Il portiere più battuto del mondo è anche il portiere più felice Riserva al Novara in Serie C, Elia Benedettini è l'unico professionista che gioca nel San Marino. Storia di un calciatore predestinato a subire caterve di gol

Riserva al Novara in Serie C, Elia Benedettini è l'unico professionista che gioca nel San Marino. Storia di un calciatore predestinato a subire caterve di gol

    In partite come queste si capovolge la narrazione letteraria del portiere, quella dell'uomo solo, lontano da tutti, a volte immobile, che gioca una partita diversa dagli altri, che ogni tanto fa il tifo per gli avversari perché tirino, così si diverte un po' pure lui. “Io il tempo per tifare per gli avversari non ce l'ho – dice al Foglio Sportivo – Allora prendo il bello di tutto: le parate che faccio, i complimenti della gente. Tanto il gol sappiamo che prima o poi arriverà, quindi quando giochiamo viviamo il momento nel modo migliore possibile”. Per gli amanti del genere: la Russia, contro il San Marino, ha calciato 45 volte verso la porta (una volta ogni due minuti, in media), con un possesso palla dell'80 per cento. Una specie di tiro al bersaglio, però giocato in undici contro undici: “Con questi numeri se mi fanno nove gol sotto sotto vuol dire che mi sono divertito anche a parare. E poi giocavamo davanti a 42 mila persone, è stato bello lo stesso. I tifosi russi sono impazziti: dopo la partita mi sono trovato su Instagram quasi novemila messaggi di gente che si complimentava con me. Avevo 1.700 follower prima di giocare, ora ne ho 17.000”. Vero, e tutti con nomi russi finché non ti stanchi di scrollare.

    A San Marino, dove Elia è nato e torna ogni volta che può, dire che in porta gioca Benedettini è una frase che permette di andare sul sicuro anche parlando al passato, forse parlando al futuro. Prima di lui, suo zio Pierluigi ha fatto da guardasigilli alla Nazionale; nel '93 parò a Wembley un rigore a Platt e anche se la partita finì 6-0 quel momento ha la potenza iconografica che per noi ha l'urlo di Tardelli: “Ne parlano ancora in tanti. E nell'ufficio di mio padre c'è la foto di quel rigore in bella mostra”. Più avanti nel tempo, probabilmente, toccherà a suo cugino Simone, che era tra i convocati nelle ultime sfide e gioca in serie D, nella stessa Pianese (di Piancastagnaio, in provincia di Siena) da cui è partito Elia. Sembra una storia di tradizione familiare, ma Elia nasce quando lo zio si è ritirato (stesso anno: 1995) e, soprattutto, voleva giocare difensore centrale. Poi, a sette anni, mancava il portiere e ci ha provato: “Mi sono divertito a tuffarmi, non ho smesso più”. Da lì alla Nazionale (ha esordito a vent'anni, era nella primavera del Cesena) e al professionismo è stato un percorso accidentato: ha già esordito in B come solo altri quattro sammarinesi prima di lui (due, Massimo Bonini e Marco Macina, hanno anche giocato in serie A), sembra il percorso lineare di un giocatore bravo e ostinato, ma ha pure dovuto fare i conti con chi con il suo sogno di diventare un calciatore ha giocato sporco. Quattro anni fa, dopo la prima stagione in D, un procuratore gli prospettò la possibilità di andare a giocare nel Lleida, nella serie C spagnola. “Avevo vent'anni, disse che mi avevano visto giocare in Nazionale e mi volevano. Ero felice, in Spagna sarei andato anche a piedi”. Poi nessuno gli chiese di andare a piedi, ma di firmare tutto il firmabile, preparare le valigie, comprarsi il biglietto aereo: “Il procuratore mi aveva mandato una serie di documenti da compilare e firmare, avevo fatto tutto e salutato gli amici. Poi, il giorno in cui dovevamo partire, la telefonata: “Il Carpi, in A, cerca un terzo portiere e stanno pensando a te. Annulliamo il viaggio”. Ci insospettiamo, raccogliamo informazioni: il Carpi non cercava un terzo portiere”. Era una truffa, costata a suo padre 3.500 euro che il falso procuratore, di cui non si sono più trovate tracce, gli aveva chiesto per le spese che diceva di aver sostenuto e a Elia il posto da titolare nella Pianese, dove poi è tornato e ha dovuto ricominciare da capo: “E sono arrivato in B, ora in C perché siamo retrocessi un anno fa. E sono in Nazionale. E mi diverto. Diciamo che questa è la mia rivincita”.

    A Benedettini vogliono bene, a San Marino. Sembra una promessa di crescita per tutti, lui che svetta in una nazione con meno di duemila tesserati e con una cinquantina di calciatori che fa parte del giro della Nazionale, da un anno allenata dall'italiano Franco Varrella, dopo un lungo e infruttuoso regnare di tecnici autoctoni. Veste la maglia di chi sorride perché gioca a calcio e voleva fare quello, e non si vergogna perché la sua è l'ultima Nazionale nella classifica della Fifa, sotto le Bahamas e Anguilla: “Una Nazionale è una Nazionale, non è la grandezza a cambiare le emozioni. Anzi, essere piccoli è la nostra motivazione: ci snobbano, dicono che non dovremmo partecipare alle gare importanti e noi, che viviamo tutto come un privilegio, proviamo a farci rispettare”. Laddove farsi rispettare vuol dire prendere meno gol possibile, limitare i danni, giocarsela senza farsi pestare perché non tutti gli avversari si fermano per non infierire. Si sogna più inconsciamente così, quando non c'è niente da perdere, quando sai che il tuo giorno più bello sarà quello di uno 0-0 che ancora non arriva: “Ho vinto contro il Galles, 1-0, con l'Under 21 ed è stato un momento storico; abbiamo anche pareggiato altre due partite, 0-0. Ora aspetto un buon risultato con la Nazionale maggiore: un pareggio senza gol, se devo pensare anche a me, ma anche 1-1, 2-2, qualcosa che potremmo raccontare”. Serve un'altra foto da mettere in mostra negli uffici di San Marino, ci vorrebbe un altro Benedettini di cui tener memoria. Ma già così c'è una storia di calcio che possiamo fermarci a narrare. Semplice, con contraddizioni solo apparenti: se c'è un procuratore che vi dice che potreste andare a giocare in Spagna non fidatevi troppo, se c'è un portiere che vi racconta di aver subito tredici gol in quattro giorni e di essere felice, invece, credeteci. Esiste.

    Fulvio Paglialunga

    Nato a Taranto, vive a Roma. Scrive per la tv e di pallone, a volte contemporaneamente. Autore del libro “Un giorno questo calcio sarà tuo. Storie di padri e figli, e di pallone” (Baldini&Castoldi, 2017)