L'occidente ha costruito gran parte della letteratura sull'adulterio. The Affair ne è la massima espressione

Mariarosa Mancuso

    Tutto “Sex & the City” (sei stagioni per un totale di 94 episodi, non si contano i cambi d’abito e le scarpe di Manolo Blahnik). A seguire: tutto “Girls” (quattro stagioni finora, per un totale di 41 episodi, con vestiti presi al mercatino e tolti alla prima occasione, chissenefrega della cellulite e dei rotolini, Lena Dunham se ne fa una bandiera). Sarà il nostro contributo militante alla guerra contro l’Isis. Donne sfacciate che non vogliono saperne del chador o del burqa, e adottano come inno “Girls Just Want To Have Fun” di Cyndi Lauper (e non, ripetiamo “non”, “I Will Survive” di Gloria Gaynor: per una questione di modernità, oltre che di orgoglio, tutto ’sto rumore per un fidanzamento andato a male). Donne sfacciate che disprezzano le consorelle convinte che la magrezza debbe essere considerata alla stregua di un burqa imposto alle occidentali. Neanche sospettano quanto siano state fortunate a non nascere dove l’adulterio viene punito con le frustate.

     

    Noi occidentali sull’adulterio abbiamo costruito gran parte della nostra letteratura (non è carino, dicono i relativisti, dichiarare una civiltà superiore ad un’altra: ma ammetterete che, rispetto alla frusta, è un bel passo avanti). Lo stabilisce Denis de Rougemont, massima autorità in materia per aver scritto “L’amore e l’Occidente”, decretando che a dare la linea fu l’infelice vicenda di Tristano e Isotta. “Senza adulterio – si chiede – che ne sarebbe della letteratura?”. Facendo due conti, e limitandosi ai primi che vengono in mente, sparirebbero “Anna Karenina”, “Madame Bovary”, “Effi Briest”, “La lettera scarlatta”, “Le affinità elettive”. Sempre per ribadire il nostro occidentalismo, oltre alle stagioni complete di “Sex & the City” (una volta era venduta in un’elegante scatola, riciclabile se avete in casa sandali da ottocento dollari che non sapete dove nascondere), e alle stagioni già in dvd di “Girls”, possiamo far tesoro della prima stagione di “The Affair” (sempre in dvd, se non avete altri e più moderni mezzi). Perfetta da godere, e perfetta per prepararsi alla seconda stagione, che negli Usa sta finendo e riserva parecchie sorprese. “The Affair” prima stagione raccontava l’adulterio di Noah (scrittore in crisi) e Alison (cameriera) a Montauk, dove i suoceri di Noah possiedono una splendida casa. La banale storia di corna acquista pepe perché viene narrata alternando due punti di vista, mezz’ora a lui e mezz’ora a lei. Poche cose coincidono già all’inizio (lui vede lei come una seduttrice con la divisa della luncheonette, lei vede lui come un corteggiatore insistente mentre lei aveva altro per la testa). Figuriamoci come divergono i racconti quando di mezzo ci sono incidenti d’auto e minacce con la pistola.

     

    “The Affair” seconda stagione – showrunner l’israeliano Hagai Levi di “In Treatment” e l’americana Sarah Treem – racconta il dopo-adulterio alternando non più due ma quattro punti di vista. Oltre ai fedifraghi, ci sono Helen (l’ex moglie di lui, e madre dei suoi quattro figli) e Cole, che prima stava con Alison a Montauk. Noah e Helen vanno da un mediatore per divorziare – “Volete dare al vostro divorzio un volto umano, complimenti!”, esordisce il professionista, molto quotato perché “ha fatto divorziare Jonathan Safran Foer e Nicole Krauss, ora vivono a Brooklyn in due brownstone adiacenti”. Non è l’unica strizzata d’occhio lasciata cadere nei dialoghi: in un’altra puntata della serie Noah deve incontrare Jonathan Frazen (Allison, che non coglie l’importanza dell’appuntamento, mette il muso perché si sente trascurata).

     

    Già, perché da scrittore che non vendeva una copia – faceva l’insegnante, i suoceri passavano assegni sottobanco, la moglie divorzianda rinuncia con una risatina di disprezzo ai proventi del libro – Noah Solloway ha finalmente azzeccato un romanzo. Da qui le nobili frequentazioni, e qualche danno collaterale. Non ha calcolato che a esagerare nei dettagli autobiografici di rischiano solo guai: amici, conoscenti e amanti tendono a far causa. Meglio inventare di sana pianta, la prossima volta.