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La corsa di Lupo e Luna, chiamati dal respiro

Pietrangelo Buttafuoco

Per loro un velo di bagliori e la notte che, mentre li attendeva, s'inabissava nel luogo dell'inafferrabile e dell'indefinibile

Invisibili, ieri, si fecero Lupo e Luna. Avvolta nel vento, lei. Tra cespi di giacinti, lui. Correvano l’uno verso l’altra chiamati – ancora più che dai pensieri – dal respiro. Stelle cadenti di un solo istante facevano per loro un velo di bagliori e la notte – quella di ieri – s’inabissava nell’insondabile luogo dell’inafferrabile e dell’indefinibile. Poi fu che Lupo raggiunta lei, la sua Luna, preso da quiete e da silenzio la prendeva a braccetto e con la cadenza propria dei semafori, sul taxi dove stavano per raggiungere l’alba, con lei scambiava i bisbigli. Lui quelli di Colui che non c’è, senza inizio e senza fine e lei – invece – quelli dell’infinito spazio di Presenza. I suoi propri, quelli di Luna.

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  • Pietrangelo Buttafuoco
  • Nato a Catania – originario di Leonforte e di Nissoria – è di Agira. Scrive per il Foglio.