Perché a Macron piace la fortezza di Brégançon per gli affari importanti

Micol Flammini

    Roma. Prima che Vladimir Putin partisse per Brégançon, dove Emmanuel Macron sta trascorrendo le sue vacanze indaffarate, la Russia ha trasferito agli arresti domiciliari Philippe Delpal, investitore francese arrestato a Mosca a febbraio assieme ad altri colleghi della compagnia Baring Vostok. Un piccolo regalo a Parigi, un'offerta che lascia intravedere che all'incontro con il presidente francese Vladimir Putin teneva in modo particolare. Tutto era nato all'ombra di un tweet di Donald Trump. Il presidente americano, appena saputo del viaggio di Putin a Brégançon, aveva detto che la Francia si stava offrendo come mediatrice tra Washington e l'Iran e per questo voleva dialogare con la Russia. L'Eliseo in fretta ha dovuto smentire e ha fatto un lungo elenco di tutte quelle cose che la visita non rappresenta: non vuole essere un tentativo di mediazione e non vuole nemmeno essere un modo per capire se la Russia è pronta a tornare nel G8, la vicinanza temporale tra la vista di ieri a Brégançon e l'inizio del G7 a Biarritz il 24 agosto, aveva fatto nascere qualche sospetto sulla volontà di Macron di offrire a Mosca la possibilità di raggiungere il gruppo dei sette dopo che nel 2014 venne esclusa in seguito alla decisione di annettere la Crimea alla Russia.

    I temi dell'incontro erano già stati annunciati: Ucraina, Iran, Siria. Soprattutto Ucraina, dove dopo l'elezione di Volodymyr Zelensky a presidente qualcosa si sta muovendo. E il capo di stato eletto a Kiev lo scorso aprile ha esplicitamente chiesto a Putin di recuperare gli accordi di Minsk, raggiungere la pace, e ha chiesto di farlo in presenza di Francia e Germania che furono, già cinque anni fa, le nazioni interessate a trovare una soluzione al conflitto. Durante la conferenza stampa con Macron, Putin ha anche ammesso che le telefonate del presidente ucraino sono per lui motivo di ottimismo

    La scelta del luogo, Brégançon, non è casuale . Nel 2017 il presidente aveva deciso di ricevere Putin a Versailles, tra gli specchi, gli ori e il lusso che più dell'Eliseo ricordano la grandeur della Francia. Non è popolare da parte di un presidente francese scegliere Brégançon come luogo di incontro per un bilaterale. La fortezza è diventata la sede delle vacanze estive dei presidenti dal 1968 e soltanto diciassette anni dopo, l'allora capo dell'Eliseo François Mitterrand decise di organizzare proprio lì, in Costa Azzurra, l'incontro con Helmut Kohl, cancelliere della Germania ovest. E le occasioni di vedere bilaterali a Brégançon non sono state molte: Macron ha già accolto nella fortezza Theresa May per parlare di Brexit lo scorso anno e non andò benissimo. Il presidente, in questa estate convulsa – trascorsa tra telefonate, parate e incontri – ha scelto di vedere il leader russo in un altro dei simboli della potenza del suo paese, d'altronde, come spiega in un'intervista ripresa dal Monde il giornalista francese Guillaume Daret, che sulla fortezza di Brégançon ha anche scritto un libro, Emmanuel Macron crede nella dimensione psicologica degli incontri con i suoi omologhi internazionali.

    Gli incontri tra i due non sono mai stati noti per la tranquillità, e ieri non hanno parlato soltanto di questioni internazionali. All'arrivo dell'ospite, Macron ha subito espresso le sue perplessità sul rispetto della democrazia in Russia dove da settimane i moscoviti protestano per chiedere l'ammissione dei candidati di opposizione alle elezioni locali. Quando l'argomento è stato ripreso dai giornalisti presenti durante la conferenza stampa il leader del Cremlino ha subito citato i gilet gialli, le proteste francesi che hanno scosso Parigi per tutto l'inverno, per giustificare le violenze e sul numero di candidati banditi dalle elezioni ha precisato che nel 2014 erano state escluse 111 persone, quest'anno soltanto 57, spegnendo così il sogno di Macron, che poco prima aveva detto di credere “in una Russia europea”.

    Micol Flammini