En Calend! All'assemblea di Confindustria si alza un coro che chissà dove porterà

Al direttore - Dice Calenda che “essere considerato tecnico ormai è un gap”. Facciamo artista?

Giuseppe De Filippi

Notevole l’applauso ricevuto ieri da Calenda all’assemblea di Confindustria. Notevole il passaggio sulla Rai che va privatizzata. Notevole anche un passaggio molto applaudito del discorso del ministro dello Sviluppo: “Non serve una tessera di partito per dire propria idea”. Può piacere o no ma al governo c’è un leader in marcia che ha trovato un suo pubblico. Il pubblico oggi è quello di Confindustria ed è anche quello che si muove intorno al giro del Corriere. Oggi è questo. Domani chissà. En Calend!

 


 

Al direttore - Mi perdoni l’eccellente Cottarelli se sostengo la sua prima scelta di tenersi fuori da questo inutile dibattito sulla Babele valutaria che vorrebbe risolvere l’ormai impossibile riunione dell’Europa nell’euro, in assenza di un’identità etica e morale. E’ la stessa cosa che accapigliarsi per decidere la larghezza dei binari ferroviari con la pretesa di farvi transitare ognuno il proprio treno, senza essere disposti ad uniformare le diverse dimensioni. Avrà senso discuterne solo quando avremo risolto i problemi che secoli di conflitti bellici e religiosi hanno sollevato e che l’illusione pacifista del Dopoguerra, tradita nella sua atea e subdolamente laica coniugazione, ha definitivamente sotterrato.

Maurizio Guerrini

 


 

Al direttore - L’unica, inconfutabile realtà che emerge da MCR è che il multiculturalismo e l’integrazione, non sono la panacea sbandierata e tenacemente sostenuta da quella parte dell’occidente che usa quegli strumenti per far fuori l’altra. Sono armi da guerra. Ogni civiltà, ce lo racconta la storia, ha iniziato la sua dissoluzione quando la lotta per il potere all’interno della stessa, ne ha minato le fondamenta storiche, i costumi e la cultura. Ora è in atto, agghindata di pseudo ideali e di commistioni emozionali acefale con quella parte della sinistra sempre sconfitta dai fatti, questa lotta. Quello che rifiutano di capire, i paladini del “novus homo”, è che quando s'arruola, si utilizza un’altra civiltà per abbattere la propria, saranno loro le prime vittime del cambiamento. Ove si realizzasse. Gli “infami crociati”, paradossalmente, difendono anche “i paladini” e la Wrong Left.

Moreno Lupi

 


 

Al direttore - Lasciamo stare il politicamente corretto. Siamo pure scorretti: date le premesse, quali sono le conseguenze? Gli scorretti politicamente a parole (perché sempre di parole si tratta), hanno poi il coraggio di essere corretti nella pratica, corretti rispetto alle premesse e alle conseguenze ? “E’ impossibile attraverso le parole spiegare ciò che è necessario a coloro che non sanno cos’è l’orrore. Orrore e terrore morale sono amici, se non lo sono, sono nemici veri”. Perché alla fine tutto si riconduce a quel “grado più elevato di violenza” di cui parlava il direttore d’antan. Ma per farla, “ci vogliono uomini che abbiano un senso morale e nello stesso tempo siano in grado di utilizzare il loro primordiale istinto di uccidere senza sentimento, senza passione, senza giudizio, perché è il giudizio che ci sconfigge”. E “fare ciò che è necessario, vedere file di cadaveri, e rimanere persone decenti”, come diceva uno specialista del settore. E se non farlo, pensarlo. Sennò, astenersi.

Marco Comelli

 


 

Al direttore - Non vedo differenze tra la politica di Bergoglio e quella di Trump, ambedue cercano di realisticamente avvicinare il mondo islamico probabilmente senza successo il primo andando ad abbracciare e anche baciare l’imam del Cairo che istiga ai genocidi e il secondo manifesta la sua amicizia senza macchia all’Arabia Saudita, marcia di terrorismo. Realpolitik sempre.

Giorgio Coen

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