Beppe il green

Fabio Massa

    Quelli bene informati raccontano che Beppe Sala, fine comunicatore, ad ogni uscita pubblica decida in anticipo quale sarà la “notizia forte” da veicolare ai giornalisti e ai presenti. Una strategia consolidata, che funziona. Beppe Sala non si limita a governare ma produce titoli, e a ripetizione. Concetti, piccole pietre segnavia di un percorso sicuramente tutto politico. Uno stile diverso da quello di Giorgio Gori, altro sindaco lombardo di una sinistra che si candida ad essere “altra”, ma non meno efficace. Il sindaco di Bergamo predilige le analisi lunghe, complesse, di ampio respiro. Come quella che ha pubblicato il Foglio, che si occupa dei destini del Partito democratico e dunque anche dell'Italia. Sala lavora per messaggi brevi e quasi sempre li colloca nello scenario (del resto assai instagrammabile) diMilano. Proviamo a mettere insieme allora i titoli di Sala e – come Pollicino – a seguire il ragionamento politico sotteso alle scelte comunicative del sindaco di Milano.

    Malgrado le tante tentazioni romane e chissà che cosa succederà in Emilia-Romagna, Sala pare aver ben chiaro che ogni futuro politico per lui passa da una ricandidatura milanese largamente vincente. L'Emilia, comunque vada, per lui sarà un successo – per dirla con un Chiambretti di un lontano Festival senza Junior Cally. Se Bonaccini vincerà, Sala sarà l'unico esponente invitato a fare ticket durante la campagna elettorale. Un ticket di amministratori che, operazione già vista ma non meno valida oggi, proverà a scalare il partito. Se Bonaccini perderà, allora Sala rimarrà l'ultimo baluardo di sinistra a nord, insieme va da sé a Giorgio Gori, accrescendo il proprio peso specifico. Intanto l'inquilino di Palazzo Marino ha iniziato da tempo a dotarsi di una sua visione definita, uscendo dal perimetro del manager ed entrando nell'arena dei politici. Prima di tutto, l'ambientalismo. Ci crede senza se e senza ma. La visione di Beppe Sala è radicale e sentita. Un anno fa, presentando il suo libro (sulle città) a Saronno, raccontava di quando si era dovuto recare in Giappone e, malgrado fosse inverno girava con la giacchina leggera. Semplificazione per l'uditorio e raffigurazione fattuale del climate change globale. Ma era ben chiaro in lui che la questione ambientale sarebbe stata sempre più prepotente nel dibattito pubblico. E, sempre un anno fa, malgrado il Movimento cinque stelle fosse al governo con la Lega, sosteneva che il Pd dovesse aprire un dialogo con i grillini governativi e romani. Quelli milanesi, che siedono in Consiglio, invece, li bypassava. Del resto erano quelli del no al Giardino dei Giusti e a Piazza D'Armi, più che altro paccottiglia Nimby. Ora quei due germi di pensiero si sono sviluppati. Così, mentre i Verdi ingaggiano con lui una battaglia insulsa per trenta alberi del Parco Bassini, lui prima li irride (dovete vergognarvi di aver preso una percentuale ridicola), poi li sorpassa a destra con la curva a sinistra lanciando la città smoke free. Che è sicuramente una boutade, una provocazione. Ma che comunicativamente ha aperto un dibattito e spostato l'attenzione ancora una volta sul tema ambientale. Gli elettori dei Verdi (pochi, ma tenaci) e in generale gli elettori che hanno a cuore l'ambiente (assai di più), sono stati soddisfatti di un titolo che prevede la realizzazione dello smoke free nel 2030, dunque quattro anni dopo la fine di un eventuale secondo mandato di Sala. Che intanto incassa il consenso e magari anche il via libera a qualche provvedimento più potabile come il divieto di fumo allo stadio e alle pensiline dei bus. In più, la vocazione ambientale (assai più complessa della boutade delle sigarette) va a ricavare consenso e compattare a sinistra, anche estrema. E anche tra gli elettori del M5S delle origini. In quest'ottica non è un caso che Beppe Sala stia parlando con Beppe Grillo. I due Beppe colloquiano amabilmente, e il segnale che ne deriva è che Sala, nella visione grillina, viene “riabilitato” da pessimo manager di Expo ad amministratore che ha davvero a cuore l'ambiente, pallino grillino delle origini. Difficile dire se i titoli di Sala si tramuteranno in voti nelle urne, la cosa non è automatica. Ed è difficile pure capire la veridicità dei sondaggi, come quello pubblicato in esclusiva dal Corriere della Sera. Però salta all'occhio che Beppe Sala ha aumentato ulteriormente il gradimento a fronte di una giunta che non esiste, a livello comunicativo, se non residualmente con Pierfrancesco Maran. Gli altri sono sconosciuti, e si verifica così il paradosso di avere un giudizio neutro (per mancanza di conoscenza) o parzialmente negativo per il 72 per cento della Giunta e per la stessa percentuale un giudizio positivo sull'amministrazione, come se questa fosse incarnata dal solo Beppe Sala. Che intanto continua la sua marcia. Un titolo, un concetto, un fatto amministrativo: tutti a costruire un gradino in una scala che per adesso porta alla ricandidatura. Per adesso, domani si vedrà.

    Fabio Massa