Espiazione holding

Alberto Brambilla

    Roma. Il titolo Atlantia, sospeso in mattinata, è crollato in Borsa (meno 7,8 per cento) per la possibilità che la holding di controllo Edizione della famiglia Benetton chieda di procedere alle dimissioni dell'amministratore delegato Giovanni Castellucci sacrificandolo per salvaguardare la reputazione della società perché sono appena emerse gravi irregolarità nella manutenzione dei viadotti successive al crollo del ponte Morandi risalente a oltre un anno fa.

    Venerdì scorso la Guardia di finanza ha eseguito nove misure di detenzione preventiva verso dirigenti e rappresentanti di Autostrade per l'Italia (Aspi) e della Spea Engineering, la società che monitora e controlla la rete autostradale per conto di Aspi, entrambe controllate da Atlantia. Gli arresti e le interdizioni riguardano due dipendenti di Aspi e sei di Spea. L'inchiesta della procura di Genova è parallela a quella sul crollo del ponte Morandi ed è collegata a presunti falsi rapporti su altri viadotti della rete autostradale, il Pecetti sulla A26 Genova-Gravellona Toce e il viadotto di Paolillo sulla Napoli-Canosa.

    La notizia clamorosa non ha lasciato indifferente la famiglia Benetton. All'indomani del disastro di Genova nell'agosto scorso, in cui sono morte 43 persone, i Benetton erano stati incolpati di non avere fatto immediate condoglianze alle vittime. Così venerdì la famiglia, attraverso un comunicato di Edizione, ha espresso “sgomento e turbamento” dicendosi pronta a prendere “nell'immediato” azioni “a salvaguardia della credibilità, reputazione e buon nome dei suoi azionisti e delle aziende controllate e partecipate”. Il cda di Edizione, primo azionista di Atlantia (con il 30,25 per cento), si è riunito ieri per tre ore senza comunicazioni conclusive perché non è quotata. Si è capito che per tutelare la reputazione della famiglia Gianni Mion – il manager che costruì l'impero infrastrutturale dei Benetton con le privatizzazioni degli anni 90 tra autostrade e aeroporti ed è stato richiamato al vertice di Edizione nel giugno scorso dopo la morte del patron Gilberto – intende sostituire Castellucci. Entrato nel gruppo nel 1995, Castellucci ha migliorato la posizione di Atlantia, con la ristrutturazione degli Aeroporti di Roma, e quest'anno ha allargato il perimetro di Autostrade attraverso la fusione con la concessionaria spagnola Abertis. Era stato riconfermato in aprile, a otto mesi dal Morandi. All'anniversario del crollo, il 14 agosto, era stato allontanato dalle commemorazioni con altri manager su richiesta dei parenti delle vittime.

    Per oggi è convocato un cda straordinario di Atlantia che discuterà la riorganizzazione della controllata Spea, decapitata dopo la notizia dei report sulla manutenzione falsificati; benché non abbia all'ordine del giorno la posizione di Castellucci l'ad farà delle comunicazioni e potrebbe offrire le sue dimissioni. Le eventuali dimissioni di Castellucci sono critiche per Atlantia: dopo tanti anni di stabilità l'uscita penalizzerebbe il titolo soprattutto perché il gruppo si appresta realizzare l'integrazione con Abertis, il più grande concessionario autostradale al mondo, e a vendere delle quote di minoranza nel sistema di pagamento automatico dei pedaggi Telepass.

    Dopo il crollo del ponte Morandi, il M5s aveva abbaiato senza mordere, minacciando la revoca delle concessioni autostradali. Dopo la crisi di governo e l'alleanza con il Pd ha ufficialmente ammorbidito la posizione. Secondo MF/Milano Finanza, il premier Giuseppe Conte è “assolutamente contrario” all'idea di revocare la licenza al concessionario che comporterebbe 8 miliardi di euro di penali per lo stato. Nel programma di governo rossogiallo non si parla più di “revoca” ma di “revisione” delle tariffe, presumibilmente al ribasso del 20 per cento per favorire i viaggiatori e poter dire di avere ottenuto una vittoria su Autostrade, che potrà in caso ammortizzare l'impatto di minori incassi da pedaggi con un eventuale allungamento della concessione. L'ipotesi di fare una retromarcia sulla minaccia di revoca a patto di ottenere il sacrificio simbolico dei top manager va in realtà in continuità con il governo Lega-M5s: l'ipotesi era stata rivelata dall'agenzia Bloomberg l'11 luglio scorso prima della crisi generata da Matteo Salvini. Tuttavia ora al ministero dello Sviluppo economico, passato dal battagliero Luigi Di Maio a Stefano Patuanelli, le eventuali dimissioni di Castellucci sono viste con preoccupazione. Nell'ottica di difendere Aeroporti di Roma, Castellucci aveva ricevuto il mandato dal cda di Atlantia per valutare l'ingresso in Alitalia come socio industriale accanto allo stato e all'americana Delta Air Lines. L'operazione è però in stallo, la presentazione delle offerte è di nuovo rinviata al 15 ottobre. La navigazione non sarebbe serena, benché Castellucci non sia l'unico canale nel quale può procedere dato che c'è il placet dei Benetton assicurato da Mion al capo di gabinetto del Mise Vito Cozzoli, confermato nell'incarico con Patuanelli.

    Le eventuali dimissioni di Castellucci corrispondono alla ricerca (tardiva) di espiazione da parte dei Benetton che – al momento – non sembra giovare né ad Atlantia né al governo.

    Alberto Brambilla

    • Alberto Brambilla
    • Nato a Milano il 27 settembre 1985, ha iniziato a scrivere vent'anni dopo durante gli studi di Scienze politiche. Smettere è impensabile. Una parentesi di libri, arte e politica locale con i primi post online. Poi, la passione per l'economia e gli intrecci - non sempre scontati - con la società, al limite della "freak economy". Prima di diventare praticante al Foglio nell'autunno 2012, dopo una collaborazione durata due anni, ha lavorato con Class Cnbc, Il Riformista, l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) e il settimanale d'inchiesta L'Espresso. Ha vinto il premio giornalistico State Street Institutional Press Awards 2013 come giornalista dell'anno nella categoria "giovani talenti" con un'inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena.