L'ira di Khan

Il primo ministro del Pakistan non parla più con l'India. Preoccuparsi

    Il primo ministro del Pakistan, Imran Khan, dice in un'intervista che lui non parlerà più con l'India perché tanto è inutile. Anzi, si pente di averci provato nei mesi recenti, perché ora capisce che il governo indiano di Narendra Modi ha scambiato i suoi tentativi di comunicare per debolezza. Tra India e Pakistan c'è sempre stato un clima pessimo, ma a questo giro ci sono motivi in più per preoccuparsi. Il primo ministro indiano Modi ha deciso di revocare lo status speciale della regione del Kashmir e questa mossa è allo stesso tempo un evento traumatico per la minoranza musulmana e una sfida per il Pakistan. Modi è un nazionalista che rinfocola l'ostilità mai risolta tra i due immensi blocchi di potere in quella regione, quello indiano e quello musulmano. Inoltre nel vicino Afghanistan l'America si prepara al ritiro e quindi il paese potrebbe cadere di nuovo in mano ai talebani, che hanno molti legami con il Pakistan e detestano l'India. Insomma, c'è molto movimento e quando l'Amministrazione Trump ha tentato di mediare fra i due ha ricevuto una porta in faccia, con maniere nemmeno troppo sottili. Sono passati – per ora – i tempi in cui l'America poteva fare da garante e trattenere le situazioni pericolose dallo scivolare verso pericoli ancora maggiori.

    India e Pakistan hanno armi nucleari, masse inferocite, gruppi di terroristi simpatizzanti, possono farsi male in molti modi. Se un Imran Khan sempre più depresso ora dice che non parlerà più con l'India la notizia dovrebbe metterci in stato d'allerta e invece fra qualche tempo, se e quando la crisi diverrà ancora più grave, ci faremo sorprendere da quanto è vasto e complicato il mondo. Come è già successo con l'Ucraina, con le rivoluzioni arabe, con l'ascesa dello Stato islamico.