Ronald Reagan e sua moglie Nancy con il senatore Strom Thurmond durante la campagna presidenziale (Foto di MPI/Getty Images) 

un foglio internazionale

Per i repubblicani americani sono tornati gli anni Ottanta

Per la prima volta dagli anni di Reagan presidente, gli Stati Uniti hanno di nuovo un grande rivale nella forma della Cina

Il Foglio Internazionale: ogni lunedì, segnalazioni dalla stampa estera con punti di vista che nessun altro vi farà leggere, a cura di Giulio Meotti


   

"Da molto tempo il mio consiglio ai politici repubblicani è sempre lo stesso: non sono più gli anni Settanta o gli anni Ottanta. Le idee associate all’ascesa al potere di Ronald Reagan, forgiate all’epoca della guerra fredda, dell’alto tasso di criminalità e della rivoluzione sessuale, erano delle risposte a crisi del passato. Il Gop era condannato al fallimento se non avesse sviluppato un’agenda politica più adatta ai tempi”. Così inizia il commento di Ross Douthat sul New York Times, secondo cui il 2021 è il primo anno in cui i politici repubblicani possono ragionevolmente credere di essere tornati ai tempi di Reagan. Le ragioni sono parecchie. Primo, è tornata l’inflazione. I repubblicani avevano messo in guardia da questo rischio, ma non c’era mai stato un aumento dei prezzi negli ultimi decenni. Stavolta c’è stata l’inflazione, per colpa dell’alta spesa pubblica dell’amministrazione Biden e i problemi di approvvigionamento causati dal Covid.

    

Secondo, la criminalità è tornata a essere un tema politico di rilievo, ed è aumentata per il secondo anno di fila dopo l’impennata del 2020. Terzo: per la prima volta dall’era Reagan, gli Stati Uniti hanno di nuovo un grande rivale nella forma della Cina. L’evento più importante dell’anno in politica estera – ovvero la ritirata dall’Afghanistan – e la minaccia sempre crescente di Pechino, hanno rievocato la presidenza Carter: la crisi degli ostaggi in Iran, il timore dell’espansionismo sovietico. Infine, la marcia inarrestabile del progressismo culturale nelle istituzioni americane e nella pubblica amministrazione, hanno ridato ai repubblicani un grande vantaggio nella guerra culturale. Malgrado le tante vittorie, la sinistra vuole sempre andare oltre. Questo ha aperto un divario tra le sue idee avanguardiste e l’opinione pubblica, creando una grande opportunità per il Gop – basta chiedere a Glenn Youngkin (il vincitore repubblicano delle elezioni in Virginia, ndt). 

   

Douthat aggiunge che la storia non si ripete sempre nello stesso modo. Secondo l’opinionista del Nyt, l’inflazione e la criminalità sono state alimentate dal Covid e, rispetto agli anni Settanta, ci impiegheranno meno tempo a scomparire. Inoltre, la seconda guerra fredda è molto diversa dalla prima e, malgrado i vantaggi derivanti dalla culture war, i conservatori sono messi peggio rispetto agli Ottanta. Basta guardare al numero calante di credenti e l’egemonia della cultura progressista anche nel mondo delle aziende. “Tutto questo è per dire che i repubblicani sarebbero ingenui ad assumere che le dinamiche del 2021 dureranno per tutti il decennio, ricreando le condizioni dell’ascesa del reaganismo – conclude Douthat –. Ma guardando all’orizzonte elettorale in questo momento, e nel 2022, il Gop ha dei vantaggi molti superiori rispetto agli ultimi decenni – un’opportunità per vincere, e vincere tanto (…) riproponendo semplicemente le hit degli anni Ottanta”.