Foto di Jonathan Brady per Pool Photo, via Ap, via LaPresse 

Un Foglio internazionale

Rishi Sunak sarà l'Obama britannico?

Il premier britannico ha smontato il falso mito della supremazia bianca e del razzismo occidentale. La lezione che la sinistra woke non vuole vedere

Nella sua maniera inimitabile, Joe Biden ha celebrato il fatto piuttosto notevole che il nuovo premier conservatore britannico sia il nipote di immigrati indiani: ‘… Rashid Sanook è il nuovo primo ministro… Piuttosto stupefacente. Una pietra miliare. Ed è importante! E’ importante!”’. Così inizia il Weekly Dish di Andrew Sullivan, commentatore britannico che da molti anni vive in America. “Ha sbagliato il nome, ma è pur sempre Joe Biden. Lui sbaglia i nomi. Ma a differenza di molti a sinistra, specialmente tra la sinistra woke, almeno lui – forse perché è abbastanza anziano da ricordare i postumi del colonialismo – è riuscito a capire quanto sia sbalorditivo questo momento. Lo è davvero. E’ stato un po’ oscurato dall’incredibile caos tra i conservatori. Ma siamo di fronte a una svolta epocale”. Andrew Sullivan lo chiama “un momento Obama”. 

  

“Il motivo per cui l’elezione di Obama è stata un momento radicale non è tanto una questione di politiche, ma riguarda l’arco della storia: un paese che ha iniziato con il male della schiavitù l’ha successivamente abolita in un’orribile guerra civile, per poi regredire nuovamente nel secolo successivo, passare le leggi sui diritti civili, e infine eleggere un presidente nero – e poi rieleggerlo. Malgrado gli antenati di Obama non fossero schiavi, la sua storia e razza hanno dato un senso storico alla sua ascesa. Era importante. Non dimenticherò mai quando, in una visita alla Casa Bianca, Obama mi mostrò una copia originale del Gettysburg Address. Sono rimasto scosso dal fatto che il primo presidente nero americano me lo stesse facendo vedere.

    

La Gran Bretagna non ha mai tollerato la schiavitù sul proprio suolo, anzi è stata tra i primi paesi ad abolirla (nonostante fosse ovviamente complice nella diffusione di questo fenomeno nel resto del mondo). Ma il paese è stato segnato dall’impero come l’America è stata segnata dalla schiavitù, e nulla ha definito quell’impero più dell’India. Ed è semplicemente un fatto notevole che il nipote di quel lontano paese colonizzato, oggi governi un’ex potenza coloniale. Immaginate cosa ne penserebbe Gandhi, o Churchill. L’eredità imperiale di Sunak è anche più ampia: lui affonda le sue radici in Pakistan, e i suoi nonni hanno vissuto in Tanzania (l’allora Tanganyika) nell’Africa governata dai britannici, prima di emigrare nel Regno Unito. Suo padre, come quello di Obama, è nato in Kenya.

 

La famiglia Sunak viene dalla classe media – il padre era un medico e la madre una farmacista – e lui si è diligentemente fatto strada nel sistema meritocratico britannico e americano: scuole private (i suoi genitori hanno risparmiato per pagare la retta), Oxford, Stanford Business School, Goldman Sachs. E’ diventato molto ricco in parte grazie alla sua carriera in finanza, ma anche perché ha sposato Akshata, la figlia del miliardario indiano e fondatore di Infosys N.R. Narayana Murthy.

 

In Gran Bretagna, gli attacchi più feroci contro Sunak sono stati a sfondo sociale, non razziale. La sua ricchezza potrebbe destare sospetti tra quei britannici ossessionati con la classe sociale, ma la storia di Sunak suscita ammirazione tra molti americani: è cresciuto in un ambiente umile, si è meritato tutto e si è sposato bene. 

 

No, Sunak non ha ispirato le masse come Obama. Le sue capacità oratorie non sono nemmeno vicine a quelle dell’ex presidente, non ha vinto un’elezione, e non è venuto fuori dal nulla. E’ salito al potere avendo qualche anno in meno – lui ha 42 anni, cinque in meno di Obama quando è diventato presidente e a, differenza sua, è un piccoletto alto appena 1,73. E, per comprensibili ragioni culturali e politiche, lui sembra meno interessato di Obama a rompere le barriere razziali. Ad esempio, Sunak è un induista fiero e praticante. In occasione della festa induista Diwali, ha acceso le luci al numero 11 di Downing Street e ha giurato sul Bhagavad Gita. Non è un uomo che nasconde le sue origini. Sunak è anche un brexiteer convinto e, a differenza di Liz Truss, un conservatore fiscale che è molto realista su ciò che si può e non si può fare in un periodo di grande stress economico per i britannici ed enorme debito post Covid”.

 

“Questi paesi, presuntamente affetti dalla ‘supremazia bianca’, sono tra i meno razzisti al mondo – scrive Sullivan riferendosi agli Stati Uniti e alla Gran Bretagna –. E’ difficile pensare a un presidente non bianco in Francia, Germania, Italia – nemmeno in Cina, Russia o ovunque nell’Europa centrale. E’ difficile pensare a un altro impero che è stato deliberatamente portato giù dai suoi architetti e che, nel giro di due generazioni, ha eletto il nipote di un suo soggetto coloniale all’incarico pubblico più importante (…) Oltretutto, Sunak è stato scelto dal Partito conservatore, quel bastione di presunta bigotteria che ha già avuto tre prime ministre donne nella sua storia, e ora ha nominato un altro uomo non bianco, James Cleverly, come ministro degli Esteri, e una donna di origini indiane, Suella Braverman, come ministro dell’Interno. Secondo Sullivan, questo fenomeno parla alla sinistra americana che – pur essendo ossessionata dalle questioni razziali – è rimasta in silenzio rispetto a ciò che è successo in Gran Bretagna”. Il New York Times si è solamente concentrato sul presunto “privilegio sociale” di Sunak, e sulla sua ricchezza. L’ascesa di Sunak scredita molte idee della sinistra woke americana. Come mai? “Sospetto che il motivo sia che questo fenomeno è avvenuto a destra – e il NYT non riesce ad accettarlo – e che tutti questi conservatori provenienti dalle minoranze non si sono affermati grazie alle quote o alla discriminazione attiva. Si sono affermati grazie al merito, non all’equità. Loro sono la dimostrazione di come la teoria sulla ‘supremazia bianca’ in America e Gran Bretagna non sia altro che una menzogna. Al contrario, dimostrano che i due paesi anglofoni sono tra i primi al mondo a offrire opportunità per le minoranze. Non so voi, ma io sono fiero di questo, fiero di Sunak, fiero dell’America, e fiero del mio paese natale”.

 

(Traduzione di Gregorio Sorgi)

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