Storie di Natale, da leggere e guardare

Giulia Pompili

Si parla sempre troppo poco dei nordcoreani che scappano. Quelli che scappano e poi vogliono tornare, quelli che scappano e non sanno dove stare, come vivere, che vengono discriminati

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IN PRIMO PIANO: LA COREA DEL NORD DI CHI SCAPPA 

 

 

È la settimana di Natale, e forse una storia, anzi, tante storie, sono meglio di mille analisi e spiegoni.

Si parla sempre troppo poco dei nordcoreani che scappano. Quelli che scappano e poi vogliono tornare, quelli che scappano e non sanno dove stare, come vivere, che vengono discriminati.

Ieri ho scritto per Il Figlio di Annalena un articolo che volevo scrivere da tempo, perché il mondo dei cosiddetti "defector", i "fuoriusciti", è pieno di contraddizioni, è complesso, e va trattato con cautela.

 

"Kim Ryon-hui faceva la sarta a Pyongyang. Nel 2011 è andata in Cina per curarsi, e ha deciso di andare in Corea del sud  e guadagnare un po’ di soldi. Non sapeva che una volta messo piede a Seul non sarebbe mai potuta tornare indietro. Qualche settimana fa è andata all’Onu, dal relatore speciale per i diritti umani Tomas Ojea Quintana, a chiedere giustizia: voglio tornare indietro, voglio tornare in Corea del nord dalla mia famiglia, da  mio marito e da mia figlia, fatemi tornare indietro. Per la legge sulla Sicurezza nazionale coreana non può farlo. Kwon Chol-nam, scappato dal Nord nel 2014, chiede da anni di poter tornare a casa, perché in Corea del sud viene “trattato come un animale”. Kim, Kwon, fanno parte di una piccola percentuale rispetto alle oltre trentamila persone che dal 1953 in poi sono fuggite dal regime. Ma di loro si parla  poco, per pudore e perché non sarebbe utile alla propaganda nordcoreana. E pochissimo si parla di quelle donne, madri, figlie, che  affrontano il passato in un paese lontanissimo dal loro, e non possono tornare.

  

La prima volta che ho incontrato Shin Dong-hyuk, uno dei più famosi defector nordcoreani, era stata appena messa in discussione la credibilità delle sue parole. Vari esperti di affari asiatici avevano dimostrato che alcuni fondamentali dettagli del suo bestseller  Fuga dal Campo 14 (in Italia tradotto da Codice) erano falsi. Lui stesso, in un post su Facebook, aveva ammesso di aver usato le bugie per “proteggersi”. Quel giorno ero arrivata all’intervista [che potete leggere per intero qui] con molti dubbi: perché mentire su storie così gravi e orribili, mi domandavo, tanto più che le sue dichiarazioni sono alla base del processo intentato dall’Onu contro la Corea del nord per violazione dei diritti umani. Mentre aspettava che l’interprete gli traducesse le mie parole, Shin teneva gli occhi fissi sull’iPhone, andava su e giù su Twitter, aveva addosso la noia di chi è costretto a ripetere sempre la stessa storia. Era piuttosto il suo corpo a parlare, deformato da qualcosa che ricorda la fame, la tortura, le botte. Ma alla domanda cruciale – perché hai mentito? – il suo sguardo non ha tradito alcun sentimento.

  

In media ogni anno un migliaio di persone scappa dalla Corea del nord. Più del settanta per cento sono donne, la maggior parte tra i venti e i trent’anni. Gli uomini hanno un lavoro dove devono presentarsi ogni mattina, ma chi si occupa della casa non è così controllato. Quello dei defector è  soprattutto un problema femminile, donne che nel passaggio tra il Nord e il Sud sono costrette a lunghi viaggi pericolosi. A differenza di molti, Shin Dong-hyuk è un defector professionista, vive parlando della sua vita, e sembra ormai un altro da sé. Ma i sentimenti, i legami, sono un pezzo importante di questa storia. Shin aveva un’aria gelida quando mi ha parlato del suo matrimonio, da uomo libero, qualche anno fa. Perché così funziona in Corea del nord. E’ una cosa che ho sentito dire da quasi tutti i  nordcoreani che ho incontrato: lo stato orwelliano costruito dai Kim prevede che ogni individuo sia responsabile dei suoi vicini, dei suoi fratelli, della sua famiglia. Anni di stato di polizia, di denunce pretestuose, di intere famiglie finite nei campi di lavoro  hanno portato a uno svilimento dei rapporti umani, sempre più difficili e vuoti.

