Genova, i genovesi e il ponte Morandi

"Quel viadotto è sempre davanti ai nostri occhi ma noi non lo vediamo più, abbiamo perso la sensibilità alla sua presenza"

Redazione

E’ un bel sabato pomeriggio di maggio. Torniamo dall’altro lato della nostra collina, quello che affaccia a levante sulla Val Polcevera. Proprio sotto casa nostra c’è il ponte Morandi, la galleria è come se passasse fra i nostri piedi, le macchine sbucano e fanno un chilometro sospese a quaranta metri d’altezza sopra le case fino a Belvedere, la collina dirimpetto. Sono sessantamila al giorno. Quel viadotto è sempre davanti ai nostri occhi ma noi non lo vediamo più, abbiamo perso la sensibilità alla sua presenza, immagino che succeda la stessa cosa a chi abita dritto davanti al mare, ti affacci alla finestra e non ci fai più caso. Sai che c’è qualcosa di grande ma ormai è come se fosse sfocato per i tuoi sensi, è scomparso lentamente dalla tua percezione. A volte però di sera c’è coda e allora vedi le centinaia di luci rosse degli stop dei veicoli in fila nel buio.

 

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