Al Corriere c'è un fresco odore di intesa, niente più massonerie

Chi ha scritto a Claudio Cerasa il 10 dicembre

Al direttore - Al Corriere ora c’è un fresco odore di intesa.
Giuseppe De Filippi

 

Ma no, non esiste. Sono sicuro che non appena il Quirinale darà il via libera a un governo sostenuto da una maggioranza simile a quella che c’è stata fino a oggi partirà, senz’altro, la campagna del Corriere contro l’odore stantio della massoneria.

 

Al direttore - Alla faccia dei soloni un tanto al chilo, McDonald’s annuncia il trasferimento del suo quartier generale per le attività fuori Usa da Lussemburgo a Londra. Big Mac, Great Brexit.
Roberto Arditti

 

Al direttore - Caro Cerasa, non c’è niente da fare: urne subito o governicchio, in questa legislatura moriremo tutti democristiani (anche se della sinistra Dc).
Michele Magno

 

Al direttore - Il proporzionale mi deprime, ma tranquillo sopravvivo. Poi il proporzionale sponsorizzato dal Foglio è una notizia. Nessuno che ricordi quanto sia stato poco lungimirante Renzi che non previde nemmeno l’idea di sconfitta alla sua riforma. Siamo nelle condizioni di non avere una legge elettorale per votare subito, come si dovrebbe, grazie a lui. Fra la minoranza Pd che vota per la riforma e la guerra per votare No e Renzi che non pensa di essere sconfitto l’acronimo Pd è una brutta parola.  Ridicoli quando parlano di senso dello stato, eppure hanno il 30 per cento (il 40 per cento non esiste, almeno secondo i flussi pubblicati). Votare subito è democrazia matura, ma con due leggi elettorali è da scemi. Se vuoi votare scegli il Lodo Foglio, cioè la Prima Repubblica. Risate. Se non voti sei un paese senza senso. Risate pure qui. Non si lamentino quando arriverà Grillo. Per quello ci penseremo noi della vecchia ditta. Ciao. Ps #staisereno Calma arriverà la Troika, dopo un paio d’anni di grillismo.
Franco Bolsi

 

Al direttore - Premesso che con questa Carta, il problema della governabilità intesa come condizione necessaria per “fare politica nazionale”, rimane insoluto, sarebbe opportuna una bella “conta” col proporzionale puro e due preferenze. Sniderebbe o compatterebbe o frammenterebbe tutti questi quaquaraqua ubiquitari e vaganti e schiavi di calcoli personali o di piccole botteghe e consorterie imbelli. Se è impossibile andare avanti non resta che tornare sui propri passi. La Carta permette che si possa giocare sulla pelle degli italiani, privilegiando gli interessi del gruppetto, trasversale, che occupa i vertici delle istituzioni. L’Italia intera, ammesso che ne esista una, ha perso l’occasione di uscire da questo girone infernale di interessi particolari. Non era la soluzione finale, ovvio, buttare all’aria sessant’anni di consociativismo parlamentare trasformista, era impossibile, ma era un primo passo in quella direzione. Hanno prevalso, invece, i referenti intellettuali e politici cresciuti e beneficati nello status quo, col concorso di una “pancia” accecata da rabbia, timori, preoccupazioni e da un populismo d’accatto. La fascia d’età tra 18 e 40 ha votato compattamente No. Cosa credono che così facendo potesse risorgere quell’insieme di favori e privilegi e d’assistenzialismo diffuso di cui hanno goduto i loro padri e nonni? Il tempo del debito per welfare e, non per investimenti è finito. Nessuno ha però il coraggio morale di dirglielo chiaramente. Mi dispiace per quella fascia d’età, pur capendo che “perché ai nostri padri sì e a noi no?” ha una sua logica. Porsi domande su chi c’è dietro, non serve, il nodo è che non sanno neppure loro cosa vogliono. A parte non farsi da parte.
Moreno Lupi

 

Al direttore - Gentile direttore, dopo il risultato referendario una sola cosa è certa, la dialettica hegeliana per cui alla tesi (Prima Repubblica), si contrappone un’antitesi (Seconda Repubblica) e si giunge a un superamento o sintesi (Terza Repubblica?), è stata clamorosamente smentita e la maggioranza del popolo italiano, implicitamente, ha riabilitato il principio di non contraddizione di aristotelica memoria. Un po’ di filosofica ironia da parte di un lettore avvilito e asfissiato da una torbida atmosfera di reazionario immobilismo.
Davide Mastrolinardi

 

Al direttore - Il Cnel, riconfermato dal No referendario, potrebbe essere profondamente riformato per renderlo veramente un organo di consulenza delle Camere e del governo. Ciò è possibile tramite la legge ordinaria, come previsto dall’art. 99 della Costituzione,   e potrebbe essere seguito l’esempio organizzativo e funzionale di France stratégie, l’organismo di supporto al governo francese che recentemente ha pubblicato il volume “2017-2027: Enjeux pour une décennie”, di grande valore e utilità non solo per il governo ma per gli operatori economici e i soggetti politici.
Ascanio De Sanctis

 

Il popolo è sovrano. Girotondi se qualcuno osa toccare il Cnel.

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