#Kamala, pazzamente #Kamala

Daniele Raineri

    Roma. Fino a ieri la candidata democratica Kamala Harris era considerata troppo cauta ed era finita insabbiata nel gruppone dei democratici che nei sondaggi ancora vivacchia attorno al sette per cento, così distante da Elizabeth Warren che sta al doppio, da Bernie Sanders che resiste sempre in seconda posizione e dall'irraggiungibile Joe Biden che da alcune rilevazioni è dato al trenta per cento. Ma al primo dibattito tv di giovedì sera Harris ha spiccato su tutti perché a un certo punto ha deciso lei di cosa si sarebbe parlato e ha attaccato direttamente il primo dei candidati. “Voglio parlare di razza”, ha cominciato senza che le fosse stata posta una domanda. “Io non credo che tu sia razzista”, ha poi detto a Biden che intanto non la guardava – ed è un incipit che farebbe innervosire chiunque. E gli ha rinfacciato l'aver lavorato assieme a repubblicani segregazionisti e il mancato appoggio al busing, che era la pratica nata negli anni Settanta di trasportare i bambini in scuole anche lontane da casa a spese del governo per diminuire la segregazione di fatto che ancora vigeva – bambini bianchi nei quartieri bianchi, bambini neri nei quartieri neri. La decisione di Biden andava contro “una bambina che in California stava partecipando al secondo anno di quell'integrazione e che era portata a scuola ogni giorno. Quella bambina ero io”. Se fa così con Biden, farà lo stesso con Trump e userà questo suo piglio da procuratore generale, è stato il pensiero di tutti. E qui viene fuori il secondo talento di Harris oltre a quello di comandare il dibattito: quando racconta sa farsi ascoltare. Aggiunge immagini. L'altra candidata più favorita, la Warren, è apprezzata per la capacità di presentare politiche dettagliate ma non ha lo stesso talento politico. La madre che guarda dal vetro il figlio malato all'ospedale mentre fa i conti delle spese mediche è un'altra immagine veloce che è saltata fuori nelle risposte della Harris. Il New Yorker la definisce “la migliore storyteller” – e queste sono elezioni, non vince il più esperto ma chi sa affascinare di più (questa è forse la precisazione più inutile mai stampata su un giornale). A un certo punto Harris ha troncato un minidibattito sulla differenza di età tra i candidati, uno sosteneva che è il momento di fare largo ai giovani, l'altro no, lei ha detto che agli americani non interessa questo “food fight” – che è quando la gente litiga in un locale e si tira la roba – interessa di più come mettere il food in tavola. Secondo Olivia Nuzzi, che segue la campagna per il New York Magazine, lo staff di Biden è affranto per come il loro uomo è stato moscio al primo dibattito tv. Harris è entrata in studio che era persa in mezzo al gruppone ed è uscita come potenziale killer del campione in carica. Detto questo: siamo ancora così lontani dalle primarie che ogni commento è prematuro. Alle ultime primarie repubblicane in questa fase il candidato Donald Trump era fermo all'un per cento nei sondaggi.

    • Daniele Raineri
    • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)