Alfano contro la "maternità surrogata". I fondi sovrani che guardano all'Italia

Redazione
La rassegna della stampa internazionale sui principali fatti che riguardano da vicnino il nostro paese. Oggi articoli di Guardian, Wall Street Journal, Les Echos, Abc.

    Migrazioni: l'Italia potrebbe ripristinare controlli alle frontiere con la Slovenia

    Madrid, 7 gen - (Agenzia Nova) - L'Italia sta elaborando un piano per stabilire i controlli al confine con la Slovenia. Dato il continuo e crescente flusso di immigrati alla frontiera di entrambi i paesi, riferisce il quotidiano "Abc", il governo italiano sta valutando la possibilità di schierare pattuglie di polizia e effettuare controlli sulla validità dei documenti di tutti gli immigrati che attraversano il confine, sia in auto che in treno. Ogni settimana raggiungono il territorio italiano dalla Slovenia tra i 300 e i 400 immigrati, secondo quanto riferito dal "Corriere della Sera", che cita fonti del ministero dell'Interno. Roma sta facendo pressioni sul governo sloveno per limitare o arrestare del tutto l'afflusso di immigrati dal suo territorio verso l'Italia. Se alla fine dovesse attuarsi il piano italiano per il ripristino dei controlli alle frontiere, questo sarebbe "un altro duro colpo per l'accordo di Schengen" sulla libera circolazione delle persone.

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    L'Italia accusa il capo di gabinetto di Juncker di essere un despota

    Londra, 7 gen - (Agenzia Nova) - L'esperto giuridico Carlo Zadra, unico italiano nel gabinetto del presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, si è dimesso dopo essere stato sostituito come consulente anziano dal britannico Michael Shotter. La vicenda, riferisce il quotidiano "The Times", ha avuto uno strascico polemico, con l'Italia irritata per i "modi dispotici" del capo di gabinetto tedesco Martin Selmayr.

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    Alfano: la maternità surrogata dovrebbe essere punita come un reato sessuale

    Londra, 7 gen - (Agenzia Nova) - Il ministro degli Interni italiano, Angelino Alfano, riferiscono i quotidiani britannici "The Guardian" e "The Telegraph", ha lanciato l'offensiva contro la maternità surrogata, nell'ambito di una più ampia campagna contro i tentativi del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, di garantire diritti di famiglia alle coppie dello stesso sesso. "Vogliamo che l’utero in affitto diventi un reato universale. E che venga punito con il carcere. Proprio come accade per i reati sessuali", ha affermato il politico, sostenendo che l'introduzione della cosiddetta "stepchild adoption" porterebbe all'utero in affitto e dichiarandosi pronto a raccogliere le firme per un referendum abrogativo in caso di approvazione dell'istituto.

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    Italia: più del 50 per cento delle azioni di società quotate sono in mani straniere

    Parigi, 7 gen - (Agenzia Nova) - Uno studio elaborato da Unimpresa mostra che oltre la metà della capitalizzazione borsistica italiana è in mani straniere: è il segno dell'attrazione esercitata dalla terza economia della zona euro, al prezzo però della perdita di controllo di alcune tra le sue imprese più emblematiche. Secondo lo studio, nel giugno del 2015 il valore degli investimenti borsistici stranieri in Italia è salito a 279 miliardi di euro, raggiungendo il 51,1 per cento del totale contro il precedente 44,3: è la prima volta che gli investimenti stranieri superano la barra del 50 per cento. Fino all'arrivo di Matteo Renzi alla presidenza del Consiglio, i governi italiani hanno sempre malvisto l'ingresso di investitori stranieri nelle imprese nazionali: Renzi invece ha subito fatto sapere che non avrebbe messo loro i bastoni nelle ruote; ed inoltre si è impegnato a modernizzare l'economica del paese ed a riformare una burocrazia fin troppo pignola che ha sempre scoraggiato gli investimenti venuti da fuori. Tuttavia la recente ondata di acquisizioni, di cui il quotidiano economico francese "Les Echos" cita una serie di esempi, fa temere una perdita di identità dei prodotti del "made in Italy", ed anche una diminuzione dei posti di lavoro. "Siamo inquieti", ha detto in un comunicato il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi: "I giganti finanziari mondiali spesso acquistano per motivi speculativi e non per investire". Inoltre alcune delle Opa realizzato l'anno scorso hanno ridotto il potere delle imprese familiari italiane, che fino ad ora avevano dominato il paesaggio imprenditoriale del paese ma che adesso non riescono più a tenere il passo della mondializzazione dei capitali.