  

Poi un giorno a Seul ho incontrato un coro di profughe nordcoreane. Erano tutte vestite di rosa. C’era chi era scappata da decenni, chi da pochi anni. Una di loro aveva cicatrici su tutto il corpo, e non andava a tempo, e all’ennesimo errore  la sua vicina, molto più giovane, le ha preso la mano, e insieme hanno sorriso. Non ho mai visto tanti sentimenti messi insieme in un solo gesto, e tante persone commuoversi.

  

Da tempo si discute dell’uso strategico dei fuoriusciti nordcoreani per la propaganda. E’ difficile anche solo dargli una definizione: sono migranti economici? Sono rifugiati politici? Per comodità la comunità internazionale li chiama defector, disertori, una parola che però ha un’accezione negativa: sono disertori per la Corea del nord, non per gli altri. Quando un nordcoreano riesce a oltrepassare il confine, a sopravvivere ai trafficanti di uomini cinesi, poi  viene rimpatriato in Corea del sud. E “rimpatriato” è il termine esatto, perché Seul non riconosce l’autorità di Pyongyang, e quindi i cittadini nordcoreani possono avere automaticamente il passaporto sudcoreano. Ma è  impossibile avvicinare un nordcoreano appena fuggito: prima del reinserimento nella società del Sud, avviene una specie di riabilitazione nell’hanawon, una “scuola” messa a disposizione dal governo di Seul per insegnare ai fratelli del Nord a vivere in un paese super industrializzato. Il passaggio nell’hanawon dura una quarantina di giorni (una quarantena, sì), e lì avvengono i controinterrogatori. I servizi segreti spolpano di informazioni i fuggitivi, vogliono sapere se sono spie, vogliono sapere che cosa facevano, che cosa sanno. Appena uscito da lì per un disertore si aprono due strade: entrare a far parte della società sudcoreana, aiutati per qualche anno dal welfare, e restare comunque un cittadino di serie B, perché considerato  fisicamente, ma soprattutto psicologicamente inadatto. Oppure diventare attivista, scrivere libri, calcare la mano sull’orrore, fare infotainment – come quello del programma di Channel 4, “Now On My Way to Meet You”, dove nordcoreane parlano della vita trascorsa  al Nord e fanno intrattenimento e tv verità. Ma la verità, appunto, è ogni volta diversa.   Eppure è lo stesso paese, la stessa penisola".

 

Ci sono molte associazioni che aiutano i nordcoreani che scappano. Una delle più famose si chiama Liberty in North Korea (LiNK) – che ha sede in California e a Seul. Sul loro sito si possono seguire le storie di chi viene aiutato.

 


   

IL DOCUMENTARIO

 

Ed è di LiNK il documentario sulla “Jangmadang Generation", che racconta i millennial nordcoreani che stanno cambiando qualcosa nella penisola. Qui ne parla con toni entusiasti Anna Fifield del Washington Post, e dalla stessa pagina potete guardare l'intero documentario. Qui sotto, invece, un breve trailer.

 

 


 

LA SETTIMANA

 

PENISOLA COREANA

Sarà un inverno molto difficile per i nordcoreani. Il nuovo pacchetto di sanzioni economiche approvate dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ridurrà l'importazione di petrolio da parte di Pyongyang del 90 per cento. Cina e Russia hanno votato a favore della risoluzione, e non è mai scontato.

 

Un altro soldato nordcoreano è scappato attraverso la Zona demilitarizzata, sono stati sparati almeno venti colpi. La seconda defezione in una zona super controllata rende molto testa la situazione al confine tra Nord e Sud. Secondo i dati di Seul sono 880 i nordcoreani che sono scappati nel 2017: la maggior parte passa dalla Cina, ma sono almeno 15 i nordcoreani che quest'anno ha preso strade disperate, via mare o – come l'ultimo - sul 38° parallelo.

