Otello con Desdemona addormentata, Christian Köhler, 1859

Il tradimento

Umberto Silva

Due uomini e una donna. Due amici amati e amanti. E voi da che parte vorreste essere?

Tacciono entrambi, pensierosi. Alfine uno dei due uomini parla. “Gli amori che si sogliono chiamare ‘passati’ tornano con inaudita violenza; quelli che con una mano allontanavo, ecco con quella stessa mano colpirmi con forza, ma non è la loro mano, è la mia, con cui mi percuoto e urlo tutto il rammarico di una vita che non ho vissuto. Mi amavano, io no. Proprio così, quelle donne mi amavano perché non le amavo, se mi avessero meno amato le avrei amate di più, ne sono sicuro, mi sarei inchinato ai loro piedi, avrei fatto qualsiasi cosa per conquistarle e tenerle strette tutta la vita. Tenerla stretta, una sola, lei”. “Tu menti, mio caro”. “Tu mi disprezzi. Hai ragione, anch’io mi disprezzo”. “Hai amato solo tua madre, e quando non l’hai amata più non hai amato nessuna”. “Vero. Ma adesso le amo, le amo tutte, arrivano nel sonno e mi fanno soffrire, mi chiedono perché non le ho amate, è terribile, anch’io me lo chiedo, giorno e notte”. “Sempre con questa storia!”. “Una storia orrenda, che non mi dà pace da quando ho capito cosa è accaduto. Tu dovresti capirlo, tu sai queste cose ma fingi di non saperle”.

 

I due uomini si scrutano, uno sul divano, l’altro cammina per la stanza. “Io la amo, l’ho amata fin da subito, e la amo ancora. Che lei mi tradisca con te mi fa male, ma non smetto di amarla. Questo, mio caro, è amore, o almeno penso che tale sia, e di questo amore ancora vivo e sempre vivrò”. “E io sempre muoio, ogni giorno, perché tu sei il mio più caro amico”. “E non la ami, però non smetti di stringerla tra le tue braccia”. “Lei vuole così, dice che se la lascio potrebbe uccidermi, ucciderci, uccidersi. Siamo entrambi nelle sue mani. Lei ti ama, di un amore fortissimo. Ti ama, e per questo mi possiede, per mostrarti tutto il suo amore e il disprezzo che ha per me”. “Vorrei poterla avere anch’io, ma quando sta con me dorme beata. Mi accarezza, mi dice parole dolcissime e si addormenta”. “E tu la notte sospiri. Beato te. Io tutta la notte penso a quanto lei ti ama e per amarti si costringe a possedermi, e forse anche un po’ mi ama, ma poco, l’amore è tutto per te, ringrazia il cielo, e se proprio vuoi maledirmi, sono a tua disposizione”. “Tu sei il mio grande amico, non ti farei mai del male”. “Ma ti ho tradito, e per anni non ti ho detto niente”. “Che ne sai? Sapevo tutto, ma ero cattivo con te e tacevo, ti ho trattato come un cagnolino, anche lei sapeva, eravamo complici, io mi beavo della tua gloria, ti odiavo e amavo, talvolta lei mi baciava e facevamo l’amore pensando a te”. “Ho avuto tante donne che mi amavano davvero, perché proprio lei?”. “Ma te l’ho detto, non ripeterti santo cielo!”.

 

I due uomini tacciono, perplessi. “Scusami, dimenticavo. E’ terribile essere amato in quel modo”. “Non esagerare, sai che non tutte ti amavano”. “Forse, eppure adesso sono convinto che mi amavano tutte, per sbaglio, e non mi posso dare pace, la mia colpa è orribile e il tempo è fuggito, creperò come un cane”. “Be’ non è male”. “In che senso?”. “Le pene d’amore sono le più dolci, e davvero tu morirai come un cane, in qualche modo ci stai morendo, abbracciato a mia moglie”. “Lei riderà di me”. “Può darsi”. “E tu?”. “Scriverò un libro”. “Lei non mi ama, probabilmente mi odia per averti tradito. Quando facciamo l’amore tentiamo di azzannarci”. “Peggio per voi”. “Ma anche meglio. Tu non sai cosa significhi far l’amore con lei”. “Ti va un Martini?”. “Grazie, sei gentile. Come sempre”. “Tra poco arriva. Possiamo vivere senza di lei? Credo di no”. “Possiamo impazzire? Credo di sì. Credo che già siamo pazzi. Ma credo anche in Nostro Signore, credo in qualcosa che non so cosa sia ma c’è”. “Lei è meravigliosa”. “Sì. E’ Dio”. “Il Diavolo”. “Entrambi”. “Siamo felici e infelici. Siamo”. “Ma che siamo, sei tu, uno stronzo”. “Perché adesso fai il cattivo?”. “Perché ne ho piene le palle, sei davvero uno stronzo, a pensarci bene e a pensarci male”. “Ma scusa, mi hai detto che sono il tuo grande amico e ora mi sputi in faccia”. “E non dovrei?”. “E’ vero, sono a pezzi”. “Ma dai scherzo, ecco il Martini”. “Sei tremendo, stavo per avere un collasso”. “ Scioccone, giusto per passare il tempo”. “Il tempo non passa mai, spero che non passi mai, che sia la mia penitenza”. “Anch’io una penitenza ma non so cosa sia”. Silenziosi i due uomini bevono.

 

Ecco, lettori, questa storia mi è stata anni fa raccontata da un mio paziente. Me ne ha parlato il traditore o il tradito? Immaginatelo steso sulla chaise longue che mi racconta la sua vicenda e l’altrui, immaginate e dite in quale delle due posizioni desiderereste trovarvi o non trovarvi. C’è un modo, ed è interessante.

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