Una scena di 12 metri d'amore (The Long, Long Trailer) un film del 1954, diretto da Vincente Minnelli

Antichi nonni

Umberto Silva

La psicoanalisi è splendida se silente, con alcuni guizzi dell’occhio e del cuore

L’avvocato entrò nel mio studio, non senza avere cerimoniosamente evitato di guardarmi. “La notte scorsa ero pronto, giusto per sciogliermi, professore, sciogliermi in qualcosa di nuovo intendo, uno scioglimento assoluto, uno scivolare via nell’Irreperibile, oltre le solite strette. Camminavo in riva al mare, quel Mare che prima o poi mi avrebbe accolto come una Divinità, Io o Lui, non è chiaro grazie a un Cielo che non ci bada, finge di non badarci, parlo di Lui naturalmente, del Grande presidente Schreber, colui che da Dio esigeva la propria femminilità e tutto il resto, un po' da me, lo so, tutti da queste parti lo sappiamo. Poi all’improvviso quel ben di Dio, quel Dio che riconosco in ogni modo, mi scivolò dal collo, io scivolai non so dove, ero Nessuno, invano cercai di essere, di fuggire al mio buon essere, urlai chiedendo soccorso, mi accartocciai, mi rincorrevo tutto, ma tutto correva dietro di me e davanti e intorno, ed ero sempre senza, non vedevo nessuno, nemmeno lei, professore, lei che all’inizio e in fondo è lei. Davvero, mi creda, sono qui dopo due giorni di letto, non le ho telefonato, ma non c’è niente da dirle. Lei non mi ascolta, lei professore mi dimentica, lei mi odia e tutto il resto che sappiamo bene”.

“Ma sì, caro, ma sì, dimentichiamo tutto, questa storia della dimenticanza è il meglio che ci sia, in noi e in ciascuno, ci riempie di grazia e bellezza. Non si dimentica qualcuno o se stessi, sarebbe sciocco o meschino, si dimentica la dimenticanza, e questo è sublime, la dimenticanza mai ci dimentica, dimenticandoci nel più divino dei modi, che peraltro sono quel che sono”.

“E cioè?”.

“Non so come siano, i modi, pensiamo di conoscerci e in realtà siamo smodati, in modo tale che non saprei dire; ma c’è un modo, un mondo. Pensiamo a quello che ora accade in Italia”.

“Sì, professore, pensiamo, ne ho bisogno”.

“Di cosa?”.

“Di lei, professore, di lei che ci porterà all’Inferno e poi al Paradiso e li farà fuori tutti, quelli e gli altri, tutti”.

  

Quel giorno stesso diventammo ottimi amici. Tutt’ora lui vive in una grande stanza aiutando e aiutato dalla Carla, che abita la casetta vicina; lui ne sa più di tutti noi di pasticci misteriosofici, è contento. La sera dorme beato, sempre nello stanzone dove c’è un po’ di tutto, certi miei libri in particolare li legge fino a notte fonda. Sua moglie e le due figlie continuano a vivere nel loro palazzo al centro della città, come se mai avessero conosciuto il padre. Sembra quel famoso personaggio letterario che senza batter ciglio se ne andò di casa e quando dopo tanti anni ci tornò nessuno dei suoi fece una piega, e lui nemmeno. Ci tornerà? Ora l’avvocato ha diritto di spiare la signorina Carla, che ride sempre, quando lei lo tocca lui anche la tocca, c’è uno splendido gioco tra di loro. Verso le sei è il suo turno di psicoanalisi, ma ci annoiamo, meglio i giochi di Carla quando non ha molto da fare, così graziosa per tutti e tre.

  

L’avvocato mi ricorda anche l’Uomo dei lupi che se ne stette per anni dai tanti amici che l’avevano preso in casa, gente bonaria e fantastica insomma. Penso che la psicoanalisi sia splendida se silente, con alcuni guizzi dell’occhio e del cuore. Lacan non era male, quando pensava ad altro che poi era sempre quella cosa che gira attorno alla Terra e noi attorno a Lui, quell’Altro che è Lui, e gira gira e io guardo le stelle che piuttosto che girare impazzerebbero. Non è male girare, meglio d’impazzire, con Bannon e l’altro grosso che gli assomiglia, un colpo per la bestia Europa, e lo brama, e quello che dorme accanto al russo, grassi entrambi. E’ un po’ triste sapersi l’uno o l’altro, mio nonno pensava di sapere l’uno ed era l’altro, sicché non si uccide mai la persona giusta, al massimo le si diventa amici, Roma è il centro politico del mondo. Così vanno le cose, dopo il nazismo non si può più credere in Dio, dopo il comunismo non si può più credere al Diavolo, dopo il Diavolo si creda in me, in quel che sto dicendo, mi si creda, mi si sputi, il meglio della vita. Amo quell’uomo, amo Carla, la mia cucina.

Di più su questi argomenti: