Studiare il martirio del Golgota per capire la vera missione di Davigo

Al direttore - Ho assistito al suo confronto con il presidente dell’Anm nella rubrica di Lilli Gruber. La questione mi pare semplice: Piercamillo Davigo è convinto che il peccato originale non sia caduto in prescrizione dopo il martirio  di Gesù sul Golgota. Per lui  gli esseri umani lo devono ancora scontare; e questa missione espiatoria è affidata alle procure.

Giuliano Cazzola

Davigo è pronto a scendere in campo per candidarsi direttamente alle presidenziali della Repubblica iraniana.

 

Al direttore - Ho letto con interesse l’articolo “Tutte le ambiguità contenute nella legge sulle fake news”, pubblicato il 17 febbraio. Come componente dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, ho lavorato sui rischi della manipolazione dell’informazione online per tre anni promuovendo il rapporto “I media e il giornalismo online: sfide e responsabilità”, approvato il 25 gennaio scorso, da cui nasce il ddl presentato in Senato. Dunque, nessuna sovrastima delle fake news, ma un lavoro portato avanti in sede internazionale quando di questo tema si occupavano veramente in pochi. I pericoli di un’informazione distorta riguardano tutti e da tutti, legislatori e non, dovrebbe partire un contributo per arricchire il dibattito. I giornalisti vedono la propria attività ben regolata dalla legge e se sbagliano pagano per i loro errori (vedi legge 47/1948 e codice penale). Cito, sinteticamente, alcune linee di indirizzo contenute nel rapporto che invitano i 47 Stati membri: ad avviare norme necessarie a prevenire il rischio di distorsione delle informazioni o manipolazioni dell’opinione pubblica (artt. 1 e 2 del mio ddl); a riconoscere un diritto di replica e di rettifica sui media online (artt. 4 e 5); ad assicurare la tracciabilità da parte delle forze dell’ordine degli utenti dei media online intervenendo sull’anonimato (art. 3); a includere nei programmi scolastici l’alfabetizzazione mediatica (art. 6); a dare la possibilità agli utenti di segnalare informazioni false (art. 7). L’obiettivo è trasferire all’online ciò che oggi è valido offline, differenziando le opinioni personali, tutelate in modo sacrosanto dall’art. 21 della Costituzione che nessuno mette in discussione, dalla divulgazione consapevole di notizie false. Non si colpisce, dunque, chiunque abbia un forum o un blog, ma chi con questi mezzi decide di delinquere. C’è un vuoto normativo da colmare, viste anche alcune recenti sentenze della Corte di Cassazione relative alla competenza giurisdizionale per fattispecie che si verificano in rete. Bisogna affrontare il tema senza preconcetti, non paventando un rischio censura inesistente dinanzi a un input per intavolare una discussione seria. L’iter parlamentare prevede numerosi passaggi in cui sarà possibile integrare e migliorare quella che al momento non è altro che una proposta. Il dibattito sarà certamente proficuo e il testo ne potrà uscire modificato, anche stravolto, ma avremo fatto un primo fondamentale passo.

È giusto partire dall’educazione dei più giovani, ma se la prevenzione non basta bisogna agire. Per esempio, se si vuole sfruttare internet in ambito politico o elettorale nulla osta a tale pratica/strategia, ma se lo si fa servendosi di fake news, invece, non va bene. Con il ddl ho posto un problema e proposto una soluzione che sono ben disposta a discutere. Sicuro che tutti vogliano risolvere il problema?

Adele Gambaro

 

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