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Il nordcoreano che attraversa il 38° parallelo è un messaggio ai soldati: si può fare

Giulia Pompili

Intorno alle tre e un quarto del pomeriggio di lunedì, un soldato della Corea del nord è arrivato con una jeep militare fino al villaggio di Panmunjom, nella Zona demilitarizzata

Roma. Cinquanta metri. Sono quelli che il soldato nordcoreano è riuscito a correre oltre al confine del trentottesimo parallelo, prima di accasciarsi colpito dai proiettili che arrivavano dai suoi stessi commilitoni. Intorno alle tre e un quarto del pomeriggio di lunedì, un soldato della Corea del nord è arrivato con una jeep militare fino al villaggio di Panmunjom, nella Zona demilitarizzata, e quando il veicolo è caduto nella fossa di drenaggio ha proseguito a piedi verso la Joint Security Area, il confine più militarizzato e controllato del mondo. Quattro soldati nordcoreani, intuito che l’intenzione del militare era quella di attraversare il confine della Military demarcation line, hanno sparato una quarantina di proiettili nella sua direzione, con pistole e mitragliette, ma ormai era troppo tardi.

 

Quando si spara, nella Joint Security Area, non è mai un buon segno.

 

Al sud le procedure in caso di conflitto sono rigorosissime: i soldati del battaglione che si occupa della Joint Security area – oggi sono praticamente quasi tutti sudcoreani, fino a qualche anno fa c’erano anche molti americani – possono rispondere al fuoco soltanto se direttamente attaccati e solo dopo un’autorizzazione del comando delle Nazioni Unite. Anche lunedì scorso nessuno, dal Sud, ha reagito ai proiettili diretti verso il disertore, in una strategia che tende a evitare l’escalation di tensione.

 

Un quarto d’ora dopo gli spari, e attivate le procedure d’emergenza, i sudcoreani hanno individuato il disertore nordcoreano attraverso il rilevatore termico e le immagini delle telecamere. Si era accasciato accanto a uno degli ormai famosi prefabbricati celesti. Ci sono voluti altri quindici minuti per organizzare una squadra speciale di recupero, munita di giubbotti antiproiettili, che strisciando è arrivata al disertore ferito, lo ha caricato su un’auto e lo ha trasferito in ospedale evitando la rappresaglia nordcoreana.

 

E’ ancora in ospedale ma non è in pericolo di vita, ha detto ieri il ministero della Difesa di Seul.

 

L’episodio è emblematico e merita una riflessione in più. Non solo perché nelle stesse ore, a una cinquantina di chilometri più a est, sullo stesso confine, un cittadino americano di 58 anni veniva fermato dalle Forze di sicurezza sudcoreane nei pressi di Yeoncheon mentre cercava di superare il confine “per motivi politici”, come ha fatto sapere la Difesa. Ora l’uomo, che era arrivato in Corea del sud tre giorni prima, sarà rimpatriato in America. Ma è quantomeno curioso che un soldato nordcoreano decida di scappare al sud usando la zona di confine più difficile da attraversare. Nella Joint Security Area, dalla parte nordcoreana, montano la guardia sempre in quattro: i primi tre soldati sono dislocati proprio sulla linea di confine, e si guardano tra loro, per evitare che uno dei tre faccia un passo e diserti. Il quarto uomo, posizionato più lontano e più in alto, controlla a sua volta gli altri tre. Erano anni che non si vedevano tante notizie in un giorno solo dal confine sul trentottesimo parallelo, e forse il motivo che ha spinto il nordcoreano a scappare attraverso Panmunjom è proprio quello di lanciare un messaggio, sia interno sia esterno. Ovviamente in Corea del nord la notizia non è stata diffusa ufficialmente, ma tra i soldati a presidio dell'area se ne parlerà. Tutto questo avviene a qualche giorno dall’annuncio, che probabilmente avverrà tra oggi e domani, del ritorno della Corea del nord nella lista degli stati sponsor del terrorismo, come voleva già da tempo il presidente americano Donald Trump. L’agenzia di stampa cinese Xinhua, invece, ha detto ieri che un uomo di fiducia del presidente Xi Jinping, Song Tao, capo del Dipartimento degli Affari esteri del Partito, da domani sarà a Pyongyang, dove era già stato inviato nel 2015.

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.