L'egemone riluttante dell'Europa è la Francia, non la Germania. C'è da essere ottimisti

Al direttore - Alla Sorbona fischiano Emmanuel Macron e studiano Enrico Letta. Ma i concorsi sono in regola.

Giuseppe De Filippi

  

Al direttore - E’ senz’altro vero che la Germania, dopo il voto, non traballa, come scrive Giuliano Ferrara sul Foglio del 26 settembre e che, dunque, è fuori luogo lamentarsi sin d’ora dell’instabilità politica. Anzi, proprio perché la classe dirigente non traballa, sarebbe bene prepararsi a constatare “de visu” come diventerà enormemente più difficile, a prescindere dal delicatissimo tema degli immigrati, coltivare aspettative su di una miriade di innovazioni: dalla collettivizzazione di debiti e rischi, già avversata prima delle elezioni, e, dunque, dal mito degli Eurobond e dall’assicurazione europea dei depositi bancari all’istituzione di un ministro delle Finanze europeo, non una figura platonica o solo un occhiuto controllore di conti pubblici – insieme con un Esm trasformato in una Authority – del quale si conoscano compiti e poteri nonché un giusto equilibrio con le competenze nazionali; dalla revisione del Fiscal compact alla rivisitazione della Direttiva sulla risoluzione delle banche. Potrebbe prendere, invece, nuovo vigore il progetto tedesco di porre un limite all’investimento in titoli pubblici da parte delle banche (con la prospettiva di avviare in un futuro lontano una certa comunitarizzazione dei rischi, magari quando questi saranno stati drasticamente ridotti, togliendo larga parte delle ragioni a tale messa in comune). Ci vorrà una grande abilità da parte di Angela Merkel – se avrà voglia di proseguire nella linea sinora tenuta – per evitare frane su questi e altri capitoli di un processo di integrazione affermato a parole, ma nei fatti smentito e trasformato spesso nelle richieste dell’egemone riluttante – la Germania – quando non nelle imposizioni attraverso “missi dominici” delle istituzioni europee. Si sveglieranno, allora, gli altri partner? O è irrealistico il solo sperarlo, tra poteri nazionali che non si hanno più e una vera compartecipazione a poteri europei che non si concretizza? Con i più cordiali saluti.

Angelo De Mattia

 

Ho un’impressione leggermente diversa, caro De Mattia. Nei prossimi anni il motore franco-tedesco avrà due leader che l’Europa la possono cambiare davvero. Da un lato c’è Angela Merkel. Dall’altro c’è Emmanuel Macron. Quello che lei chiama “egemone riluttante”, se mi consente, non è però la Germania. E’ la Francia. Molti processi di integrazione dell’Europa, in questi anni, non si sono verificati perché quello a essere riluttante era non il governo tedesco ma quello francese. Macron, a differenza di Hollande, è stato eletto sulla base di un programma che lo spinge a non tergiversare più sull’Europa. Sia sul tema del ministro del Tesoro europeo. Sia sul tema della Difesa europea. Sia sul tema dell’Unione bancaria. Merkel, a prescindere da quale sarà la sua alleanza, sarà sempre Merkel e continuerà a mettere in campo una leadership che permetterà all’Europa di crescere, come è stato in questi anni. La vera incognita dei prossimi mesi non sarà la Germania ma sarà la Francia. E a giudicare dal discorso coraggioso fatto ieri da Macron anche su questo fronte, il fronte dell’Europa, per i pessimisti rischiano di esserci anni complicati da gestire.

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