Canottieri da record

    S torie di un lago che plasma campioni olimpici, e di medaglie d'oro fiorite nel cuore di un distretto metalmeccanico tra i più energici d'Italia. Se ci fosse una classifica che premia i comuni per il numero di podi ottenuti nei giochi a cinque cerchi in relazione al numero di abitanti, forse al vertice ci potrebbe stare Mandello del Lario. 10 mila anime sul Lago di Como (ma sponda lecchese, non sia mai che ci si confonda) e una storia d'amore con la manifestazione sportiva per eccellenza che ha portato in paese 16 atleti medagliati, praticamente una ogni 600 abitanti. Merito della Canottieri Moto Guzzi, società sportiva nata esattamente 90 anni fa come costola remistica della casa motociclistica che ha sede in paese, un marchio che ha saputo portare – letteralmente – la classe operaia in paradiso.

    L'almanacco sportivo scorre alle Olimpiadi di Londra 1948. L'anno prima, all'Europeo di Lucerna, nel “quattro senza” aveva brillato l'equipaggio lariano composto da Franco Faggi, Giovanni Invernizzi, Giuseppe Moioli ed Elio Morille. Sono tutti lavoratori della Moto Guzzi, azienda nata nel 1921 a Mandello, che ingannano il tempo libero allenandosi nella locale società canottiera. Salgono in Inghilterra in treno, un viaggio infinito fino alle acque del Tamigi, a Henley, là dove si consuma la sfida storica tra Oxford e Cambridge. Con loro anche l'allenatore Angelo Alippi: in batteria dominano, in semifinale pure, in finale danno 4 secondi alla Danimarca. Oro e gloria per loro, e poco altro. Soldi se ne vincono pochi in quel periodo, semmai l'azienda promette ai quattro atleti un Guzzino ‘65, moto ambitissima all'epoca dai giovani. Oggi di quei “ragazzi” è rimasto in vita solo Moioli, 92 anni e una passione per i remi che non finisce mai: è facile trovarlo ancora in riva al Lario a battere il ritmo ai più giovani, con addosso la tuta della Guzzi e il dialetto in bocca. Pensare che lui non era nemmeno operaio (né canottiere), all'inizio: faceva l'agricoltore, finché Faggi non vide l'energia con cui vangava e gli propose di andare a vogare alla canottieri.

    Qualcosa di simile accade 8 anni dopo, per i giochi di Melbourne. L'oro lo vinse il “quattro con” di Franco Trincavelli, Alberto Winkler, Angelo Vanzin e Romano Sgheiz, con timoniere Ivo Stefanoni. Sono tutti operai Guzzi (come pure l'allenatore e l'equipaggio del “quattro senza”, che arriva quarto): in finale volano incalzati dalla Svezia, sognano anche loro una moto (uno Zigolo, stavolta) e una promozione in azienda. Vanno piano invece sulla via del ritorno in Italia. Ci mettono 33 giorni per rientrare dall'Australia, a bordo di un transatlantico che, a causa della crisi di Suez, è costretto a circumnavigare l'Africa. Operai in paradiso, si diceva: in viaggio ci si gode ristoranti e feste fino a tardi, si celebra Natale (le Olimpiadi del ‘56 si disputarono tra novembre e dicembre), c'è tempo per le storie e i racconti. A partire da quelli di Sgheiz, che un anno prima neanche remava. Quarto di sette figli, il papà morto in guerra, a spingerlo verso la Guzzi (azienda, anzitutto) fu il parroco del suo paese, don Domenico, intenzionato ad aiutare quella madre in difficoltà. Lo sport arrivò poco dopo, ed ebbe l'impeto del successo. Un successo che sorrise anche al timoniere Stefanoni, oltre 300 vittorie in carriera e un bronzo ai giochi di Roma '60 sempre con un'imbarcazione “mandellese” (con Trincavelli, Zucchi, Balatti e Sgheiz). Negli anni Settanta, poi, ebbe una carriera ben diversa, diventando assistente di ben quattro presidenti della Repubblica (Saragat, Leone, Pertini e Cossiga).

    Si corre all'oro di Piero Poli nel “quattro di coppia” di Seul '88, in barca con Agostino Abbagnale, Davide Tizzano e Gianluca Farina. Ormai i canottieri non sono più operai, ma il nome “Guzzi” sulle spalle resta. Poli ebbe poi – pure lui – altro genere di carriera, diventando medico e trovandosi a dirigere, oggi, il reparto di Ortopedia e Traumatologia dell'ospedale di Lecco. Grandi uomini, quindi, oltre che grandi atleti, che anche dopo aver smesso con lo sport agonistico hanno sempre spinto al massimo. Come Carlo Mornati, che a Sydney 2000 era sulla barca che vinse l'argento nel “quattro senza”: oggi il suo nome brilla al Coni, dove è segretario generale.

    “Quando si parla di Canottieri Moto Guzzi a tutti brillano gli occhi: è l'università del remo e siamo orgogliosi di far parte di questa storia”, dice Rossella Scola, giovane neo-presidente del sodalizio lariano. Suo padre Umberto è stato anche lui campione di canottaggio, allenato dall'oro olimpico Moioli. “Pensare che tutto ciò sia nato come dopo-lavoro e a quale eccellenza sia arrivata è fantastico. Non possiamo dare per scontato tutto ciò, impegnandosi sempre più a fondo coi ragazzi”. Nelle ultime stagioni l'azienda Moto Guzzi si è riavvicinata alla sua società remistica, dando una mano a rifare la sede storica. “Vogliamo che la Canottieri non smetta mai di essere d'aiuto al territorio, sia con grandi risultati sportivi che con la promozione del turismo, allacciandosi a realtà internazionali del canottaggio”.