A pezzi

Umberto Silva

Stavolta sul lettino ci mettiamo il mondo intero: guerre, celebrazioni, e l’amore, sempre

Sdraiato sul lettino, in attesa dei pazienti, leggo e commento quel che accade nel mondo, dei giornali.

“Se fossi uno di frontiera aiuterei i migranti a oltrepassarla; incito chi può a commettere questo crimine”, dice in tivù Erri De Luca. Non condivido. I “se fossi” sono sempre ambigui, anche gli “aiuterei”, inoltre incitare a un crimine è brutto assai. Semmai incitiamo a scongiurare quel crimine che è la cacciata dei poveri.

 

Nella sua rogatoria sul caso Ferrara, Silva e Sechi presunti diffamatori, il dott. Gianni Sabbadini, presidente della sezione Civile del tribunale di Brescia, ha scritto parole magistrali, che mi auguro lascino una traccia ben netta nel Regno della Legge: “I detti articoli e interventi non integrano i presupposti della diffamazione apparendo espressione letteraria fantastica solo occasionalmente collegata con il fatto del noto processo”. Una gioia di vivere, un piacere di parlare in libertà a volte anche un po’ alla cavolo ma sempre spero con una certa grazia, mi auguro. Mi permetto intanto di dire che la scrittura del dott. Gianni Sabbadini è ottima letteratura.

 

Scarponi, un orologio, un libro, una bottiglia, spuntano dalla neve svizzera del ghiacciaio Tsanfleuron insieme al resto dei corpi morti nel 1942, al colmo della Guerra mondiale che da quelle parti non tempestava. Una coppia di trentenni, marito e moglie: dispiace per loro ma quel che di loro ora si presenta è eccezionale: gambe e braccia si stagliano verso il cielo con una potenza artistica che ricorda poderose sculture.

 

In questi giorni un’altra misteriosa celebrazione: i centodieci anni dalla nascita di Ettore Majorana, fisico nucleare che scomparve nel nulla. Era il 1938, alle soglie del massacro bellico voluto dalla pazzia ducesca. Forse Ettore annusò l’inferno e preferì il paradiso o il nulla, chissà. Intanto ogni dieci anni lo si ricorda, anche perché sempre lo ricorda il bel libro di Sciascia, e in tal modo si ricorda Sciascia, morto nel 1989 e pur sempre vivo nel cuore dei lettori.

 

Un’altra morte di un ottimo scrittore è quella di Sam Shepard che forse, pensando di evitarla, l’ultimo anno di vita cambiò moglie. Colto di sorpresa da un cronista, Matthew McConaughey è attraversato da un reale stupore misto a dispiacere: “E’ morto Sam? Davvero? Ah! Abbiamo perso uno dei grandi, ci vediamo presto Sam”. Intanto apprezziamo la bellezza, grazia, e arte di Matthew anche in questo suo dire sconcertato. Lunga vita.

 

Lunga vita anche a Maria Vergara, che nuda mostra “felice le imperfezioni” d’una quarantacinquenne. Carinissima Maria, si mostri più nuda che può e sia felice; perché mai temere di parlare d’imperfezioni a proposito del proprio corpo e magari anche intelletto? Una donna e un uomo, a qualunque età, mai sono perfetti, sarebbero falsi, burattini: grazie a Dio nemmeno Dio è perfetto, nonostante quel che dica Sant’Anselmo a riprova della Sua esistenza tramite l’unicità e la perfezione; un Dio che si pensa perfetto è un folle, un Dio immobile, prigioniero di una presunta onnipotenza. Dio uscì dalla follia creando il mondo, la donna e l’uomo, esseri meravigliosamente imperfetti alla cui storia ampiamente il Signore partecipò e partecipa.

 

Gli Usa sono pronti a tutto, anche alla guerra preventiva. Mah. Di guerre preventive ricordo quella dei giapponesi a Pearl Harbour, che avevano il buon gusto di avvisare qualche secondo prima le loro vittime.

 

Manifestanti libici bruciano la bandiera italiana a Tripoli, memori di nostri antichi roghi. Finché non la bruciano in Italia, direi che da quelle parti la nostra bandiera bruciata ci può stare ampiamente.

 

Secondo il Daily Mail la duchessa di Cambridge avrebbe più capi degli stessi modelli. Forse perché abituato a due tre antiche paia di giacche e di jeans, non capisco cosa il Daily stia dicendo, ma lo trovo interessante.

 

Si celebra il cinquantunesimo dalla morte di Marilyn Monroe nata nel 1926 e morta nel 1962. Se fosse stato il cinquantesimo anno era più preciso, se il centesimo uno scoop a ritroso, se il trentesimo vabbè, ma il cinquantunesimo è tirato a campare. Bè, a me il tirare a campare piace, un tempo che non ha rispetto di sé, un ricordo, fuori tempo ma garbato, di una donna senza tempo.

 

Grazie anche all’aiuto della grande matematica Rachel Riley l’Università di Bath in Gran Bretagna ha calcolato le possibilità d’innamorarsi: una persona su 562. Non vorrei mai essere quella persona, preferisco essere tutti i 562. Rachel compresa, quel nome mi tenta.

 

Sta arrivando il primo paziente della giornata, gli lascio il lettino e mi appresto ad accomodarmi sulla poltrona.

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