De Bortoli e Bankitalia: che vuol dire eversione? La sinistra alla prova del Cav.

Al direttore - Mi attendo, come sicuramente molti altri lettori, un Suo commento sulla grave vicenda della mozione parlamentare Dem sostanzialmente e sconsideratamente diretta alla non riconferma di Ignazio Visco nella carica di governatore della Banca d’Italia. Ho letto l’articolo, come sempre ben documentato, di Stefano Cingolani sul Foglio del 18 ottobre. Proprio perché è in ballo una questione istituzionale di grande portata – che si concreta nel fatto che una Camera ritiene di poter condizionare una procedura di nomina la quale non prevede affatto un ruolo del Parlamento ex ante – andrebbe, però, evitato di aprire il libro delle successioni a Ignazio Visco. Se l’orientamento dei soggetti costituzionali e istituzionali competenti (governo, consiglio superiore della Banca e, soprattutto, capo dello stato) è quello di confermare Visco nella carica, “a fortiori” dopo quel che in maniera abnorme, come un caso di “détournement de pouvoir”, è accaduto martedì, occorre essere fermi nell’orientamento perché approdi alla conseguente decisione. Diversamente, il rischio è che con un sol colpo si compirebbero tre scelte pericolose: si destabilizzerebbe Bankitalia, si passerebbe sopra la sua autonomia e indipendenza, tra l’altro tutelata dal Trattato Ue come parte del Sistema europeo di banche centrali, si arrecherebbe un vulnus all’ordinamento modificando di fatto il procedimento di nomina di cui diverrebbe arbitro il Parlamento, anzi una sola Camera, la quale, in questo caso, potrebbe agire in nome e per conto di un segretario di partito per di più non membro del Parlamento. C’è, invece, bisogno di stabilità e di trasparenza. La questione, come si vede, è molto più rilevante della stessa nomina. La Banca d’Italia non è la centrale del latte, con tutto il grande rispetto dovuto a coloro che in quest’ultima lavorano, né èuna municipalizzata di un piccolo comune toscano. Le eventuali responsabilità nella condotta della Vigilanza le verificherà la commissione parlamentare di inchiesta. Visco si è detto pronto a essere interrogato e a produrre tutta la documentazione riguardante le banche dissestate. E’ molto probabile che i tanti “Catoni” improvvisati e, in alcuni casi, incapaci di distinguere un rateo da un risconto, dovranno decisamente ricredersi dopo avere seguito l’audizione del governatore. L’immediato intervento, martedì scorso, del capo dello stato segnala la preoccupazione di chi è preposto alla salvaguardia degli equilibri istituzionali e al rispetto degli ordinamenti per la grave questione istituzionale che una dissennata mozione ha creato; ma è anche un indiretto invito a evitare il masochismo politico-istituzionale, stanti la delicatezza della materia e la particolare attenzione a questa vicenda anche dall’estero. Un caso di cui non avevamo affatto bisogno si deve chiudere rapidamente “ritornando allo statuto” e confermando Visco. Con i più cordiali saluti.

Angelo De Mattia

 

Caro De Mattia, la rimando al nostro pezzo in prima pagina e le confermo quello che il Foglio ha già scritto due giorni fa, prima ancora che scoppiasse lo scontro su Bankitalia: “Eliminare ora il governatore che fu nominato nell’ottobre 2011, agli sgoccioli del governo Berlusconi, verrebbe interpretato come un segnale di discontinuità immotivato”. Visco, a nostro avviso, ha commesso errori ma in una fase di transizione importante come quella in cui viviamo oggi una sua sostituzione farebbe più male che bene. Detto questo, non mi trovo d’accordo con alcuni passaggi della sua lettera. Innanzitutto, considerare di per sé “destabilizzante” o, come ha suggerito l’ex direttore del Corriere della Sera Ferruccio de Bortoli, “eversivo” il tentativo da parte di un partito di suggerire discontinuità in Bankitalia mi sembra un tantino esagerato (eversivi sono i partiti che vogliono superare la democrazia rappresentativa non quelli che usano anche se in modo a volte spericolato gli strumenti della democrazia rappresentativa). In secondo luogo mi pare sia una gigantesca forzatura, questa sì, sostenere che il Parlamento debba stare fuori dalle scelte che riguardano la nomina di un governatore. E’ eversivo ciò che è vietato ed è destabilizzante ciò che di solito è proibito e nessuna legge vieta al Parlamento di esprimere una valutazione su questi temi. Inoltre, come lei ci insegna, “la nomina del governatore è disposta con decreto del presidente della Repubblica, su proposta del presidente del Consiglio dei ministri, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, sentito il parere del Consiglio superiore della Banca d’Italia”, ed essendo il presidente del Consiglio espressione di un partito politico quel partito politico ha il diritto di suggerire un indirizzo. C’è modo e modo di farlo, e i modi a nostro avviso sono stati sbagliati, ma chiedere la sostituzione di un governatore può essere sbagliato ma è un diritto di un partito che rappresenta la maggioranza di governo. Non crede? Grazie.

 


 

Al direttore - Caro Cerasa, abbiamo trascorso per oltre vent’anni con l’ossessione dell’antiberlusconismo e oggi con quella dell’antirenzismo senza pensare che tutto ciò ci riconsegnerà inevitabilmente all’attuale centrodestra. Infatti, scuotendo quell’albero, c’è da essere sicuri che i frutti cadranno di nuovo nelle braccia del Cav. con buona pace dei compagni a sinistra del Pd.

Vincenzo Covelli

 

La sinistra che voleva sbarazzarsi di Renzi per archiviare il berlusconismo alla fine rischia di ritrovarsi con Berlusconi per aver combattuto il renzismo. Sarebbe delizioso.

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