Carlo Canella. Porta Tosa in Milano

A furor di popolo

Mai la nostra Repubblica è stata tanto oligarchica come da quando è divenuta populista. La crisi della democrazia che attraversiamo deriva anche dalla crisi della democrazia interna dei partiti

Professor Cassese, Salvini ha dichiarato il 27 maggio 2018: “Noi abbiamo un principio che viene prima di tutto: per gli italiani decidono prima gli italiani, non i tedeschi, i portoghesi, i lussemburghesi, ma gli italiani”. Poi, il primo ottobre 2018: “Basta minacce e insulti all’Europa: l’Italia è un paese sovrano”.

Affermazioni che sono altrettanti truismi, ma che eccitano lo spirito nazionalistico. In cui si mescolano sovranismo e populismo. Questa riscoperta della sovranità ripropone la domanda: dove risiede la sovranità? Chi è il sovrano? Di fatto, i re sono stati dichiarati sovrani, ma raramente lo sono stati. Quasi tutte le case regnanti d’Europa hanno avuto a che fare con la chiesa, e hanno dovuto per secoli tener conto della volontà di pontefici, cardinali, arcivescovi, canonici, monaci. Bisogna, quindi, distinguere proclamazioni da realtà. Venne, poi, Jean-Jacques Rousseau che sostituì un assolutismo all’altro, alla volontà reale del principe sostituì la volontà generale del popolo.

    

È al popolo che fanno riferimento oggi i sovranisti.

Misuriamolo, allora, il popolo. Vediamo i numeri.

  

Ancora Salvini. “Se arriva la bocciatura dell’Europa, avranno contro 60 milioni di Italiani” (16 novembre 2018). “Chiedo rispetto per quei 60 milioni di italiani, che, con 5 miliardi regalati ogni anno all’Europa, non si aspettano gli insulti, ma vogliono avere la possibilità di studiare, lavorare, andare in pensione” (20 novembre 2018). “Gli ho ribadito l’enorme grazie di 60 milioni di italiani per averci permesso di chiudere positivamente la questione Battisti” (14 gennaio 2019, rivolto al presidente brasiliano Bolsonaro).

Affermazioni enfatiche, gonfiate. Parla a nome di italiani di ogni età, compresi bambini e fanciulli. Ricorderei che l’elettorato, cioè coloro che hanno diritto di partecipare attivamente alla vita politica votando, è composto di 47 milioni di cittadini, che di questi solo 34 milioni hanno votato nelle ultime elezioni politiche nazionali, che il M5s ha avuto poco più di 10 milioni di voti, la Lega quasi 6. Si scende – come vede – da 60 a 6.

  


Sono ben poco democratiche quelle forze politiche che – come il “leader” della Lega – dichiarano di parlare a nome di 60 milioni di italiani o che – come il Movimento 5 stelle – vogliono riconoscere alla “totalità dei cittadini” il ruolo attribuito a “pochi”. La strana coppia sovranismo e populismo


  

Questo non esclude che, anche per l’assenza di vere opposizioni, M5s e Lega abbiano formato un governo, riuscendo, a causa del sistema elettorale, ad avere una esigua maggioranza in Parlamento.

Questo solleva un altro problema, quello della rappresentatività degli stessi rappresentanti. In altre parole, quale è la loro investitura democratica?

   

Ancora una volta, misuriamola.

Possiamo farlo approfittando della procedura di scelta e selezione dei candidati del M5s alle elezioni europee. Sul sito del M5s si può leggere che il Movimento “riconosce alla totalità dei cittadini il ruolo di governo ed indirizzo normalmente attribuito a pochi”. Frase impegnativa, che richiederebbe che anche al proprio interno il movimento non fosse fondato su pochi. Invece, a quel che risulta, gli iscritti certificati, che hanno diritto di scegliere i candidati, sono 112 mila.

  

E di questi quanti hanno votato?

Le elezioni si sono svolte in tre turni, il primo su base regionale, il secondo e il terzo su base circoscrizionale. I candidati sono stati scelti con voto online. Erano inizialmente 2.600 e sono stati ridotti a 200. Dovevano rispettare un sistema definito “meriti”, in cui far valere laurea, laurea magistrale, master, dottorati. Si doveva anche tener conto di “supercompetenti”. Quindi, “uno vale uno” è stato superato. 37 mila iscritti hanno partecipato al primo turno di votazione; 32 mila al secondo, 20 mila al terzo, nel quale si trattava di confermare o rigettare la proposta del “capo politico” dei cinque capilista. I voti favorevoli alla proposta sono stati complessivamente circa 13 mila. La candidatura del capolista della circoscrizione nord-occidentale è stata approvata con 2.553 voti, quella del nord-orientale con 2.063, quella del centro con 3.086 voti, quella del sud con 3.468 voti, quella delle isole con 1.739 voti.

  

Dunque, la scelta dei rappresentanti viene fatta con 2.000-3.000 voti? E’ questo il popolo?

Già, sembra che mai il popolo sia stato tanto trascurato quanto ora che viene tanto invocato. Mai la Repubblica è stata tanto oligarchica come da quando è divenuta populista.

  

Ma qui non stiamo parlando del voto popolare sui candidati, solo del voto interno per la scelta dei candidati. Nel primo, il M5s ha raccolto 10 milioni di voto.

Giusto. Ma se le forze politiche, i partiti, sono il necessario intermediario tra società e stato, sono gli artefici della democrazia nello stato, non dovrebbero essi stessi essere al loro interno democratici, assicurare maggiore rappresentatività? Non solo c’è una sproporzione tra i 112 mila iscritti e i 60 milioni di votanti, ma anche tra i 20 mila votanti rispetto ai 112 mila iscritti. Insomma, c’è un astensionismo interno che dimostra sfiducia nella stessa dirigenza del Movimento. E non dimentichiamo che la crisi della democrazia che stiamo attraversando deriva dalla crisi della democrazia interna dei partiti.

  

Tutto vero, ma bisogna tener conto comparativamente del tasso di democraticità di questa procedura rispetto a quella seguita dalle altre forze politiche, dove i candidati sono scelti dalle segreterie, talora dai cosiddetti “leader”.

Non sto dicendo che altrove vi è maggiore democrazia. Sto dicendo che sono ben poco democratiche quelle forze politiche che – come il “leader” della Lega – dichiarano di parlare a nome di 60 milioni di italiani o che – come il M5s – vuole riconoscere alla “totalità dei cittadini” il ruolo attribuito a “pochi”. Aggiungo che la formula adottata dal M5s comporta molte autocandidature (o solo autocandidature) on-line, senza previ confronti o dibattiti, con alte probabilità di successo di persone senza esperienza di gestione di interessi collettivi.

  

Tornando alla sovranità, è la Costituzione stessa che la attribuisce al popolo, così consentendo la formazione della strana coppia sovranismo e populismo.

Ma l’articolo 1 continua disponendo che il popolo “la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”, e questi sono le diverse elezioni e i referendum abrogativo e confermativo.

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