un foglio internazionale

Putin non ha il dito sul pulsante. Il mondo nucleare dopo l'invasione

Bruno Tertrais scrive su Le Point: l’obiettivo di Mosca era dissuadere l’occidente dall’implicazione nel conflitto, ma il disarmo nucleare non è d’attualità

"Lo scorso 27 febbraio, il mondo ha trattenuto il fiato. Mentre le forze armate russe occupavano la centrale di Cernobyl, il presidente Vladimir Putin ordinava di porre le forze nucleari in “regime speciale di servizio di combattimento”, scrive Bruno Tertrais su Le Point il 28 luglio. Lo stesso giorno, la Bielorussia cambiava la sua Costituzione per poter accogliere delle armi nucleari russe. Il fantasma della crisi di Cuba riemergeva. Questa guerra è un conflitto “in un’atmosfera nucleare”: i timori suscitati dalle operazioni militari attorno alle centrali nucleari, il presunto interesse dell’Ucraina per l’arma nucleare evocato dal presidente russo, fino ai molteplici riferimenti alla dissuasione nucleare russa e alla sua decisione di cambiare la postura delle forze strategiche… Tre lezioni possono già essere tratte dalla guerra per il futuro delle armi nucleari nel mondo.

 


Ogni lunedì, segnalazioni dalla stampa estera con punti di vista che nessun altro vi farà leggere, a cura di Giulio Meotti


 

La prima è la prudenza russa. Vladimir Putin è veramente pronto a “brandire la minaccia nucleare” come è stato detto a più riprese da quando c’è stata l’invasione del 24 febbraio? Al contrario, siamo colpiti dal contrasto tra la violenza guerriera dell’esercito e la politica di dissuasione del Cremlino – retorica, postura, esercizi, test – nel corso della crisi. Se da una parte i commentatori russi hanno moltiplicato le dichiarazioni provocatorie sui media, dall’altra i responsabili politici si sono invece accontentati, la maggior parte delle volte, di costanti richiami che consistevano nell’enunciare le disposizioni della dottrina ufficiale o l’entità delle capacità russe. E’ ciò che il signor Putin ha fatto il 24 febbraio e che ha fatto il portavoce del Cremlino a due riprese. Nulla di straordinario. Il signor Putin ha fatto attenzione a non apparire come la persona che ha “il dito sul pulsante nucleare”. E ancor di più a mettere in atto ciò che Richard Nixon chiamava la “teoria del pazzo”, che consiste nel fingere l’irrazionalità per spaventare l’avversario. Non c’è stato un cambiamento di postura delle forze: l’annuncio del 27 febbraio consisteva in un aumento della presenza permanente del personale negli stati maggiori e non in una “messa in allerta”. “Non abbiamo visto nulla che ci potesse spingere ad aggiustare la nostra postura nucleare”, ha detto a fine marzo il consigliere americano per la sicurezza nazionale Jack Sullivan. Sembra non esserci stato alcun movimento di armi atomiche verso l’ovest o di allentamento dei controlli sull’arsenale russo. La Russia è coerente: poiché i suoi interessi vitali non sono in gioco, Mosca si limita a dissuadere i paesi occidentali dall’implicarsi direttamente nel conflitto (…).

 

La seconda lezione è una conferma: la dissuasione nucleare resta pienamente pertinente nel mondo contemporaneo e lo sarà forse ancora di più. La Russia sembra aver giocato la carta della cosiddetta “santuarizzazione aggressiva”, ma le forze armate russe non colpiscono le basi situate sul territorio della Nato. Dal canto suo, la Nato non è coinvolta direttamente contro la Russia. Questa situazione ricorda le crisi aperte dalla guerra fredda – Corea, Vietnam, Vicino oriente… Si può dunque affermare che la guerra in Ucraina conferma che la dissuasione nucleare permette il coinvolgimento militare limitando allo stesso tempi i rischi dell’escalation. La dissuasione allargata praticata nel quadro della Nato si trova convalidata e rafforzata. La Germania, annunciando la sua intenzione di acquistare dei caccia bombardieri americani F-35, ha scelto la continuità in questo campo. La Polonia fa sapere che potrebbe ospitare delle armi nucleari. La Finlandia e la Svezia si uniranno probabilmente ai meccanismi nucleari comuni. In ragione del cambiamento dello statuto della Bielorussia (referendum del 27 febbraio), si aprirà sicuramente un dibattito sulla possibile modifica della postura nucleare della Nato a est (…).

 

La terza lezione è un triplo avvertimento in merito ai pericoli nucleari futuri. Anzitutto, il rischio nucleare russo esiste ancora, in particolare in caso di riconquista della Crimea. Il rischio di utilizzo dell’arma nucleare, invece, è oggi molto debole. Ma cosa accadrebbe se un’escalation del conflitto spingesse Mosca a pensare che la Russia è oggetto di una minaccia di natura “esistenziale”, la principale soglia nucleare per Mosca? “L’esistenza della Russia”, in effetti, potrebbe essere una definizione assai ampia. E gli interventi di alcuni responsabili europei che evocano la volontà di provocare un “crollo totale dell’economia russa” o l’obiettivo di una “distruzione del potere del signor Putin” non hanno sicuramente attenuato la paranoia del Cremlino. Mosca, peraltro, ha indicato che anche un attacco non nucleare contro il suo territorio – compresa la Crimea – potrebbe rientrare nella categoria di minaccia esistenziale.