Il codice Antimafia e la legittimazione della cultura del sospetto

Al direttore - Particella XI, altro che Vinavil.

Giuseppe De Filippi

 


 

Al direttore - Il codice Antimafia passa alla Camera e in giro mi sembra che la politica non capisca la gravità di quello che sta succedendo. È la vittoria del khomeinismo, ma intorno a noi tutto tace. Che tristezza.

Marco Martini

Al direttore - Caro Cerasa, ma ora che il codice Antimafia, cioè il “ddl sponsorizzato da Repubblica” è stato approvato al Senato, davvero ci sentiamo tutti più al sicuro?

Francesco Bianchi

Se partiamo dal presupposto che un giudice dovrebbe giudicare sulla base di prove e non di sospetti, il nuovo codice Antimafia, che estende ai reati di corruzione la normativa Antimafia, è un codice che va nella direzione opposta, che certifica un grande orrore che il nostro paese sembra non voler combattere e sembra piuttosto voler assecondare: trasformare i provvedimenti cautelari in forme alternative di condanne. In questo caso, lo ha ricordato Cantone, basta il semplice sospetto di aver corrotto o di essere stati corrotti per subire un sequestro patrimoniale preventivo. Non ci sono altri modi per definire questa legge: un orrore, un obbrobrio politico e giudiziario. Domani abbiamo in serbo una sorpresa per voi, proprio su questo tema, sul quale la politica o non capisce o fa finta di non capire la gravità di quello che sta succedendo.

 


 

Al direttore - Negli anni 70 e dopo, venivano definiti “gruppettari’’ gli aderenti a quelle formazioni politiche – l’una contro l’altra armate – che stavano a sinistra del Pci. La principale caratteristica – che si aggiungeva alla litigiosità – era quella di essere più o meno in “quattro gatti’’ ma di pretendere di interpretare e rappresentare, solo loro, la causa della gloriosa classe operaia e di perseguire l’obiettivo del vero socialismo. Dispiace assistere oggi alla neo-cultura, alle conversioni e alle contorsioni “gruppettare’’ degli ultimi superstiti del Partito.

Giuliano Cazzola

 


Al direttore - Devo esprimere tutta la mia solidarietà alla presidente della Camera Laura Boldrini oggetto di feroci critiche per essersi presentata in ciabatte durante una visita ufficiale in Vaticano. Innanzitutto non è una fashion victim e si vede, poi lei è la Terza carica dello Stato, mentre il Papa ha davanti Padre, Figlio e Spirito Santo e, se la vogliamo dire tutta, in difetto è Sua Santità che si è fatto trovare in bianco.

Valerio Gironi

 


Al direttore - Ha fatto discutere l’ammenda affibbiata a un gruppetto di ragazzini che giocavano a pallone in una zona dove campeggia il divieto di qualsiasi schiamazzo. I bambini hanno il sacrosanto diritto di giocare. Il problema è che anche gli anziani hanno il sacrosanto diritto di riposare e di non sorbirsi le urla e i rumori che danno fastidio. Ricordo mia nonna. Sotto casa sua, ragazzini tiravano quattro calci a una palla. Una volta, due volte, cento volte. Mia nonna ha avuto una crisi di nervi. Documentata. E’ stata ricoverata. Morale: nessuno mette in discussione le necessità ludiche dei bambini. Ma esistono anche anziani, persone che hanno il mal di testa o che vogliono leggere o che devono dormire, perché hanno lavorato di notte. Più che il gioco, può il rispetto reciproco.

Fabio Sìcari

 


Al direttore - Lo sciopero è un diritto sacrosanto. Ma ieri, a Roma, al secondo sciopero totale in poco più di un mese, la metropolitana è rimasta chiusa tutto il giorno e non si vedeva un autobus neanche a pagarlo. Anzi no, perché di nuovo abbiamo dovuto assistere a scene avvilenti: stranieri che non si capacitavano della situazione e tentavano di fermare le colonne di pullman turistici che ogni giorno attraversano la Capitale, stranieri taglieggiati dai tassisti che sono gli unici a godere di uno sciopero dei mezzi pubblici al mese. Mi domando soltanto: ma perché non esiste più il servizio minimo garantito? Che cosa succederebbe, se lo stesso tipo di sciopero selvaggio avvenisse in un ospedale? Possibile che nessuno si renda conto di quale gravità sia per una capitale europea, che dovrebbe vivere di turismo e business?

Riccardo Manfredi

 


 

Errata corrige - Nell’articolo pubblicato il 5 luglio dal titolo “Emiliano parla di Veneto ma riesuma ‘scheletri’ bancari dalemiani e pugliesi” in un passaggio si parla della BCC di Terra d’Otranto in quanto è stata commissariata da Banca d’Italia. Precisiamo che la banca non è più commissariata e che il commissariamento si è concluso con il ritorno alla gestione ordinaria dell’istituto, senza pregiudizio alcuno per soci e clienti, a partire dal 1° febbraio 2016.

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