Yuzuru Hanyu durante la gara di pattinaggio artistico alle Olimpiadi di Pyeongchang (foto LaPresse)

Il principe di queste Olimpiadi è un pattinatore che non può amare

Giulia Pompili

Si chiama Yuzuru Hanyu, non è soltanto un “alieno”, come lo chiama il suo allenatore, ma una rockstar del pattinaggio. Un idol con due medaglie d'oro ha delle responsabilità

Roma. Quando è entrato per la prima volta nella Gangneung Ice Arena, venerdì scorso, dalle tribune si è alzato un tifo inusuale, come quello che si riserva alle rockstar quando salgono sul palco all’inizio di un concerto-evento. E allora è parso chiaro anche a chi non è avvezzo alle gare di pattinaggio artistico sul ghiaccio che l’esibizione successiva sarebbe stata degna di attenzione. Ventitré anni, un metro e settanta per poco più di cinquanta chili, Yuzuru Hanyu non è soltanto un “alieno”, come lo chiama il suo allenatore canadese Brian Orser, ma una rockstar del pattinaggio.

 

Alle Olimpiadi invernali di Pyeongchang è entrato nella storia dello sport per aver conquistato un’altra volta la medaglia d’oro, dopo quella di Sochi 2014. Erano sessantasei anni che un pattinatore non vinceva due titoli consecutivi nella competizione maschile individuale, e prima di lui nella storia del pattinaggio soltanto tre atleti ci sono riusciti. Di Hanyu si è parlato molto soprattutto perché alla fine della sua gara l’arena di ghiaccio si è ricoperta di pupazzi di Winnie The Pooh, l’orsacchiotto portafortuna di Hanyu, lanciati dagli spalti dai suoi ammiratori – che erano pressoché la totalità degli spettatori alla gara di pattinaggio, sventolanti bandiere giapponesi e pupazzi.

   

   

Il primo ministro Shinzo Abe ha scritto su Twitter che Hanyu ha riempito i cuori dei giapponesi, e il presidente del Comitato olimpico nipponico, Yasuo Saito, ha detto alla Cnn che “la gente è affascinata dalla sua personalità, dalle sue capacità e dal suo carisma”. Del resto, il giovane pattinatore è il primo ad aver realizzato un quadruplo salto Rittberger nel 2016 – superando il record di tre giri della leggenda americana Dick Button, che non ha caso a ottantotto anni l’altro giorno ha scritto su Twitter tutta la sua ammirazione per l’atleta giapponese. Hanyu adesso è pronto per “tentare l’Axel quadruplo” – ha detto lui stesso durante la conferenza stampa post olimpica – che è una specie di missione impossibile per ogni pattinatore, una evoluzione che non è mai riuscita a nessuno prima d’ora.

 

Fosse stato un atleta europeo, o americano, Yuzuru Hanyu sarebbe stato niente più che uno sportivo, con tutto quel che ne consegue. Ma lui è stato capace di riprendersi dopo una brutta caduta a novembre, durante il trofeo della Nhk, e di arrivare alle Olimpiadi a forza di antidolorifici per rimediare al dolore alla caviglia, senza lamentele né giustificazioni. Perché Hanyu è carino – kawaii, dicono nella cultura pop nipponica – è elegante, ha vinto già due volte il campionato del mondo, ed è più di un atleta, è un simbolo. Ed è tipica giapponese questa capacità di trasformare personaggi simili in idoli, anzi, in idol.

 

   

Hanyu già da qualche anno è una superstar. E’ uno che all’età di diciassette anni, nel 2012, aveva già scritto la sua prima autobiografia da 150 mila copie vendute poco dopo l’uscita, e nel 2016 ne ha scritta un’altra, per coprire il quadriennio successivo. Per mantenere questo successo, segue le regole che vengono imposte a questo genere di idol, con uno stile di vita impeccabile, che i giovani giapponesi possano prendere a esempio. Hanyu è originario di Sendai, una delle zone più colpite dal terremoto e dallo tsunami che hanno cambiato per sempre la storia nipponica l’11 marzo del 2011. La tragedia l’ha vissuta in prima persona, compresi i campi per sfollati. Per questo si occupa spesso pubblicamente della ricostruzione, con donazioni e sponsorizzazioni.

 

Tra le convenzioni in uso tra gli idol c’è anche quella di evitare fidanzamenti ufficiali, almeno per un po’. Del resto, secondo un serissimo sondaggio del femminile giapponese online Asa-Jo, Hanyu è di gran lunga il più votato dalle donne giapponesi tra i venti e i trent’anni come l’uomo sportivo più desiderabile per un matrimonio. Così, quando si è diffusa la notizia che stesse frequentando una ex compagna di scuola, si è affrettato a smentire, scusandosi – sì, scusandosi – con le ammiratrici, per via del disagio che il gossip aveva provocato nei loro cuori. Del suo rapporto particolarmente stretto con un altro pattinatore manco a parlarne. Online si parla da parecchio di una “bromance” tra Hanyu e Javier Fernández, arrivato terzo a queste Olimpiadi, dopo l’altro giapponese Shoma Uno. Twitter si è riempito di cuori quando Hanyu ha chiesto al compagno di squadra Uno e a Fernández di salire sul gradino più alto del podio con lui, in un inusuale gesto affettuoso, commentato dai media giapponesi come la “dimostrazione dello spirito olimpico”. E noi che speravamo fosse amore.

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.