Di Maio sgrammatico della democrazia. Che ne sarà di Visco?

Al direttore - A Barcellona multe da 600 mila euro agli scrutatori. Non lo dite a Casaleggio.

Giuseppe De Filippi

 

Al direttore - Luigi Di Maio ha detto che “i partiti hanno deciso di portare in Aula il prossimo 10 ottobre la nuova legge elettorale, quella che hanno chiamato Rosatellum bis” e ha accusato i partiti di essere contro il popolo. Ma qualcuno che ricordi a Di Maio che per evitare una legge contro il M5s sarebbe stato sufficiente votare in Aula quella legge, tedesca, che Di Maio voleva e che il suo gruppo parlamentare ha bocciato?

Angelo Martino

 

Anche ieri Di Maio, il candidato premier del M5s, che Dio ci aiuti, ha dimostrato di avere grosse difficoltà non solo in materia di geografia ma anche in materia di democrazia. Di Maio, in un post serio, severo, accigliato, ha accusato tutti i partiti che in queste ore stanno discutendo della possibilità di fare una nuova legge elettorale di essere schierati tutti come un plotone per portare avanti un, aperte virgolette, “attentato alla volontà popolare”. Si potrebbe ironizzare sul fatto che un leader che (a) sogna di cancellare i corpi intermedi con la truffa culturale del maoismo digitale e che (b) non sa nemmeno come si scrive Pinochet (si scrive attaccato, non Pino Chet) e che (c) non si ricordi se Pinochet (attaccato) sia stato un dittatore del Cile o del Venezuela voglia dare a qualcuno lezioni di democrazia. Ma il fatto che Di Maio consideri “un attentato alla volontà popolare” la possibilità che alcuni partiti possano mettersi d’accordo per dar vita a una legge elettorale non favorevole al M5s ci dice che il problema del grillismo è sempre lo stesso: spacciare per attentati contro la volontà popolare i meccanismi della democrazia rappresentativa.

 

Al direttore - Pienamente d’accordo con il giudizio negativo che un editoriale del Foglio del 29 settembre dà relativamente al tentativo di distorcere gravemente le finalità della commissione parlamentare di inchiesta sulle banche per orientarne l’attività a interferenze varie, tra le quali quella delle decisioni da assumere per il governatorato della Banca d’Italia con Ignazio Visco, il cui mandato è prossimo alla scadenza, ma che è pienamente riconfermabile. Diverse altre potenziali distorsioni concorrono, quali i reciproci moniti tra gruppi parlamentari su vicende bancarie alle quali si attribuiscono o si imputano tra di loro vicinanze o coinvolgimenti; il parlare nella commissione per parlare, invece, all’elettorato del prossimo voto politico; la voglia di una crociata salvifica antibanche a prescindere dalla sostenibilità delle argomentazioni. Del resto, non fu Renzi, oltre due anni fa a dire, con aria di sfida e allusiva, di attendere con ansia la costituzione della commissione in questione? Ma poi vi sono anche intendimenti corretti e validi, miranti a fare ulteriore luce sulle cause della crisi che muovono dalla recessione, su responsabilità innanzitutto non giuridiche, su condotte, normative e criteri di operatività da rivedere, su quanto in tema di gestione e controlli richiede la stessa legge istitutiva: il tutto finalizzato alla tutela del risparmio e a una migliore valutazione del merito di credito. La parte positiva può essere ancora salvata e dare senso al lavoro dell’organismo parlamentare. Ma prima di tutto sarebbe quanto mai opportuno sgomberare il campo proprio dal principale, già accennato, rischio di distorsione: la decisione per il vertice della Banca d’Italia. Siamo ormai all’inizio di ottobre e il mandato, come detto riconfermabile, di Visco scade il 31 di questo mese. Se penso alla Bce, rilevo che per la sua presidenza la scelta è effettuata con largo anticipo, di mesi. Arrivare a ridosso del 31 sarebbe veramente singolare e spiegabile solo con inframettenze partitiche. Allora, si decida rapidamente, eliminando un fattore di pretestuose discussioni, macchinazioni, vociferazioni e fugando l’ipotesi, grave, di una nomina politica o di strampalate designazioni. Si riporti piena serenità, anche se si toglie ai giornali uno spazio consuetamente dedicato a questa vicenda. Si deve comunque guardare con piena fiducia al capo dello stato che in questa materia ha un ruolo cruciale, decisivo. Con i più cordiali saluti.

Angelo De Mattia

 

Al direttore - Penso tutto il male possibile dei 5 stelle ma il falso della Raggi apre i tg e sta in prima pagina quello di Peppino Sala no perché era a fin di bene, necessario per realizzare Expo con la complicità della moratoria delle indagini decisa dalla procura interessata a salvare un po’ di colleghi. Beato chi ha fiducia nella giustizia perché sarà giustiziato.

Frank Cimini

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