di consolidamento fiscale (“more in good time”, ci dice la Commissione). In definitiva, se i politici italiani seguissero, anche solo in parte, il “Metodo della visione lunga” suggerito da Katainen, (ad esempio smettendo di occuparsi di come far andare prima le persone in pensione il cui costo inevitabilmente dovrà essere pagato dai giovani) forse si potrebbe mettere un argine alla fuga di cervelli dal nostro paese. Chissà, andando a guardare i dati, i suddetti politici, si renderebbero conto che alcuni di questi giovani vanno persino in Finlandia (nonostante i dati “sconfortanti” sulla Finlandia forniti via Twitter da diversi esponenti di partito). Lì, però qualche politico che li difende – anche se molto goffamente – forse lo trovano.

Veronica De Romanis

Katainen, come ha ricordato ieri il Foglio, si riferiva ai conti pubblici e allo scostamento dagli obiettivi di medio termine. Il messaggio è stato letto in modo distorto per essere facilmente criticato. Ma a leggerlo nella sua interezza le critiche sono più difficili: gli italiani, ha detto Katainen, devono sapere la verità sulla “situazione economica” e la verità sulla questione economica “riguarda il futuro del welfare italiano”, dove in sospeso c’è un ennesimo intervento sulle pensioni pari a 300 milioni di euro.

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