Cancan Chu/Getty Images

Cina comunista da una parte, islamismo dall'altra: il cristianesimo tra due mannaie

Dominique Reynié analizza lo stato in cui si trova “la religione più perseguitata del mondo”

Nel libro “Le XXIe siècle du christianisme” (éditions du cerf), il politologo francese Dominique Reynié spiega perché il cristianesimo ricopre un ruolo insostituibile per l’equilibrio del mondo. Professore a Sciences Po, direttore generale della Fondation pour l’innovation politique, Reynié ha diretto questa opera collettiva. Diversi autori, tra cui il teologo Jean-François Colosimo, il giurista Thierry Rambaud e il professore di management Aurélien Acquier affrontano al suo interno un numero impressionante di questioni sul posto e sul ruolo del cristianesimo nel mondo di oggi. Per Aleteia, Reynié spiega perché il monoteismo cristiano è allo stesso tempo molto dinamico a livello mondiale e in declino in una certa parte dell’Europa, così come in Oriente. Secondo lui, è minacciato, assieme alla democrazia, dall’islamismo, dal modello politico cinese e dalla digitalizzazione del mondo. 

  


Ogni lunedì, segnalazioni dalla stampa estera  con punti di vista che nessun altro vi farà leggere. A cura di Giulio Meotti


    

Aleteia – Il cristianesimo sembra direttamente minacciato lì dove è nato, in oriente, e non è in grande forma in una certa parte dell’Europa. Tuttavia, è la prima religione su scala mondiale se si prende in considerazione il numero di credenti come criterio. Come spiega questo paradosso?

Dominique Reynié – Il cristianesimo è in via di estinzione lì dove è nato, in oriente, a causa delle persecuzioni di cui è oggetto. Forse si esagera, invece, sul declino del cristianesimo in Europa. La situazione della Francia, dove il cristianesimo non si trova in una bella situazione, non riguarda tutto il continente. Globalmente, il cristianesimo conserva un notevole vigore nei paesi europei. Questo vigore può essere ritrovato lì dove è stato smarrito, Francia compresa, attraverso l’evangelicalismo per esempio. Spiego il paradosso tra il dinamismo del cristianesimo su scala mondiale e la sua debole vitalità in Europa col legame tra l’impegno religioso e ciò che i sociologi chiamano il “rischio sociotropico”, ossia i pericoli a cui gli individui sono esposti in certe società (miseria, malnutrizione o fame, pandemie mortali). Detto in altri termini, in una società che non permette altro che un’esistenza difficile, si osserva una maggiore intensità religiosa. L’Europa è la parte del mondo che da ormai settantant’anni è riuscita a organizzare delle società moderate, dove la violenza politica è ampiamente calata rispetto al recente passato, dove la risoluzione dei conflitti è pacifica e dove sono stati messi in piedi degli stati assistenziali. Storicamente eccezionale, questo traguardo europeo, tuttavia, ha logicamente contribuito al declino della religione. 

 

Lei ritiene che i destini della democrazia e del cristianesimo siano legati, perché?

I valori che stanno alla base della cristianità, eredità dell’antichità, alimentano la tradizione democratica. Fra questi valori cristiani, troviamo: l’universalità della condizione umana, l’uguaglianza tra gli individui, in particolare tra le donne e gli uomini; l’idea che il politico abbia dei conti da rendere e debba dunque essere giusto, moderato, contenuto nella sua potenza e in ciò che può fare attraverso il rispetto della dignità degli individui. D’altra parte, il cristianesimo stabilisce l’autonomia della religione rispetto alla politica. Il cristianesimo non è un progetto di governo perché si situa nell’aldilà (“Il mio regno non è di questo mondo”; “Dare a Cesare quel che è di Cesare”). Permette di conseguenza di prevedere una secolarizzazione, una laicità come diciamo in Francia. Nel cristianesimo, la religione è una questione che riguarda gli individui, la loro esistenza e il loro divenire nell’aldilà. Oltre al fatto che non c’è in questo modo confusione tra l’aspetto teologico e l’aspetto politico, la religione contribuisce così ad alimentare i contro-poteri nella società. Nel Tredicesimo secolo, Jean de Salisbury teorizzava il tirannicidio in nome del cristianesimo: il dovere cristiano di assassinare un principe quando si comporta come un tiranno. 

 

E’ per questa seconda ragione che il cristianesimo è così perseguitato oggi nel mondo?

Effettivamente, il cristianesimo è oggi la religione più perseguitata del mondo: nell’Africa subsahariana, in oriente, in Cina, in India… E’ particolarmente preso di mira perché porta con sé la separazione tra la sfera politica e la sfera religiosa. 

 

Dobbiamo dunque giungere alla conclusione che col tempo aumenterà il numero di democrazie nel mondo e ci sarà meno democrazia in Francia dove il cristianesimo è in declino?

La risposta alla sua domanda dipenderà da una grande battaglia che è già cominciata. Almeno due modelli si oppongono sia al cristianesimo sia all’ordine democratico. Il primo modello, l’islamismo, si oppone alla separazione della sfera politica dalla sfera religiosa (…). L’altro modello, il comunismo cinese, non ammette l’autonomia delle religioni (…). Esiste un terzo modello. Minaccia più specificatamente la democrazia che il cristianesimo, ma è meno elaborato a mio avviso: il web, il mondo digitalizzato fa temere una sorta di teologia politica digitale.

Di più su questi argomenti: