Kim, latex e frustino

Giulia Pompili

Il paffuto leader coreano blinda Pyongyang contro il virus ebola. Accuse sadomaso al governo Abe.

Ognuno ha i suoi metodi. Da venerdì scorso la Corea del nord ha sospeso le visite dei turisti stranieri “a causa della minaccia del virus ebola”. I tour operator che lavorano con la Corea del nord hanno riportato un avviso diramato da Pyongyang che di fatto annunciava la chiusura delle frontiere. Il provvedimento di Kim Jong-un per evitare l’ebola ricorda quello immaginato da Max Brooks nel libro “World War Z” – in quel caso si trattava della minaccia di un’invasione di zombie e l’ordine del Supremo leader era di trasferire tutti i cittadini nella rete sotterranea di tunnel nordcoreani.

 

Le epidemie fanno paura in Asia. Nel 2003 la Sars infettò a Hong Kong più di 8 mila persone uccidendone 800. Nello stesso periodo l’Asia dell’est ha iniziato la lotta per il contenimento del virus dell’influenza aviaria, che ancora terrorizza i governi (nell’aprile dello scorso anno la Cina scoprì nuovi ceppi del virus, la notizia fece crollare le Borse). Come notava Chris Brummit dell’Ap due fattori aumentano la pericolosità di un’epidemia di ebola in Asia: “L’India, la Cina, le Filippine e l’Indonesia hanno un gran numero di poveri, molti vivono in baraccopoli affollate, e hanno dei sistemi sanitari sottofinanziati”. Inoltre la Cina sta promuovendo il suo “pivot africano” (dal 23 agosto almeno 8.672 persone sono entrate nella provincia di Guangdong dall’Africa occidentale). Tokyo ha predisposto 47 ospedali e 40 milioni di dollari di aiuti – ma è curioso il caso del settore privato: Fujifilm ha aumentato le sue azioni in Borsa dopo aver annunciato investimenti per la ricerca di un vaccino contro ebola. Nippon Clever, azienda semisconosciuta di Osaka, è uscita dall’anonimato per aver donato centomila maschere chirurgiche all’avanguardia a Congo, Guinea e Liberia.

 

Nonostante la crisi da ebola, Pyongyang ha inviato l’ottantenne Kim Jong-Nam, presidente dell’Assemblea suprema del popolo, all’estero in missione diplomatica. Arriverà anche nei paesi alleati africani. Nuova strategia di apertura per la Corea del nord, che non rinuncia al suo atteggiamento contraddittorio. Accoglie la delegazione giapponese per trattare sui cittadini rapiti da Pyongyang negli anni 70-80, chiude i colloqui con il Sud. I sudcoreani sono a loro volta divisi: nel fine settimana alcuni cittadini hanno fermato violentemente l’ennesima manifestazione nei pressi del 38° parallelo. Gli attivisti volevano lanciare i consueti palloni riempiti di volantini contro il regime di Pyongyang, definiti da Kim Jong-un “una dichiarazione di guerra”. Tensioni e proiettili sul confine marittimo. “Questa spettacolarità aumenta conflitti e polemiche”, ha scritto il Chosun ilbo, consigliando agli attivisti di cambiare strategia. Una settimana fa “su ordine diretto di Kim Jong-un” è stato liberato il cittadino americano Jeffrey Fowle, prigioniero da cinque mesi. Un aereo dell’Air force americana è atterrato all’aeroporto di Pyongyang e ha portato via l’uomo, accusato di fare proselitismo per aver lasciato una bibbia in un locale. A trattare è stata l’ambasciata di Svezia, l’unica occidentale presente su suolo nordcoreano. Ancora due americani sono prigionieri in Corea del nord. Non si tratta con i terroristi, ma con gli stati canaglia, per interposta ambasciata, sì.

 

La macchina del fango contro l’esecutivo di Shinzo Abe. Dopo le dimissioni di due ministre, Abe ha sostituito il ministro dell’Industria con Yoichi Miyazawa, che ha un curriculum politico-familiare impeccabile, un Mpa a Harvard e una piccola quota in Tepco, la società che gestisce la centrale di Fukushima (conflitto d’interessi già chiarito, a quanto pare). Ma c’è un problemino. A due giorni dall’incarico si è venuto a sapere che il 6 settembre del 2010 un gruppo dello staff di Miyazawa ha speso circa 170 dollari a Hiroshima per una serata al Mazan, locale che offre spettacoli sadomaso e bondage. Jake Adelstein, noto giornalista di cose giapponesi, ha titolato sul Daily Beast “Il governo degli orrori”. Miyazawa ha ammesso la spesa, ma ha negato di aver partecipato alla serata.

 

La donna in latex e frustino è per la verità molto frequente nell’immaginario giapponese. Basta sfogliare un hentai, un manga erotico. Roppongi è il quartiere di Tokyo dove ogni night club è dedicato a un tipo di preferenza sessuale. La scorsa settimana il sito Gizmodo ha diffuso il video di una bambola dalle sembianze femminili, e con tratti asiatici, i cui seni erano costruiti per essere dispenser di bevande. Prezzo? 5 mila dollari. Le bambole del sesso stanno vivendo un momento di celebrità anche in Corea del sud, dove per una ventina di dollari si può affittare una camera con letto, computer, e femmina di plastica. Quando a settembre 50 poliziotti sono arrivati sulla riva di un corso d’acqua a Yangju, vicino Seul, hanno scoperto che non si trattava di una scena del crimine ma di una bambola gonfiabile abbandonata.

 

Come si dice Schettino in Corea del sud. Gli inquirenti hanno chiesto la pena di morte per Lee Joon-seok, capitano del traghetto Sewol affondato al largo delle coste sudcoreane il 16 aprile scorso. Il capitano “non avrebbe fatto nulla per salvare i passeggeri”. 304 persone, per lo più studenti, sono morte nel disastro.

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.