Arriva “The Bold Type”. Inutile aspettarsi “Il Diavolo veste Prada” o “Sex and The City”

Le “ragazze toste” – la giornalista Jane, la responsabile dei social media Kit, la perfetta assistente Sutton – restano prigionieri delle proprie carinerie

Mariarosa Mancuso

Problema: come sottoporre a stalking l’ex fidanzato che non sta su Facebook né su altri social media? Segue inchiesta, affidata a una giornalista di Scarlet appena promossa (ha appunto un ex fidanzato non reperibile on line, gli articoli vengono meglio con un po’ di vita vissuta). La testata è di fantasia, la direttrice no: fuori dalla tv si chiama Joanna Coles, ex direttrice di Cosmopolitan ora nel board di Snapchat. Figura anche tra i produttori della serie “The Bold Type” (sulla tv via cavo Freeform, dieci episodi dall’11 luglio scorso). L’ha scritta Sarah Watson - di “Parenthood”, in Italia andò sulle reti Mediaset - con un occhio di riguardo verso la signora. E anche verso Snapchat, viene subito chiarito che non serve solo a mandare scatti smutandati.

   

Inutile aspettarsi “Il Diavolo veste Prada”. In “The Bold Type”, il magazine è diretto con polso fermo e cortesia, le isterie non hanno cittadinanza, i capricci neppure, le ragazze di talento sono promosse prima di chiederlo, tutti i maschi sono neri. Le prime venti idee - snocciolate il primo giorno del nuovo incarico - sono respinte. Ma tutte le altre sono accettate senza fatica, e tutti gli articoli molto complimentati.

 

 

“Come sottoporre a stalking l’ex fidanzato che non sta sui social media” vale appunto come una delle idee premiate (il magazine in precedenza si è dichiarato femminista ma discreto, qualsiasi cosa significhi: qui serve per rassicurare un’artista lesbica e mussulmana a non ritirare l’intervista rilasciata). “Alla sua età non stare su FaceBook è sospetto”, recita la diagnosi, fatta con lo stesso tono con cui le amiche usavano mettere in guardia dai corteggiatori non ragazzini “che mai si erano sposati”. Facciamo come le donne facevano nei decenni passati, suggerisce un genietto alla riunione di redazione. Parte il pedinamento, in macchina con l’autista del giornale patinato.

 

Per fare, si faceva benissimo anche senza i social media. Lo certifica l’ultimo film di Francesca Comencini “Amori che non sanno stare al mondo”, visto qualche giorno fa al Locarno Festival senza che nessuno avesse da obiettare al personaggio di Lucia Mascino. Una pazza del tipo già satireggiato da Franca Valeri nello sketch “non mi telefona, non mi rivolge la parola, quindi è perdutamente innamorato di me” (anche nella variante: “è sparito, non riesce a dimenticarmi”). All’inizio sembra un cinismo raro nel cinema italiano, ma non dura: la buona è lei, il personaggio di lui si sono dimenticati di scriverlo.

“The Bold Type” sta per “ragazze toste” (nel gergo tipografico sono i caratteri in grassetto). La giornalista Jane, la responsabile dei social media Kit, la perfetta assistente Sutton. Elegantissime e allegre mentre nel board siedono antipatici signori che si scandalizzano alla parola “punami” (sta per “pussy”, lo dicono le ragazze asiatiche, era già la parola prediletta da Sacha Baron Cohen con la tuta gialla del suo doppio Ali G.).

   

Già si sprecano i paragoni con “Sex and The City”. Si capisce che la serie va venduta al meglio, ma siamo lontanissimi. Siamo invece nel pieno della “peak tv”. Il dramma della televisione che dai “Soprano” in poi ha trascinato critici e pubblico. Si moltiplicano le piattaforme che richiedono prodotti sempre nuovi. Sciaguratamente il talento non cresce in proporzione - anche il passaggio dal cinema alla tv ha esaurito la sua forza propulsiva. “The Bold Type” audacemente imita la voce fuori campo delle “Desperate Housewives”, ma resta prigioniero delle sue carinerie.

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