In Pakistan un kamikaze si fa esplodere in un ospedale

Enrico Cicchetti

Un attentato suicida a Quetta, nel sud ovest del Pakistan, ha provocato 63 vittime e circa 120 feriti. La polizia pachistana studia in queste ore l'attendibilità di una rivendicazione dell'attacco diffusa dal gruppo Jamaat ul Ahrar, vicino ai talebani e ad al Qaida. Secondo le prime ricostruzioni, un uomo si è fatto esplodere all'ingresso del pronto soccorso di uno degli ospedali della città, dove era stato portato il corpo di Bilal Anwar Kasi, presidente dell'ordine provinciale degli avvocati del Baluchistan, ucciso nelle ore precedenti da uno sconosciuto in moto, mentre si stava recando da casa verso il principale tribunale di Quetta. Tra le vittime risultano almeno 18 avvocati e numerosi giornalisti che accompagnavano il corpo di Kasi.


Quello di oggi è il secondo attentato più letale del 2016 dopo quello di Pasqua nel Parco giochi di Lahore che ha provocato 75 vittime. Gli esperti locali ritengono che gli aggressori potrebbero aver preso di mira gli avvocati perché obiettivo meno protetto rispetto alle forze di polizia e perché rappresentano una frangia importante della società, in grado di attirare una grande risonanza mediatica.

 

Quetta è la capitale del Baluchistan, una provincia al confine con l'Afghanistan e l'Iran, che è stata il centro di violenze da parte di organizzazioni separatiste e settarie per più di un decennio. Gran parte degli scontri a Quetta sono stati provocati da gruppi estremisti che hanno preso di mira gli Hazara, una minoranza etnica in gran parte sciita che costituisce grande parte della popolazione del territorio. Un grosso contingente di sicurezza civile e di forze paramilitari sono state dispiegate nella zona: le autorità avevano affermato che ciò avesse portato una parvenza di normalità alla città negli ultimi mesi. Ma l'attentato di oggi ha mostrato che la minaccia è tutt'altro che risolta.