 

Secondo NK News, quattro nordcoreani avevano fatto richiesta di visto alla nostra Farnesina, che gliel'ha negato. Tutto è successo a settembre, quando era già passata la risoluzione che vieta la compravendita di materiali tessili con la Corea del nord. I quattro sembra che trafficassero proprio in tessili.

 

Il cyberattacco con il malware denominato "WannaCry" è stato compiuto dalla Corea del nord: così ha scritto ufficialmente Thomas Bossert, advisor di Donald Trump sulla Sicurezza nazionale, sul Wsj. I dubbi restano.

 

"It is not the missiles that I am concerned about, it is the leader, Kim Jong-un". Il direttore di National Interest ha avuto una conversazione sul futuro dell'Asia con Maurice R. Greenberg.

 

Il presidente sudcoreano Moon Jae-in vuole sospendere le esercitazioni militari congiunte tra Corea del sud e America almeno per il periodo delle Olimpiadi di PyeongChang.

 

A Jecheon, in Corea del sud, un incendio in un palazzo di otto piani ha fatto 29 morti.

 

E ancora di morti si parla, anche se sono le vacanze di Natale e non si dovrebbe. Ma la storia di Jonghyun, cantante degli SHINee, una band K-pop di fama mondiale, si è suicidato qualche giorno fa perché soffriva di depressione a ventotto anni. Se volete ascoltarlo, Billboard ha fatto una selezione delle sue quindici canzoni più belle.

 

GIAPPONE

Il Consiglio dei Ministri di Shinzo Abe ha approvato un bilancio da 97.7 trilioni di yen (oltre 860 mila miliardi di dollari) per l'anno fiscale 2018, stabilendo un nuovo record per il sesto anno consecutivo. La parte più interessante però è quella per la Difesa. La spesa per proteggere il paese cresce ancora dell'1,3 per cento, e gran parte dell'investimento andrà a migliorare le capacità antimissilistiche giapponesi.

 

Uno dei problemi fondamentali di Fukushima è che chi è stato evacuato nel 2011 dopo l'incidente nucleare non vuole tornare, si è ricostruito una vita altrove, e in tutta la prefettura ci sono grossissimi problemi legati allo spopolamento. Per questo motivo la Japan Post, in collaborazione con la startup giapponese ZMP Inc., sta testando il servizio delivery con una specie di drone a ruote. (per la serie: i robot ci rubano il lavoro? sul serio?).

 

Secondo un panel di ricerca sui terremoti, ci sono "alte possibilità" che un terremoto simile a quello dell'11 marzo 2011 colpisca le coste sud dell'Hokkaido nei prossimi quarant'anni.

 

Come funzionano le scuole nordcoreane in Giappone? Perché sì, esistono, nonostante subiscano spesso la discriminazione e periodicamente vengano minacciate di chiusura. Ma è la storia: la comunità coreana in Giappone è ancora molto nutrita. Pio d'Emilia, (SkyTg24 e non solo, un'istituzione degli affari asiatici italiani), ci è andato, ha parlato con insegnanti e bambini, potete vedere il servizio qui.

 

Yakuza e guai. La polizia ha trovato un cadavere al piano terra di un palazzo occupato dalla yakuza vicino alla stazione di Akasaka, a Tokyo.

 

Lo scontro tra abitanti di Okinawa (e governatore) e governo centrale è sempre più acceso. Dopo che un finestrino di un velivolo militare americano è caduto a circa dieci metri da un gruppo di bambini che erano a scuola, l'assemblea della prefettura ha fatto richiesta formale a Tokyo e al Pentagono affinché smettano i voli di esercitazione sopra alle scuole e agli ospedali.

 

Xiang Xiang, il famoso panda figlio dei famosi panda cinesi che vivono nello zoo di Tokyo, ha fatto il suo debutto pubblico ufficiale. Alle 7 del mattino del primo giorno di "esposizione" c'era un'ora di coda soltanto di giornalisti.

