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La resistenza ucraina "deve risvegliare l'Europa"

Il filosofo ucraino  Constantin Sigov è rimasto a Kyiv sotto le bombe e racconta da testimone la tragedia che sta attraversando il suo paese

Constantin Sigov spiega al Figaro che “esiste una reale possibilità di assistere all’agonia del potere putiniano e alla comparsa di un vero e proprio cambio di ethos europeo” se l’Europa si mostra solidale. E’ “l’alleanza della resistenza ucraina e della solidarietà europea” che avrà la meglio sull’“ossessione imperiale russa”, ma questa possibilità potrebbe essere sprecata qualora non emergesse un approccio etico di fronte al regime criminale di Putin, avverte il filosofo. Gli occidentali si sono cullati nell’illusione che la Russia avesse chiuso con lo stalinismo nel 1991. Bisognerà giudicare i crimini del putinismo e del comunismo per uscire dalla “tragedia sovietica che si ripete dal 1917”.

Le Figaro – Lei ha consacrato la sua vita alle idee. E oggi ha deciso di restare in una Kyiv assediata per essere testimone della resistenza del suo popolo.

Constantin Sigov – Abito vicino alla chiesa di Santa Sofia di Kyiv, che ha cent’anni di vita più di Notre-Dame di Parigi e che Stalin voleva già demolire. Tutti i giorni ci chiediamo se cadrà una bomba su Santa Sofia e sui suoi mosaici dell’Undicesimo secolo. Sul mio account Facebook, ho pubblicato un mosaico dell’Orante, la Vergine Maria che ha le mani alzate. Lo storico Serguej Krymski, che insegna storia della cultura, ha sottolineato che il gesto della Vergine Maria è lo stesso di Mosè quando alzava le mani affinché Israele non perdesse la battaglia contro gli amaleciti e che Aronne e Hur lo aiutassero a tenerle alzate. Noi europei e ucraini dobbiamo tenere le nostre mani alzate. Le nostre mani sono stanche, ma bisogna resistere. Perché si stanno decidendo delle cose fondamentali. O la “tragedia sovietica” aperta nel 1917 si concluderà e si metterà una barriera al furore neosovietico imperiale che si è risvegliato, o vi si ripiomberà per decenni. Negli anni Novanta non è avvenuta la rottura. Siamo stati tutti assolutamente ingenui in Europa. Abbiamo pensato che potevamo fare a meno del processo di Norimberga al comunismo, nonostante gli avvertimenti del dissidente russo Vladimir Bukovskij. L’assenza di processo ha spianato la strada a un ritorno dello stalinismo, del putinismo. La sola via per uscire da questa impasse è un processo, la cui iniziativa dovrà essere presa dalla Francia, il paese dei diritti umani. E’ l’unica possibilità affinché le cose non scivolino verso una forma di revanscismo emotivo. Noi ucraini non vogliamo la russofobia, reclamiamo giustizia.

Stiamo assistendo all’ultimo colpo di coda del dragone imperiale russo?

Sì, il paradigma imperiale russo si sta sgretolando qui in Ucraina. Ma pochissimi russi sono pronti a riconoscere questo fatto. Nel libro “Il silenzio del mare” di Vercors (pseudonimo di Jean Bruller, che scrisse il libro in segreto nella Parigi occupata dai tedeschi, ndr), l’ufficiale tedesco ha rispetto per la cultura francese. Non pensa che la cultura di Goethe sia superiore alla cultura francese. E’ qualcosa che manca ai russi, a causa dell’arroganza imperiale, anche tra quelli che sono contro la guerra. Sono rari gli intellettuali russi che provano a studiare la storia della cultura ucraina, a conoscere la nostra letteratura, ad ascoltare i popoli che hanno sofferto l’impero a parte loro stessi. La fine dell’impero potrà arrivare soltanto se si interesseranno agli altri popoli, come facevano il dissidente Andrei Sacharov o il generale Piotr Grigorenko. Fino a quando i crimini continueranno, bisognerà rifiutare i progetti culturali comuni, fare una pausa storica se si vuole sperare in un ravvedimento. Ma la prima cosa da fare è mettere fine alla guerra, per preservare l’Ucraina democratica. E’ la prima tappa da compiere. In seguito, bisognerà sconfiggere il putinismo. Perché la vera sicurezza di Parigi e di Kyiv ci sarà solo quando questo regime criminale cadrà. Tutti i paesi democratici dovranno fare dei sacrifici. Dovremo vivere più modestamente, senza il gas russo. Ma rispetteremo maggiormente i nostri paesi se intraprenderemo questo difficile cammino. Alla vigilia della rivoluzione di Maidan, a Kyiv c’era l’impressione di vivere in una società amorfa. Il risveglio nazionale è stata una grande sorpresa. Ciò ha mostrato che nel profondo, ogni società liberta, anche anestetizzata, nasconde delle risorse che restano a lungo sotterranee, come alcuni fiumi, poi improvvisamente emergono e sorprendono tutti, non solo i dittatori come Viktor Yanukovich e Vladimir Putin.

 

(Traduzione di Mauro Zanon)

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