Antonio Palmieri (foto LaPresse)

L'uomo di Arcore arriva su Twitter, il social media delle élite

David Allegranti

Antonio Palmieri ci spiega perché il Cav. alla fine si è fatto sedurre dai 280 caratteri: “Saremo ovunque”

Roma. Il Cavaliere è arrivato su Twitter, mezzo inevitabilmente rapido e veloce, nonostante l’aumento a 280 caratteri. Finora aveva sempre preferito Facebook, dove non ci sono limiti alla scrittura ed è più pop. E i numeri lo dimostrano: i fan della pagina, quotidianamente aggiornata, sono quasi un milione. Ora c’è la svolta. La spiega al Foglio Antonio Palmieri, deputato e responsabile digitale e della comunicazione elettorale di Forza Italia, autore del saggio Internet e comunicazione politica (Franco Angeli). “Noi – dice al Foglio – siamo realmente convinti che, con il Rosatellum, la nostra coalizione possa vincere ed essere autosufficiente per governare. In forza di questo presupposto abbiamo scelto di portare la campagna elettorale e quindi la comunicazione elettorale in tutti i luoghi dove è possibile farla, in continuità con i nostri valori e le nostre idee.

 

Berlusconi ha indicato nel web il luogo in cui proseguire la campagna permanente per i mesi che ci separano dalle elezioni. Accanto a Internet naturalmente rimangono gli altri mezzi di comunicazione, giovedì (domani, ndr) Berlusconi sarà a Porta a Porta. Nel giro di pochi giorni ha fatto prima l’intervista al Corriere, poi al Giorno”. Però Internet ha una funzione specifica e sono due i messaggi che Palmieri e il gruppo di lavoro voluto da Berlusconi (una decina di persone) intende far passare: da un lato le proposte concrete per il futuro, prime tra tutti quelle fiscali, dall’altra le cose fatte dal governo Berlusconi. “La pubblicistica di sinistra continua a bollare i nove anni di governo come un periodo disastroso per il paese, ma è vero il contrario. Gli indicatori erano molto migliori di oggi. Inoltre sono state fatte leggi e riforme importanti per il paese, molte delle quali cancellate dai governi di sinistra”. Ecco, Berlusconi su Twitter fa proprio questo: produce dati su quanto fatto dai suoi governi. Alcuni esempi, tweet di lunedì 13 novembre: “Ripeteremo ciò che facemmo nel 2001, con l’aumento delle pensioni minime per 1.835.000 pensionati. Porteremo le pensioni minime a 1.000 euro al mese. E assegneremo la stessa pensione anche alle mamme. Dopo una vita di lavoro hanno diritto a una vecchiaia serena e dignitosa”. Altro tweet, di ieri: “Tre punti qualificanti del nostro programma: 1) Revisione del sistema fiscale e introduzione della flat tax. 2) Blocco reale dell’immigrazione clandestina. 3) Rilancio di un europeismo vero, contro l’Europa dei burocrati, dei vincoli ottusi, dell’identità debole e confusa”.

 

 

Naturalmente è tutto passibile di verifica, anzi, di fact-checking, ma questo Palmieri lo sa bene. Insomma, niente battute alla Renzi, niente insulti alla Trump. “Ogni mezzo ha le sue caratteristiche – dice Palmieri – e noi vogliamo sbarcare ovunque per provare a comunicare i nostri leitmotiv, i nostri valori e le cose fatte”. Un’operazione già compiuta da Obama per le presidenziali del 2008, quando lo staff dell’allora candidato democratico coprì ogni mezzo di comunicazione, ma anche dalla stessa Forza Italia nel 2006. “Oggi Instagram è stato riaperto, Google Plus ce l’avevamo già. Non escludiamo di fare altro. Io e il mio gruppo di lavoro dedicato ci stiamo lavorando. D’altronde, con internet non si vincono le elezioni ma senza si perdono”. Palmieri aggiunge un elemento: Facebook e Twitter non servono soltanto per la propaganda elettorale “ma anche per fare un’opera di formazione dei nostri eletti e dei quadri territoriali”. Servirà tempo, aggiunge Palmieri, perché questo è un periodo relativamente poco intenso per la partecipazione politica, visto che le elezioni ci saranno fra 4 mesi. “Il grande pubblico si appassionerà alle elezioni una volta stabilita la data, per ora è un dibattito per addetti ai lavori e resta sullo sfondo dei cittadini comuni”. I numeri di Twitter per il momento sono bassi (appena 7.635 follower), ma per Palmieri non è un problema: “Siamo consapevoli che il lavoro sul web abbia bisogno di lentezza, procede per accumulo, noi non puntiamo sui grandi numeri, puntiamo a una presenza qualificata e a raggiungere un pubblico qualificato. Le interazioni che vediamo rispetto ai tweet che postiamo sono molto importanti, denotano che c’è molta reattività. Le grandi cifre si fanno con la tv e con Facebook. Insomma, ogni media ha il suo linguaggio: ora si tratta di trovare la misura adatta a noi e a Berlusconi”. Intanto, per il Cavaliere, 280 caratteri sono meglio di 140.

David Allegranti

  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.