 

Se avete voglia di leggere qualcosa di bello e molto giapponese, in queste vacanze, una soluzione potrebbe essere il blog di Laura Imai Messina. Ha scritto un libro, che si chiama "Tokyo Orizzontale", ma soprattutto nel suo "Giappone mon amour" racconta spesso aneddoti e contraddizioni della società giapponese, visti da un'italiana. Il suo studio della lingua e di quanto riveli l'essenza del Giappone è una delle cose che mi piacciono di più. Leggete qua, quanto c'è dietro una semplice parola come ごめんね, gomen ne, "scusa".

 

Avete voglia di binge watching su Netflix? Secondo Quartzy è ora che vediate Kantaro: The Sweet Tooth Salaryman.

 

L'esercito di terracotta, ma di cioccolata, natalizio, in una foto d'archivio a Xi'an (Xinhua/Jiao Hongtao)

 

CINA, E ALTRE STORIE

Chi è il vero competitor della Cina in Asia? L'America? La Russia? Il Giappone? No, scrive il Nikkei Asian Review. E' l'India. Prendete l'esempio del Nepal e del Myanmar.

 

Proprio come Halloween che, anche in Italia, sta sovvertendo lentamente la tradizionale festa dei morti, in Cina accade lo stesso tra il Dongzhi, il solstizio d'inverno cinese, e il Natale (Atzori su Agi).

 

Pur essendo una festa molto popolare, c'è qualcuno che il Natale cinese proprio non lo vorrebbe. Per esempio, i gruppi confuciani che vedono nelle festività importate da altre religioni un "inquinamento" della struttura tradizionale del paese. (The Confucian Fundamentalists Who Want to Boycott Christmas di Yang Chunmei, su SixthTone)

 

E poi, naturalmente, c'è il Partito comunista: "Party members should be firm Marxist atheists, obey Party rules and stick to the Party’s faith… they are not allowed to seek value and belief in religion". A Hengyang ai membri del partito è ufficialmente vietato di celebrare il Natale.

 

Xi Jinping l'aveva promesso, ma ora è ufficiale: la Cina metterà un prezzo alle emissioni di anidride carbonica. I dettagli sono stati annunciati il 19 dicembre dalla Commissione nazionale per lo sviluppo e le riforme (Cecilia Attanasio su Lettera 43).

 

Il governo di Pechino possiede il più grande radar per la ricerca della vita extraterrestre. Ma se dovesse avere un contatto alieno, si domanda il South China Morning Post, lo direbbe al mondo? Un lunghissimo articolo pieno di dettagli e aneddoti storici, da leggere insieme con questo, di un po' di tempo fa, del mitico Eugenio Cau.

 

I cinesi hanno una gran voglia di vino. Ma le tasse rendono quello estero molto costoso, ed è difficile da produrre in loco. Una gran bella lettura su un mercato in crescita, su Caixin.

 

La grande notizia della settimana però è un'altra. La Cina ha infatti rimosso dopo oltre 16 anni il bando sulla carne bovina italiana – la fiorentina arriverà sulle tavole cinesi forse nel 2019. Grande successo della diplomazia di Roma e Pechino.

 

***

 

Indonesia. Il governo di Jokowi ha preso molto sul serio la guerra al porno online.

 

Filippine. La Duterte dynasty. Oltre alla figlia Sara, dal 2016 sindaco di Davao in sostituzione del padre – e il figlio maschio, vicesindaco della sorella, c'è la nipote Isabelle Duterte. Prima è stata bersagliata dalle critiche perché ha girato il suo pre-diciottesimo (non fatemi spiegare cosa sia) nel palazzo alla Casa Bianca filippina, dove abita il nonno.

 

Nepal. Una meravigliosa storia di città lontanissime. Così Kathmandu ha sconfitto il traffico.

 


 

BUON NATALE!

 

Il 25 dicembre al Tokyo International Forum Hall c'è Love Actually live con la Filarmonica di Tokyo. Più natalizio di così si muore (qui sotto trovate la versione di "Glasgow Love" della Radio Symphonic Orchestra di Vienna).

 

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.