Quant'è deprimente il paternalismo che ormai s'infila dappertutto

Costantino della Gherardesca

    S e c'è una cosa che trovo stancante è il paternalismo. Non lo tollero nelle persone, figuriamoci nelle istituzioni. Ecco perché ho sempre odiato la cultura no-smoking. Non vorrei minimizzare i rischi di questo vizio che mi porto dietro dal liceo né sono qui per dire che fumare fa bene alla salute o che le sigarette profumano i vestiti: non sono un negazionista del cancro ai polmoni o delle suite d'albergo puzzolenti. Sono solo uno che vorrebbe fumare in pace, senza essere visto come un sovversivo solo perché trovo piacevole accendermi una sigaretta al ristorante senza ostacoli, come facevano Gunter Sachs e Brigitte Bardot nel Ventesimo secolo.

    L'ossessione antifumo è una delle tante lagne Made in Usa che hanno attecchito in buona parte del pianeta. Sembra assurdo che un paese come gli Stati Uniti, in cui è radicalmente diffusa l'idea che lo stato non dovrebbe mettere bocca sulle scelte dell'individuo, questa ossessione antitabagista abbia preso così tanto piede. Stiamo parlando dello stesso posto in cui io posso entrare in un McDonald's con una mitragliatrice sotto la giacca, ma guai se ti metti in fila alle casse con una Marlboro al mentolo tra le labbra.

    Per fortuna esistono parti del mondo dove il subdolo fascismo della cultura no-smoking non attecchisce, come i miei adorati paesi del Nord Africa. In Egitto, dove vivrei se non ci fossero quei piccoli contrattempi causati dal governo al Sisi, si può fumare letteralmente ovunque, inclusi gli ospedali. Penso a un film come Omicidio al Cairo di Tarik Saleh, un noir egiziano del 2017 in cui i poliziotti si aggirano sulla scena del crimine accendendosi una sigaretta dopo l'altra, e mi sale la nostalgia. Ve l'immaginate la stessa scena in un qualsiasi procedural americano? Gli stessi poliziotti sarebbero bardati e sterilizzati come in un laboratorio per la criogenesi.

    Ma la cosa che mi deprime di più è vedere come il paternalismo riesca a infilarsi dappertutto e a prendere mille forme. Per esempio, lo stesso paternalismo degli anti tabagisti lo ritroviamo nella politica, in tutti quelli che si ostinano a vedere nel voto populista “un segnale di protesta che non va ignorato” o “il grido di tanti compagni delusi dalle promesse del Pd”. Stando a questa visione condiscendente dell'elettorato, il nostro paese fino all'altro ieri era una comune agricola del Vietnam del nord, magicamente convertitasi in una sede di CasaPound perché da un giorno all'altro Ho Chi Minh è diventato Jörg Haider. L'elettore, il popolo, non è mai responsabile. Come se la democrazia non esistesse. A questo punto, tanto vale, prendiamoci al Sisi. Almeno nei ristoranti del Cairo si può fumare.

    Costantino della Gherardesca