Emma Stone (foto LaPresse)

La la boh

Umberto Silva

La mia adorata Emma Stone mi ha deluso. Perfino Virginia Raggi, oggi, ha più pathos di lei

Il mio compito è di mettere i politici sul lettino ma lasciatemi dire, cari lettori, che l’avere a che fare con la politica italiana è quanto di più deprimente, i tramacci sono miseri e ripetuti, i protagonisti così spenti che, per rinvigorirsi, uno psicanalista deve per una volta assentarsi un paio di ore per andare a vedere un bel film, di quelli che proprio perché appassionanti ti rincuorano e ti dicono dell’animo umano assai più delle tediose manfrine dei potenti, che in realtà in un modo o nell’altro, prima o poi, si manifestano come impotenti, castrati davanti alla vita e alla gloria. E così sono andato a vedere “La La Land, film che agognavo perché la protagonista è l’attrice che più amo dopo averla vista nei due film di Woody Allen, “Magic in the Moonlight” e “Irrational Man”, e nei trailers del nuovo film, “La La Land” appunto, avevo adorato la musica di Justin Hurwitz che passava dal pianoforte di Ryan Gosling agli occhioni di Emma Stone. Contavo quindi su una serata di gioia ma invece, ahimè, Emma mi ha tradito.

 

Dov’è finita la sua grazia che camminava per i mari e i fiori della Costa Azzurra fino a una deliziosa lotta con un ascensore assassino? Dove è il genio di Woody Allen, la sua leggerezza, gli ammicchi sensuali di Emma, l’ironia, l’osservatorio davvero magico quando il sonno di Colin Firth ci si adagia lasciando perplessa Emma, un momento sublime che ricorda il sogno di Costantino di Piero della Francesca, e da lì nascerà tutto, laddove nel film di Damien Chazelle è tutto è una miriade di cosucce. Ben poco nasce da “La La Land”, tutto pare fin da subito morto, solo certi tramonti, certi accenni delle gambe di Emma, ma il viso non è quello di un tempo, il delizioso visino ora pare fissato nella tristezza di esistere secondo una fosca necessità, ed Emma si mette a recitare una poesia sulla Senna e forse ci commuove, tra noi diciamo, ma non riusciamo a muoverci, Eros è impietrito, nessuna gioia di amarsi tra i due ragazzi, e perché si lasciano non si sa, o meglio, si sa e si vede: non hanno alcun desiderio di stare insieme, insieme con noi spettatori, e non vedono l’ora di prendere strade diverse, diecimila miglia, contandosela su che tocca far così per via di un amaro destino, quando invece basta un aereo per arrivare da una città all’altra, e quello sarebbe l’amore, che diavolo, almeno ci fosse odio, macché, e che diavolo in cinque anni di lontananza manco una telefonata a vedere se l’altro è morto, almeno, che cuori di pietra, e che finale ridicolo, dove il patetico fa arrabbiare, ma proprio tanto, meglio la Raggi a questo punto, lei ha più pathos di Emma, Virginia ha quel faccino smarrito che davvero non sa e non si sa chi è e dove sia, a lei l’Oscar della povertà, tutto quel suo pateracchio ricorda se non altro il disastro di Woody nel suo film più sgangherato, quello su Roma appunto. Ah Emma! Dispiace dirlo, ci ho provato in tutti i modi, ma se due grandi attori hollywoodiani non si amano come faccio ad amarli io che già ad amare faccio una certa fatica? Traditori! Due ore per sentire il già sentito su teatri e pianoforti, meglio allora sentire parlare Cuperlo o Bersani. Patetici anche gli spettatori, tutti a farsi iniezioni di bontà per uscire a testa alta e sguardi perduti pur di concedersi qualcosa che non c’è. E adesso? E io che l’amavo così tanto, Emma, e tutti a dirmi che esageravo, che quell’altra, la Scarlett, era meglio.

 

Non il film, brutto sono io

Vabbè, mi sono sfogato, ma siamo seri e non si dica che “La La Land” è un brutto film e i suoi attori e regista e costumisti anche: sono tutti bravi e meritano premi, brutto sono io, con la mie attese troppo tese e che sempre vanno a spaccarsi da qualche parte. Adesso, al posto di Emma sul lettino sta una nuova paziente, una ragazza che subito sputa l’osso: “Professore, io da un anno sto con un cretino, un perfetto cretino”. “Lei è più perfetta ancora, le dico, se sta con un cretino è più cretina di lui”. “E se fosse solo un vile?”. “Lei lo sarebbe più di lui”. “E se un mascalzone?”. “Mai quanto lei a stare con un mascalzone”. “E se sto con un brigante”. ‘Vuol dire che lei lo batte”. “Uno stronzo?”. “Lei stronzissima”. Tace pensierosa. Anch’io. City of stars / are you shining  just for me? / City of stars / there’s so mach that i can’t see / Woo knows?

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