Emmanuel Macron (Ansa)

un foglio internazionale

Il Macron II si trova davanti la sfida del nuovo mondo post guerra in Ucraina

Avviare una rifondazione dell’Onu e tenere d’occhio tutti i fronti, non solo quello europeo. Cosa tiene sveglio il presidente francese, scrive Le Point (26/4)

La guerra russa contro l’Ucraina stravolge il paesaggio geopolitico in cui Emmanuel Macron si muoverà durante il suo secondo mandato – scrive Luc de Barochez –. Lo costringe a ripensare i fondamentali della nostra diplomazia e a ripensare il suo progetto di rifacimento dell’Unione europea. Davanti a noi emergono quattro questioni essenziali mentre il conflitto ucraino – che, in realtà, dura già da otto anni – rischia di prolungarsi per tutta la durata del suo nuovo quinquennio, se non oltre. 

 

Prima questione: come può la Francia restare una “potenza di equilibrio” – un paese medio ma influente sulla scena mondiale, capace di contribuire alla risoluzione dei conflitti – dopo il fallimento del suo avvicinamento a Mosca?  La guerra ha preso il presidente della Repubblica francese in contropiede. Il tappeto rosso che aveva srotolato a Vladimir Putin a Versailles (2017) e in seguito a Bregançon (2019) non gli ha permesso di prevenire l’esplosione delle ostilità. Al contrario, ha alimentato il sospetto tra i nostri partner europei di una Francia che faceva tutto da sola per promuovere i suoi interessi. A lungo termine, è tutta la futura relazione della Russia con l’Europa che dovrà trovare una prospettiva. 

 

Seconda questione: come continuare a puntare sul multilateralismo quando l’Onu, paralizzato dal veto russo, mostra alla luce del sole la sua obsolescenza? La Russia è come la Francia un membro permanente del Consiglio di sicurezza, l’istituzione incaricata di mantenere la pace nel mondo. L’invasione dell’Ucraina getta discredito su tutto il sistema attraverso cui i cinque alleati del 1945 avevano infiltrato il sancta sanctorum della politica mondiale. Essa, con una nuova gravità, pone nuovamente al centro la questione della riforma dell’Onu, uno strumento fondamentale dell’influenza della Francia. 

 

Terza questione: come costruire un’Europa autonoma e sovrana quando i nostri partner dell’Unione europea sono completamente allineati a Washington? L’aggressione russa ha resuscitato la Nato, che Emmanuel Macron aveva dichiarato in stato di “morte cerebrale”. Segno dei tempi, la Finlandia e la Svezia, due paesi tradizionalmente neutrali, sono tentati dall’aderire all’organizzazione atlantica. Ma in un momento in cui l’Europa è diventata più assuefatta alla protezione americana, l’impegno degli Stati Uniti è sospeso alla prospettiva di un ritorno dell’isolazionismo a Washington se i Repubblicani tornano al potere. Una contraddizione che Parigi può sfruttare. 

 

Quarta questione: come rilanciare il motore franco-tedesco dell’Europa? La guerra ha mostrato le falle delle strategie tedesca e francese nei confronti della Russia. Emmanuel Macron e Olaf Scholz hanno brillato per la loro assenza dal 24 febbraio a Kyiv, mentre diversi dirigenti europei sono andati a testimoniare nella capitale ucraina la loro solidarietà. Il loro aiuto militare è stato minimo. I due paesi più importanti dell’Ue, che rivendicano la sua leadership, devono risalire la china. La Germania si è impegnata fermamente a investire 100 miliardi di euro nella Bundeswehr (il nome ufficiale delle forze armate della Repubblica Federale di Germania e della loro amministrazione civile, ndr). E’ un impegno considerevole. 
 

 

Cosa può mettere sulla bilancia la Francia per conservare il suo rango? A lungo termine, è il suo ruolo di prima potenza militare dell’Unione europea a essere minacciato. Il distacco dalla Germania sarebbe allora totale. Questi interrogativi si aggiungono a quelli che già prima della guerra si presentavano alla nostra diplomazia. In che modo una Francia iperindebitata e così reticente a riformarsi può ritrovare la sua credibilità in Europa? Come porterà avanti la lotta contro il terrorismo visto che viene allontanata poco a poco dal Sahel? Come rendere stabile il suo fianco sud in un momento in cui le tensioni continuano ad aumentare nel Maghreb? Tra revisionismo russo, affermazione cinese, vulnerabilità europea e incertezza americana, la barca di Emmanuel Macron dovrà navigare in acque agitate. Ma la direzione è quella buona. L’Europa ci proteggerà soltanto se disporrà di una difesa potente, basata su un’industria militare forte, dotata di una dissuasione nucleare credibile e che risponde a un potere federale efficace. E’ qui la chiave di un rinascimento europeo.

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