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    I fondi sovrani investono 350 milioni di euro nel mercato immobiliare italiano

    New York, 7 gen - (Agenzia Nova) - I fondi sovrani di Azerbaigian, Abu Dhabi e del Qatar hanno concordato nelle ultime due settimane un investimento combinato di 350 milioni di euro nel mercato immobiliare italiano. Gli investimenti riguardano in particolare l’acquisto e lo sviluppo di tre proprietà distinte a Milano, stando a fonti citate dal “Wall Street Journal”. L?Autorità d'investimento di Abu Dhabi acquisterà un edificio del 1960 che verrà demolito per far posto a un grattacielo, mentre il Fondo petrolifero statale della Repubblica dell'Azerbaigian acquisterà un edificio dalla Camera di commercio italiana; l'Autorità d'investimento del Qatar comprerà invece una proprietà da Bnp Paribas Sa.

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    Panorama internazionale

     

    Il dittatore nordcoreano Kim Jong-un (foto LaPresse)


     

    Le implicazioni del test nucleare nordcoreano

    New York, 7 gen - (Agenzia Nova) - Il test nucleare condotto dal regime nordcoreano è in primo piano sulla stampa statunitense. Stati Uniti e Corea del Sud hanno accolto l'annuncio del test di una bomba a idrogeno da parte di Pyongyang con scetticismo: le rilevazioni preliminari effettuate dalle intelligence dei due paesi indicherebbero un fallimento del test condotto dal paese asiatico, che avrebbe liberato energia pari a 6 chilotoni, ancor meno di quella generata dal precedente test condotto da Pyongyang con un'arma termonucleare tradizionale nel 2013. Il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha comunque espresso una condanna formale del test, le cui implicazioni, a prescindere dall'effettivo successo dell'esplosione controllata, appaiono molteplici e profonde quantomeno sul piano regionale. A guardare con preoccupazione agli ultimi sviluppi nella Penisola coreana è anzitutto la Cina: Pechino potrebbe essere costretta a reagire all'ultima intemperanza del ditttore Kim Jong-un raffreddando ulteriormente le relazioni col proprio storico alleato, ma ciò che Pechino davvero teme, secondo l'opinionista del “Wall Street Journal” Andrew Browne, è un collasso del regime nordcoreano che potrebbe portare le forze armate statunitensi a ridosso dei confini cinesi e garantire agli Usa il controllo delle rotte che conducono al cuore industriale della Cina nord-orientale. Il test nucleare condotto dalla Corea del Nord, comunque, costituisce uno sviluppo preoccupante anche per gli Stati Uniti, per due ragioni: da un lato, rappresenta una sfida aperta alla politica regionale statunitense in Asia Orientale, e riporta gli Usa e i loro alleati a interrogarsi in merito all'effettivo progresso del programma nucleare di Pyongyang; dall'altra, come scrive David Nakamura sulla “Washington Post”, la provocazione nordcoreana mette in dubbio l'efficacia della politica regionale condotta dall'amministrazione del presidente Barack Obama, e più in generale la sua scelta, già applicata all'Iran, di affidarsi alle pressioni della comunità internazionale, spesso rivelatesi inefficaci.

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    Senza democrazia non c'è Europa

    Berlino, 7 gen - (Agenzia Nova) - L'Europa scivola da una crisi all'altra: l'Unione Europea sembra sempre meno in grado di metabolizzare le sue contraddizioni interne. Uno dei motivi principali è la sua mancanza di democrazia: è vero, scrive il tedesco "die Zeit", che tutti gli Stati membri della Ue sono democrazie, perlomeno formalmente, ed è vero che il Trattato di Lisbona si fonda sulla libertà, sulla democrazia e sull'uguaglianza. Anche facendo la somma di tutti questi fattori, però, ancora non risulta una democrazia europea. I governi nazionali all'interno della Ue rappresentano ancora gli interessi del proprio elettorato di riferimento: non esiste, secondo il settimanale tedesco, un governo addetto all'interesse comune europeo e al bene comune. A ciò si aggiunge il fatto che singoli Stati membri come l'Ungheria e la Polonia limitano sempre più i principi democratici dello stato di diritto.

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    Francia, Valls: "Non possiamo creare dei senza-patria"

