Neto Baldo (foto via Flickr)

Proposte decenti

Umberto Silva

Condannare chi mette in vendita la propria verginità è osceno e antistorico

Con la sua simpatica professoressa il giovane Emmanuel Macron perse la verginità? No, la conquistò, perché la verginità non è la carne che a colpetti di denti si strappa, ma il debutto, l’esporsi, il rischio, quell’audacia che permette al coraggioso fanciullo di conquistare la Francia. A suscitare il mio interesse oggi però è una Casta Diva rumena, Alexandra Kefren, diciottenne di bell’aspetto con malinconico tocco, ragazza che un anno fa apparve al mondo per annunciare il fulgore della propria verginità e, nel contempo, annunciarne la prossima caduta e perdita, proclamando: “Gli uomini prima o poi abbandonano, quindi tanto vale dare la verginità al migliore offerente”. Ecco, questo modo di dire rassegnato e sprezzante è la vera perdita della vera verginità, una perdita che Alexandra cercò di nobilitare dichiarando che i due milioni di dollari guadagnati sarebbero andati in una casa per i genitori e un lungo soggiorno a Oxford per lei, due opere di bene, che tuttavia pare che i genitori non abbiano gradito.

  

Non è la prima volta che si presentano elargizioni di questo tipo, ma la quantità di denaro del “Migliore offerente” stavolta è sconcertante, così come l’età della fanciulla e la sua triennale preparazione al sacrificio, che in questi giorni pare si sia consumato. Che dire? Penso che Alexandra, donandosi, non abbia buttato via la propria verginità, ma piuttosto l’abbia celebrata, in un arcaico mito greco. Penso che il chiedere due milioni a un uomo per una notte o poco più sia un gesto clamoroso di sfida, un dirgli: “Vediamo fino a quanto tu osi amarmi, o deludermi”. E l’uomo in questione, un misterioso cinese di Hong Kong, ha tenuto fede, ha osato, cosa ancora non si sa. Del proprio gesto la ragazza potrà soffrirne in eterno, o in eterno riderne. Non sappiamo e forse mai sapremo, lei neppure; certo la sua esistenza non si ferma qui, può essere la fine di un pensiero che si avvolge su se stesso ma anche l’inizio, qualcosa che fa riflettere non è poco.

  

Veniamo al sodo. Anche se tutto il mondo ora si sente coinvolto e partecipe della storia di Alexandra, la questione concerne esclusivamente i due contendenti. Alexandra dichiara di non dar peso agli uomini ma così dicendo ne fa dei mattoni; costoro pesano eccome, più li si mette in ombra più feroci ma anche desiosi appaiono alla donna che li nasconde al proprio desiderio. Lui, il misterioso cinese, perché ha voluto Alexandra ad altissimi costi? Perché è ricchissimo e gli piace l’idea di permettersi di tutto, di non avere limiti, di rubare col denaro quel che altri ottengono con il corteggiamento? Chi è l’uomo misterioso e onnipotente che si dice abbia comprato quella verginità che mai è solo ginecologica e che Dio ha donato a ogni donna e uomo, e che per quanto si tenti nessuno può comprare, né l’altra o l’altro donarti? Ma si può giocare insieme, quello sì. Il miliardario di Hong Kong evoca alcuni film, in particolare “Belle de Jour” dall’inquietante ronzio; la sofisticata Catherine Deneuve parve assai interessata; lo sarà anche Alexandra? Lei svelerà il mistero? Poiché sarebbe davvero interessante che la ragazza ci raccontasse la sua impresa, allora sì la parola emergerebbe in tutta la sua grandezza e santità. Il libro! Alexandra scriva a Oxford il libro della sua vicissitudine, allora incontrerebbe la gloria. Nonché altro denaro, sempre più conquistato.

 

Chissà quali esperienze Alexandra ha incontrato: chi è quel mostruoso essere che trascina nel giardino la fanciulla? Un bruto, o è la tenera Bestia che incontrando Bella si strugge d’amore, e altro che due milioni di dollari, tutto il suo castello e il patrimonio è pronto ora a donarle? La verginità della Bestia è pari a quella della Bella, magari offrendo una proposta di matrimonio. La famosa “Proposta indecente” in fondo era decentissima, più che sana, una proposta d’amore, quell’amore che sempre abita il desiderio, anche il più cupo, in qualsiasi modo si nasconda o si cerchi di umiliare dietro loschi paraventi.

 

E’ indecente la proposta del cinese? Lo avranno capito i due nell’intimità, loro, soli, è lì che tutto si gioca e si scoprono le carte. Condannare o sbeffeggiare il gesto di Alexandra è osceno, al pari dei perbenisti che condannavano le fanciulle dei romanzi di Dostoevskij, quando andavano in cerca di denaro per i fratellini. Quella tragedia si chiama santità, e in tanti miseri luoghi ancora regna; il gesto di Alexandra sia l’inizio di un viaggio cui augurare l’amore per l’invenzione e la creazione, la felicità di contemplare la Lattaia di Goya.

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