La Germania e l'esempio sull'interesse nazionale, anche quando le cose vanno male

Redazione

    Al direttore - Il rischio di una Schadenfreude – che abbia di mira tutta la Germania – per la macro-truffa della Volkswagen è evidente e ovviamente non bisogna correrlo, anche se giova ricordare, con i tragici, che “anche gli eroi piangono”. Piuttosto bisognerebbe concentrarsi sul “che fare” – sul piano della riparazione, della regolamentazione, dei controlli – ora che questa vicenda può generare un “effetto alone” che investa l’Europa nel suo insieme. Solo per questo aspetto – ovviamente di tutto rilievo – può istituirsi un certo parallelo con il caso Lehman, diversi essendo le cause, il contesto normativo e istituzionale, la natura dei controlli, la portata e, prima ancora, la materia trattata, che nell’epicentro della crisi globale era quella sensibilissima e non confrontabile risorsa che è il risparmio. L’istintiva voglia di contestare chi ex cathedra si impanca a supremo giudice sul debito, sulla finanza, sulla correttezza e trasparenza negli affari, su casi come quello della Grecia potrebbe pur esservi. Ma va frenata, se non altro per la sua inutilità pratica e per concorrere a  sostenere l’esigenza di una “metanoia” sotto diversi profili. Con i più cordiali saluti.
    Angelo De Mattia

     

    Parlare di effetto Lehman mi sembra del tutto fuorviante. Lehman non ha commesso reati, Richard Fuld, ex numero uno di Lehman, non è mai stato condannato. Lehman è fallita, come si dice, per un problema di controparte: di fronte allo scoppio della bolla subprime, non c’era nessuno dall’altra parte del contratto che potesse onorarlo. E il tutto è avvenuto perché è scoppiata una bolla finanziaria, quella dei subprime, che non ha creato Lehman Brothers. Volkswagen ha compiuto un illecito, e a parte l’eventualità di class action, non c’è nessun effetto moltiplicatore. Su un punto però dobbiamo riflettere. In Italia l’errore di un’azienda, di un’impresa, di un campione nazionale, diventa sempre il simbolo di un sistema perverso, dell’Italia-che-è-così-signora-mia. In Germania, soprattutto nella Germania di Angela Merkel, se una grande azienda sbaglia gli si fa il mazzo ma lo si fa sempre stando attenti a non darsi le mazzate in mezzo alle gambe e concentrandosi su un punto: prima di ogni altra cosa c’è sempre e comunque l’interesse nazionale.

     

    Al direttore -  “Chiameremo Volkswagen a risponderne in Senato”, replica Massimo Mucchetti al Foglio. Panico a Wolfsburg, sollievo tra i clienti americani Volkswagen. Il dieselgate si risolve nel “cortile di casa”, sempre per citare Mucchetti.
    Sebino Caldarola

     

    Al direttore - L’ultimo numero di Internazionale ci avverte: è la fine del capitalismo. Non troppo presto, però, la vostra copia costa ancora 3 euro.
    Luca Mazzone

     

    Al direttore - Nel nuovo Senato ci saranno molto probabilmente tanto il presidente della Campania De Luca quanto il sindaco di Napoli De Magistris. Lo stato delle autonomie celebrerà così la sua rappresentatività del territorio. Ne seguirà purtroppo l’espulsione di Benedetto Croce dalle nostre biblioteche. Del resto la dedica di Croce del Diario, “Quando l’Italia era tagliata in due” (“alla mia Napoli che non ha chiesto né vagheggiato autonomie e separatismi, religiosamente fedele a quella idea dell’unità nazionale che i suoi uomini del 1799 propugnarono fra i primi …”), era una provocazione antiregionalista…
    Luigi Compagna