    Parigi, 7 gen - (Agenzia Nova) - Il primo ministro francese, Manuel Valls, mercoledì 6 gennaio ha affossato la proposta avanzata da alcuni alti esponenti del suo stesso Partito socialista (Ps) di estendere a tutti i cittadini il provvedimento che toglierebbe la nazionalità ai colpevoli di atti di terrorismo. Davanti alle critiche alla misura riguardante i terroristi con doppia cittadinanza, anche se nati in Francia, che il presidente Francois Hollande ha voluto includere nella riforma della Costituzione, nei giorni scorsi diversi esponenti socialisti, tra cui il primo segretario del Ps Jean-Cristophe Cambadélis, avevano proposto di estendere "a tutti" il ritiro della nazionalità. L'idea era di non fare discriminazioni tra francesi-francesi e cittadini con doppio passaporto; c'è stato anche chi ha proposto di trasformare la misura in una più blanda "cancellazione dei diritti civili e politici"; magari addirittura a tempo determinato, solo per un certo numero di anni. Ma ieri sera, intervistato nel suo studio a Palazzo Matignon dalla rete "Bfm Tv", il capo del governo ha tagliato corto: il Parlamento, ha detto, è libero di intervenire sul progetto di legge costituzionale, ma "ad una condizione molto chiara. La Francia", ha scandito Valls, "non può certo creare degli apolidi, delle persone che non abbiano nessuna nazionalità". E nonostante i mal di pancia e le resistenze della sinistra, a parere del premier "la riforma costituzionale sarà approvata da una maggioranza assai larga" quando il 3 febbraio prossimo il Parlamento si riunirà in Congresso a Versailles per discuterne. Anche perché la destra "classica" de I Repubblicani (Ir, ex-Ump) sempre mercoledì si è ufficialmente detta pronta a votare la riforma così come l'aveva anticipata il presidente Hollande all'indomani delle stragi del 13 novembre a Parigi e come è stata adottato dal Consiglio dei ministri il 23 dicembre scorso: ma solo se l'applicazione dell'articolo 2, quello appunto sul ritiro della nazionalità non sarà annacquata e non sarà estesa a tutti i cittadini francesi. Quei socialisti che cercano di uscire dalla trappola di un provvedimento che la maggioranza di loro non riesce proprio ad accettare dovranno dunque tirare fuori qualche altra idea, scrive il quotidiano di sinistra "Libération" che contro il ritiro della nazionalità sta conducendo una campagna molto impegnata.

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    Regno Unito: Cameron cerca il sostegno della Germania sulla riforme dell'Ue

    Londra, 7 gen - (Agenzia Nova) - Politica europea in evidenza sulla stampa britannica: il primo ministro del Regno Unito, David Cameron, oggi e domani in visita in Germania e Ungheria, lancia, infatti, la fase finale della rinegoziazione dei termini dell'appartenenza all'Unione Europea. Il premier, in vista del vertice europeo del mese prossimo, sta intensificando il corteggiamento al governo tedesco per ottenere il suo sostegno sulle riforme. Il punto cruciale è porre dei limiti all'immigrazione senza intaccare il principio della libertà di circolazione delle persone. Cameron ha spiegato il suo punto di vista in un articolo pubblicato sul quotidiano tedesco "Bild" e questa mattina esporrà il suo piano in una sessione a porte chiuse al congresso della Csu, l'Unione Cristiano-Sociale, in Baviera. La prospettiva della Brexit, l'uscita della Gran Bretagna dall'Ue, allarma i gruppi bancari Barclay e Hsbc, secondo i quali sarebbe costosa e distruttiva e ridurrebbe l'influenza globale del paese.

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    L'allarmante declino della Marina militare statunitense

    New York, 7 gen - (Agenzia Nova) - Le attuali dimensioni della flotta da guerra degli Stati Uniti, che conta in tutto 272 vascelli, non è lontanamente sufficiente a far fronte agli scenari di crisi globali, scrive sul “Wall Street Journal” Seth Cropsey, direttore del Center for American Seapower presso l'Hudson Institute, già sottosegretario alla Marina durante le amministrazioni Reagan e Bush senior. Ad oggi, la Marina militare statunitense conta meno della metà dei vascelli su cui poteva contare 30 anni fa, durante l'amministrazione Reagan. L'obiettivo della Marina per i prossimi anni era di accrescere la propria flotta a 308 unità, inclusi 12 vascelli che dovrebbero sostituire gli ormai obsoleti sottomarini lanciamissili balistici di cui dispone il paese. Il mese scorso, però, il segretario alla Difesa Ashton Carter ha chiesto alla Marina una ulteriore riduzione quantitativa della flotta in favore di un aggiornamento tecnologico delle navi esistenti. Secondo l'autore dell'editoriale, Carter ritiene che l'effetto deterrente di una presenza capillare e costante della Marina Usa nel mondo è meno importante della sua capacità di vincere guerre in virtù di una superiorità tecnologica; si tratta però, secondo Cropsey, di un assunto tragicamente sbagliato: per far fronte all'attuale scenario di crisi globale, gli Usa avrebbero bisogno secondo l'ex funzionario di almeno 350 navi da guerra. Nel suo editoriale Cropsey illustra nel dettaglio quella che a suo parere dovrebbe essere la composizione ideale della Marina militare statunitense: da 11 a 16 portaerei, per garantire almeno la presenza costante di un gruppo da guerra nel Pacifico Occidentale e nel Golfo Persico; almeno 60 navi da rifornimento, il doppio di quelle oggi in servizio; 90 sottomarini contro i neanche 70 che gli Usa prevedono di avere in servizio nel 2020. 45 navi anfibie per il corpo dei Marine, e una vasta flotta di incrociatori e cacciatorpediniere - almeno 100, contro le 88 previste – oltre a 30 vascelli che dispongano di capacità offensive e difensive paragonabili a quelle di una fregata.

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